Scripta manent

di Francesco D’Alpa   Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

La questione introdotta da Maria Turchetto nel suo editoriale è da tempo al centro di un dibattito redazionale. Su carta oppure on-line? Quali i pregi o gli svantaggi di entrambi?

Se ne è anche scritto sull’ATEO: in occasione del decennale della rivista [1], commentando le risposte al questionario sul gradimento, proposto nel 2008 [2], ed in successivo ben centrato articolo del nostro capo-redatore [3].  Trovate tutto questo sul sito dell’UAAR, scaricando liberamente i relativi nuneri.

Qui cercherò di dire qualcosa, se non di diverso, almeno in modo diverso. Le questioni in gioco sono molte: diffusione, fruibilità, tempestività, interattività; tutte cose che ben conosciamo. E non ultimo il fattore umano. In un’epoca di crescente ed implacabile ‘virtualità’, cresce inesorabilmente fra i soci la percentuale di ‘nativi digitali’, con un utilizzo nettamente predominante se non quasi esclusivo di questa forma di comunicazione; ma gran parte non apparteoiene a questa generazione, ed ancora preferisce il buon vecchio giornale, il buon vecchio libro.

Io ad esempio, pur avendo vissuto sin dal suo inizio l’epoca dei computer e della digitalizzazione, posso al massimo definirmi (mi si perdomi il neologismo) un ‘digitalizzato chimerico’, metà libresco e metà virtuale. Ho infatti acquistato il mio primo computer esattamente ‘nel mezzo di mia vita’, nel 1984. Era il mitico commodore 64, quasi poco più di un abbecedario rispetto alle macchine attuali, che pure a volte sembrano così banali da spingerci ai più fantasmagorici upgrade; poi via via moltissimi altri, per lavoro e per diletto, sempre più veloci e capaci.

Oggi le due metà della mia interfaccia comunicativa si completano con estremo profitto: pratico estensivamemnte il surfing sul web, ma continuo a collezionare ed a prediligere i libri ed giornali cartacei. Dal lato ‘utilizzatore’ mi va alla grande, perché credo di bilanciare al meglio i due medium.  Ma dal lato della ‘produzione di contenuti’ mi pongo sempre tormentosi problemi di scelta, che comunque non esito a definire vecchi come il mondo. Infatti è gioco forza risalire sempre almeno a Platone per trovare un antecedente attualizzabile di questo dilemma. Se non l’avete su carta scaricate da Internet una versione dei suoi ‘Dialoghi’, più esattamente il ‘Fedro’, capitolo LIX, laddove si argomenta di scrittura e memoria. Thamos, faraone egizio, spiega a Theut, inventore dell’alfabeto, il motivo per il quale esso farà più male che bene agli uomini: «produce la perdita della memoria nelle anime di coloro che l’hanno appreso, perché più non si curano della memoria, come quelli che, fidandosi della scritture, per virtù di strani segni esteriori si rammentano delle cose, non per virtù interiore e da sé medesiomi. Dunque hai trovato la medicina, non per accrescere la memoria, bensì per richiamare le cose alla memoria. E quanto a sapienza, procuri ai discepoli la sua apparenza, non la verità; perché senza insegnamento, uditori di molte cose, di molte cose si crederanno esser conoscitori, e sono ignoranti, e di poco piacevole compagnia, perché sembrano ma non  sono savii.»

Il testo platonico è molto noto, e spesso commentato, proprio a proposito delle caratteristiche dell’informazione viaggiante sul Web. Ne ha scritto ad esempio Umberto Eco [4], puntualizzando alcuni concetti: non si può essere nemici del Web, in virtù delle sue potenzialità, ma occorre sfuggire alla superficialità ed all’indiscriminato appiattimento digitale, evitando di finire imprigionati in un eterno presente che ignora perfino i fatti più rilevanti del recente passato; occorre stare attenti a come la grande possibilità di contatti conduce invece ad una certa solitudine.

Il ragionamento di Eco è questo: la scrittura, è vero, rende meno utile la memoria, ma la scrittura serve anche proprio a ricordare, invoglia a ricordare, e essa stessa coltiva la memoria. Detto con parole mie, il nodo cruciale sta nell’uso critico dell’insieme, nell’armonizzare testo letto e memoria, in un perenne esercizio dialettico.

In tempi non recenti, Piergiorgio Odifreddi ha proposto un altro approccio, andando più al nocciolo della questione discussa da Platone, che secondo lui va così interpretata: «Lo stesso detto verba volant, scripta manent, che noi intendiamo nel senso che le parole sono labili e transitorie ma gli scritti permanenti e duraturi, significava in origine l'esatto opposto, e cioè che le parole sono leggere e mobili ma gli scritti pesanti e fissi» [5]. Dunque, non solo, come intendeva Platone, ha più valore l’esercizio attivo della memoria, ma le parole permettono la comunicazione ed il dialogo, consententendo una continua riformulazione dinamica dei concetti.

Veniamo all’ATEO, ed al suo essere cartaceo. Chi ci segue, chi conserva questi (per molti) ‘inattuali’ fogli spampati, non avrà avrà certo mai di fronte a sé una immagine attualizzata di tutti gli argomenti e questioni di cui ci siamo occupati (o di cui si occupa l’UAAR), ma certamente disporrà di una valida e stabile biblioteca storica, senza il rischio della estinzione per cancellazione dei contenuti (questa sì reale) o di un naufragio nel mare magnum dell’indifferenziazione e dell’anomia del WEB.

Per questo cari lettori, che avete avuto la pazienza di leggere e meditare queste poche righe, alla fine la mia proposta è da sempre quella di un sistema misto, con solida ed indispensabile base cartacea, ma espanso in Rete.

 

 

 

[1] “Buon compleanno”. L’ATEO 6/2006 (47).

[2] “Dite la vostra”, L’ATEO 6/2008 (60); F. D’Alpa: I lettori giudicano l’Ateo,  L’ATEO 3/2009 (63), pp. 19-21; M.Accorti: Cosa vogliono i nostri lettori?, L’ATEO 3/2009 (63), pp. 22-23; S. Vergoli: Sondaggio telefonico tra gli iscritti all’UAAR, L’ATEO 1/2008 (55), pp. 23-24.

[3] B. Conti: Meglio virtuali o di carta? L’ATEO, 1/2008 (55), pp. 29-30.

[4] U. Eco: Fare i conti con i telai meccanici. L’espresso, 30 gennaio 2014, p. 138.

[5] P. Odifreddi: In media stat virtus. Su: http://xoomer.virgilio.it/, 1994.