Recensione a:

GIORGIO BUIZZA. Nonno, ma tu ci credi che ci ha creati Gesù?
ISBN 978-88-6628-151-1.
Caosfera Edizioni. Vicenza 2012, pagine 154.

 di Francesco D'Alpa

Un prologo ed un epilogo con deliziosi ritratti di due infanzie: del bambino, oggi divenuto nonno, e della sua nipotina. Entrambi curiosi, pronti ad infrangere ogni tradizione acritica. Due infanzie comunque lontane; l’una provata dall’esperienza della guerra, l’altra vissuta confortevolmente. Su entrambe incombe un passaggio fondamentale: il contatto con la religione ed il suo principale rito di passaggio: la prima comunione. Nonno Luigino era stato a suo tempo ingenuamente assillato dai sensi di colpa per la difficoltà ad ingerire per intero l’ostia, frantumando così il supposto corpo di Gesù; la nipotina è invece già proiettata alla ricerca di una sua verità, e vuole per questo conoscere l’opinione del nonno: davvero ci ha creati Gesù?

In mezzo, il resoconto di un annoso dibattito fra l’ateo Gino e l‘amico credente Piero; di quelli che dopo avere affrontato vari temi legati alla credenza o alla non credenza, finiscono generalmente per lasciare ognuno nelle proprie convinzione. La professione di non credenza di Gino si è radicata nel tempo, dal semplice sentire infantile ad una convinzione matura validamente argomentata; fino a divenire una seconda natura.  Ma il problema delle scelte si ripropone nel momento in cui la nipotina pone al nonno la sua imbarazzante domanda. Che fare? La scelta di Gino è quella di esporre ma non imporre le proprie convinzioni, lasciando alla nipotina, che sembra già proiettata nella giusta direzione, l’onere della scelta.

Non un saggio, e neanche un semplice racconto, come potrebbe suggerire il titolo; ma una prova di grande umanità ed insieme delicatezza del suo autore nell’affrontare un tema difficile: il contatto (o meglio lo scontro) dell’infanzia con i temi del sacro. Prologo ed epilogo di questo volumetto ne valgono già da soli la lettura; in essi ho ritrovato la stessa freschezza nel narrare un’infanzia combattuta fra gioiosa spontaneità e impatto con il mondo religioso degli adulti, con le sue finzioni ed ipocrisie, che tanto bene ha ritratto nel cinema il ‘Per grazia ricevuta’ di Manfredi. E come in quel film, la risposta del protagonista è il rifiuto dell’idea di un Dio che non ci dà alcuna prova reale della sua esistenza e della sua bontà.