Editoriale  L'Ateo n. 6-2013

Cari lettori,

l’ultimo numero dell’anno, come di consueto, non propone un tema monografico. Abbiamo tuttavia messo in primo piano un argomento sollecitato da alcuni lettori, in particolare dopo la lettura del numero dedicato a “Medicina e religioni”, ovvero quale sia (se ve ne è uno) il punto di vista ateo-razionalista sulle medicine alternative; pur coscienti del rischio di sollevare un polverone.

Ateismo e medicine non-convenzionali si occupano, almeno apparentemente, di ambiti alquanto lontani e certamente molti atei-agnostici hanno fiducia (se non ‘fede’) nelle medicine alternative. Che motivo avremmo dunque per parlare di qualcosa almeno apparentemente lontano dal cuore delle tematiche dell’UAAR? I motivi in realtà ci sono, a nostro avviso, e cercherò di farveli comprendere affrontando in particolare i principi dell’Omeopatia, la più diffusa fra le pratiche alternative. Le pratiche mediche ‘alternative’ attuali appaiono improntate (almeno per il grande pubblico e dunque ad uno sguardo che mio permetto di definire superficiale) ad un certo empirismo, ma se si risale alle loro origini è possibile scoprirne le basi prevalentemente (o quasi esclusivamente) teoriche, il legame con concezioni metafisiche, pratiche magiche, teoremi preconcetti, procedimenti mentali slegati dalla sperimentazione concreta. Di questo occorre prendere atto, se vogliamo essere pienamente razionali, come della parallela evidenza che la medicina ha cominciato ad acquisire il valore e l’efficacia che oggi conosciamo (ed alla quale dobbiamo essere grati, al di là di parziali insuccessi ed errori di percorso) solo quando è passata, nel suo complesso, dai principi astratti all’osservazione. In qualche modo ne abbiamo giù scritto nel numero 4 di quest’anno. Ma certamente torneremo sull’argomento dopo avere ricevuto, lo prevediamo, consensi e critiche. Il che ci stimola più che preoccuparci.

Il 2013 dell’ATEO si chiude con una novità, in risposta al gradimento che incontrano le recensioni che andiamo pubblicando. Molte di quelle inviate spontaneamente all’ATEO o preparate dalla redazione incontrano oramai una certa difficoltà ad essere inserite, a causa del numero eccessivo rispetto alle pagine disponibili; ma ci dispiacerebbe non pubblicarle, perché sono di buona qualità. Così abbiamo pensato di svuotare un poco l’archivio, riunendone un certo numero in una sorta di ‘Index librorum’ ateo-agnostico, In pratica, una piccola guida all’approfondimento di temi (principalmente strettamente atei ed anticlericali) che certamente i solerti redattori del famigerato ‘Index librorum prohibitorum’ non avrebbero permesso un tempo di farvi consigliare e leggere. Argomento certo delicato, per i credenti dalla coda di paglia.

La Chiesa romana, come sempre, è salita (con ritrosia) in abbondante ritardo sul treno della modernità. E se è vero che il Vaticano sarà il paese ospite alla Fiera del libro di Torino (con conseguente ampia sovraesposizione mediatica), è indiscutibile che fino a poco più di un secolo orsono il suo atteggiamento verso certa saggistica e verso la lettura in genere era ben diverso, in buona sintonia ad esempio con l’ammonimento di Clemente XIII ai Vescovi: «Si deve lottare accanitamente […] al fine di estirpare la mortifera peste dei libri; non potrà infatti essere eliminata la materia dell’errore fino a quando gli elementi facinorosi di pravità non periscano bruciati; […] dove sia il caso implorate l’avita pietà dei Principi cattolici [perché] frenino e distruggano energicamente gli uomini malvagi»[Enciclica Christianae reipublicae, 1766]. Quanti oggi, chini su computer e tablet (onnipotenti porte d’accesso dello scibile universale), ignorano il peso di questo oscuro passato; come, fino all’abolizione dell’Index (cioè ancora all’epoca dei nostri padri o nonni) fosse proibito al cattolico osservante e non solo a lui (ipso jure) ideare, scrivere, stampare o vendere i libri dannati; e non solo: addirittura correggerne le bozze di stampa, e perfino l’immettere i fogli bianchi nel macchinario di stampa. Secondo il Sant’Uffizio (ancora con un decreto dell’ 1 luglio 1949, ispirato al Canone 1399 del Codice di Diritto Canonico allora vigente) tutte queste attività erano censurate come ‘cooperazione formale e materiale’ al peccato. Solo nel 1966 la Chiesa si è rassegnata al principio della libertà, riconosciuta a tutti, di potere esprimere il proprio pensiero (principio che il mondo laico aveva solennemente sancito già nel 1789) ed oggi non può più perseguitarvi, né sequestrare i vostri libri eretici, né in alcun modo condizionare la vostra coscienza.

Con due articoli (di Enrica Rota e Stefano Scrima) ed una recensione (di Stefano Marullo) questo numero vuole ricordare a cinque secoli dalla pubblicazione del suo Principe, Nicolò Machiavelli, autore di assoluto riferimento al nascere della cultura moderna. Sempre sul piano della storiografia, segnalo inoltre la riflessione di Bruno Gualerzi sulla necessità di una lettura atea, ovvero scevra da storicismi e sovrastrutture (anche metafisiche), della storia; ovvero una lettura che consideri quasi in via prioritaria la prospettiva dei singoli, delle vite vissute, ed in particolare della violenza che viene esercitata su di loro.

In ultimo ecco l’abituale accenno ai temi che intendiamo trattare il prossimo anno. Riprenderemo l’argomento donna (L’evoluzione della donna), chiedendoci soprattutto cosa è cambiato nella sua autopercezione e nel suo relazionarsi con il modo maschile e le strutture sociali. Poi ci interrogheremo sulla Sociologia della laicità, tema fra i più importanti per la nostra associazione. Parleremo ancora di scienza, ed in particolare affronteremo la diatriba sulla presunta contrapposizione fra Scientismo e spirito scientifico. Abbiamo poi in mente un tema dal titolo provocatorio: Le religiopatie. Ne abbiamo scritto più volte, criticando in particolare le deviazioni del miracolismo e del misticismo; ma ora vorremmo allargare la visuale, cogliendo il cuore del problema: dal pervasivo condizionamento educativo attuato sin dall’infanzia ed oggi in particolare tramite i media, alla pseudo-logica centrata sulla scommessa pascaliana circa il premio finale (di cui peraltro Andrea Frova scrive in questo numero). Ci occuperemo infine di Diritto alla laicità, dando spazio prioritario agli aspetti giuridici ed alle iniziative legali dell’UAAR. Tutto ciò al netto, come sempre, di eventuali variazioni in corso d’opera.

Concludo invitandovi alla lettura dell’omaggio di Baldo Conti ai nostri vignettisti: apprezzati, contestati… ne abbiamo lette e sentite di tutti i colori! Ma parte essenziale del progetto editoriale.

Buona lettura.

Francesco D’Alpa,  Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.