Recensione a:

ALESSANDRO CORVISIERI, La religione dei padri
Paleario Editore, Roma, 2015
pagine 426 (due volumi).
Per ordini all’autore: tel. 064745776

di Francesco D'Alpa

Pubblicata su L'ATEO, numero 2/2016

Come in occasione dei suoi precedenti saggi (“La Chiesa di Roma”, “Chiesa e Schiavitù”, “Il crimine assolto e amnistiato  a pagamento”), Alessandro Corvisieri si è lungamente impegnato nella lettura ed analisi comparativa di un gran numero di testi e documenti storici, in buona parte di difficile o raro reperimento, alla ricerca delle autentiche radici del credo cristiano, e seguendo le tracce della sua progressiva elaborazione; operazione possibile solo attingendo alle fonti più antiche, e soprattutto alle primarie. L’esito, di assoluto rilievo, è una imponente collezione di quanto (fra invenzioni dottrinarie, manipolazioni testuali, falsi storici, etc…) oggi impropriamente costituisce il cosiddetto deposito ‘tradizionale’ della chiesa. Un deposito, palesemente, tutt’altro che originale rispetto ad altre religioni arcaiche o coeve, e men che mai invariato nel tempo. Dai casi più clamorosi, quale la ben nota impostura della donazione di Costantino, ai più macroscopici dietrofront teologici (uno per tutti l’atteggiamento rispetto alla guerra ed alla pena di morte); dagli utilitaristici stravolgimenti testuali della Bibbia ebraica, all’imposizione dei soli Vangeli canonici.

Parte del volume si sofferma a lungo sulla forse più importante operazione compiuta dal cristianesimo, una volta divenuto regione dell’impero, ovvero la distruzione sistematica di ogni traccia ‘pagana’; un intervento che non solo ha cancellato ampie sezioni (fra le quali Corvisieri opportunamente sottolinea quelle in ambito filosofico e religioso) di una solida cultura secolare, ma ha consentito di nascondere le critiche ed opposizioni fatte da questa al culto emergente; critiche di cui rimangono spesso solo tracce frammentarie, come citazione nelle controdeduzioni patristiche.

Corvisieri ricostruisce convincentemente modi e strategie della penetrazione del nuovo credo nell’impero; una operazione tutt’altro che pacifica, che si è avvalsa senza remore della distruzione degli edifici pagani, della eliminazione sistematica degli oppositori (tanto esterni quanto interni), non meno che della elaborazione di una strategia del terrore centrata sull’aldilà. Modi e strategie mai abbandonati, come ampiamente evidenziato, in tempi più vicini, ad esempio nella azione missionaria.

A tutto ciò sono valsi di supporto: la idealizzazione dei veri o presunti martiri della fede; la strutturazione di una teologia quanto mai complessa; la esibizione di un pantheon di santi taumaturghi; la mercificazione delle reliquie; lo stravolgimento ed il riutilizzo di preesistenti spiritualità; e quant’altro apparisse conveniente. Il tutto supportato da un potere politico compiacente e da una pletora, oggi quanto mai attiva, di storici di parte e di cantori opportunisti.

Di questo e altro rendono inoppugnabile testimonianza ampie ed accuratissime citazioni, che ben poco spazio lasciano a critiche negatorie o giustificative di parte cattolica. La religione assertiva della ‘Verità’, altro non può definirsi, per Corvisieri, che la religione della menzogna, anche nei riguardi di sé stessa.