Carrel, l’eutanasia, Aktion T4

di Francesco D’Alpa

[L’ATEO, 1/2018]

Non può certamente non notarsi una certa affinità ideologica e corrispondenza temporale fra lo scritto più noto di Alexis Carrel (“L’uomo questo sconosciuto”), pubblicato nel 1935, e la realizzazione del programma nazista di eugenetica ”Aktion T4”, che prevedeva la soppressione o la sterilizzazione di persone affette da malattie genetiche inguaribili o da  gravi malformazioni fisiche (le vittime furono almeno 200.000).

Come nel caso di Carrel (non certo in quello di Darwin) le pratiche naziste di ‘igiene razziale’ erano in buona parte la catastrofica conseguenza di un distorto ‘ideale’ di bellezza e purezza, unito a pretestuose istanze mistiche medievaleggianti, sia da parte di Hitler che della sua corte. Inoltre, ssecondo la pubblicistica nazista, così come nel pensiero di Carrel lo stato avrebbe il piano diritto di risparmiare sulle cure sociali per i più deboli, favorendo gli elementi ‘migliori’ della società.

Per diffondere tale concetto si fece buon profitto dell’industria cinematografica, che realizzò numerosi cortometraggi in tema. Fra questi vengono oggi in particolare ricordati: “Das Erbe” (“L'eredità”) del 1935, sulle implicazioni mediche e sociali, in chiave falsamente darwiniana, delle tare ereditarie; “Opfer der Vergangenheit” (“Vittima del passato”) del 1937, sulla eliminazione dei ricoverati in ospedali psichiatrici; e soprattutto il più noto (fra l’altro cinematograficamente pregevole) “Ich Klage an” (“Io accuso”) del 1941, sulla eutanasia, reclamata ed infine ottenuta da una donna malata di sclerosi multipla (ma lo scopo reale del film era quello di fare accettare l’idea che lo stato potesse praticare a suo arbitrio l’eutanasia, visto che gli stessi malati ne potevano reclamare il diritto).

Occorre sottolineare che la proiezione di questi film (l’ultimo dei tre lo si è comunque potuto visionare in RAI anni fa), come quella di tutti i film propagandistici nazisti, è attualmente vietata in Germania).