De Mattei e le radici cristiane: dal CNR a Radio Maria

Come UAAR abbiamo in più occasioni contestato, soprattutto quest’anno e nel nome di Darwin, la presenza di un ideologo creazionista alla vicepresidenza del CNR.
L’integralismo di questo storico del cristianesimo non ci interesserebbe se nel suo ruolo pubblico egli riuscisse a (e volesse) mettere da parte la sua fede ed ignorasse le direttive che giungono da oltre Tevere. Appare invece quanto mai opportuno conoscere meglio il De Mattei pensiero, ad esempio quando parla in libertà, ad un pubblico amico.
In tal senso giunge a proposito la prima puntata di “Radici cristiane”, trasmessa il 17 febbraio 2010 su“Radio Maria”; non certo un programma di storia, ma, per tono e contenuti, a metà fra il sermone e la lezione di teologia.

La predica di De Mattei parte dalla “Carta dei diritti fondamentali” approvata dalla Conferenza di Nizza del 2000 ed inserita in quel “Trattato di Lisbona” che formalizza una Europa assolutamente laica. Egli ricorda a tale proposito, con rammarico, che già nel 1982 Giovanni Paolo II, in un suo importante discorso tenuto a Santiago di Campostela, si era inutilmente rivolto, stigmatizzandone l’apostasia dal cristianesimo, ad una Europa che voleva dimenticare il Vangelo che l’avrebbe formata (civilizzandone i popoli e le culture); e che ora invece, rinnegando queste radici, si gettava nel male dell’antievangelizzazione. Concetti successivamente ribaditi dallo stesso papa in molti documenti, fra i quali primeggia la “Esortazione Apostolica Ecclesia in Europa” del 2003.
Per De Mattei l’Europa istituzionale si contrappone radicalmente ad una Europa ideale, quella cristiana fondata da Carlo Magno, alla quale egli guarda con nostalgia, giacché “i diritti dell’uomo e di Dio si affermano o cadono insieme”. Senza questo riferimento a Dio, come nel caso della norma 21 della “Carta di Nizza”, si aprono le porte ad “aberrazioni anticristiane ed antinaturali come l’aborto ed il matrimonio omosessuale”; giacché, come sostiene anche Benedetto XVI “la base dei valori proviene soprattutto dall’eredità cristiana che continua ad alimentarla”.
De Mattei si dilunga in particolare nel descrivere ed esaltare i frutti delle radici cristiane: chiese, monumenti, palazzi, pietre, memorie, musica, pittura, scultura, letteratura, poesia, storia. Come se tutto ciò fosse mancato nel mondo pagano o in culture non cristiane. Non cita invece fra i frutti del cristianesimo le scienze, il diritto e quant’altro oggi preminente nel dibattito pubblico, che infatti ha ben altre radici (pur se portato avanti anche da molti cristiani). Gli ultimi quattro secoli della nostra storia, lo sappiamo bene, sono per i cristiani tempi di decadenza!
Per De Mattei, c’è un preciso rapporto fra l’architettura delle cattedrali (soprattutto gotiche) ed il sistema di pensiero (derivato dal Vangelo) che le sottende (ad esempio la ”Summa teologica” di Tommaso d’Aquino); dietro quelle cattedrali c’era una fede vissuta (ma dietro al Partenone, ad esempio?).

Il discorso, come ben si vede, non è affatto storico. Ed ecco infatti che viene fuori prepotente (e, direi, arrogante) la teologia: “il crocifisso è fonte perenne di verità, è Gesù cristo stesso, uomo-Dio che si è incarnato per redimerci”. De Mattei dà perfino una sua immaginifica lettura di alcune istantanee del recente terremoto di Haiti, soffermandosi a lungo sul contrasto impressionante fra il groviglio di macerie e quel crocifisso rimasto in piedi nello spazio antistante la cattedrale. La grande croce di Haiti si sarebbe salvata “miracolosamente”; è un simbolo di vita che rimanda all’uomo Dio, e simboleggia “la sua vittoria su di un mondo che ha preteso di fare a meno di lui e che si è votato al’autodistruzione”; “esprime simbolicamente la vittoria dello spirito sulla materia”, laddove invece “l’anima che permette al suo corpo materiale di vivere” oggi è dimenticata.
Improvvisamente il discorso tracima nella pura catechesi: “il dolore non è mai privo di significato”; tra i mali spirituali il peggiore è il peccato, che sradica Dio dall’anima, e solo la grazia di Dio può risollevare l’uomo dal peccato, perché “la morte è entrata nel mondo con il peccato”, come afferma s. Paolo.
Vale la pena sottolineare questo lungo passaggio del nostro oratore: “Tutto il disordine e tutti i mali del mondo, tutti i pianti, le lacrime che sono sgorgate nel corso della storia nei cuori degli uomini hanno avuto ed hanno la loro sorgente nel peccato originale trasmesso da Adamo all’umanità. E quindi anche il peccato originale è in un certo senso una radice, è la radice di tutti i mali dell’universo. Senza il peccato originale non si può comprendere come la terra sia una valle di lacrime e come tutti i drammi e  le sofferenze che la percorrono siano frutti della volontà disordinata dell’uomo, anche se il disordine fisico e morale introdotto nel mondo dal peccato originale rientra nel grande piano della creazione previsto e voluto da Dio fino dall’eternità e anche se la grandezza della divina provvidenza si manifesta proprio nella capacità di trarre il bene dal male fisico e morale che si produce nell’universo”. Oltre ai mali fisici collettivi (come i terremoti) “ci sono mali spirituali collettivi. I mali spirituali collettivi sono quelli commessi dalle nazioni che deliberatamente rifiutano Cristo ed il Vangelo. Ed i peccati peggiori non sono quelli delle nazioni che non sono mai state cristiane, ma quelli delle nazioni cristiane che rifiutano il Vangelo dopo averlo ricevuto”. Benedetto XVI aveva parlato in proposito di “apostasia delle nazioni”.
Da qui si passa ad una condanna severa della modernità: “Il processo rivoluzionario che ha investito l’Occidente negli ultimi secoli può essere paragonato ad un terremoto prolungato nel tempo e sempre più dilatato nello spazio, un terremoto che ha trasformato, che trasforma il peccato individuale in un peccato sociale”; assistiamo così ad un “sovvertimento dell’ordine metafisico”.
De Mattei definisce “cristofobia” o “teofobia” il disegno delle istituzioni europee teso ad “estirpare le radici sociali del cristianesimo in Europa, riducendo il cristianesimo a fede individuale […] senza alcuna proiezione pubblica e sociale”. In opposizione a ciò, “Gesù è il principio e la fonte universale della vita dell’anima. L’anima è il principio vitale del corpo, l’anima è il principio grazie al quale ognuno di noi vive ed opera; possiamo anche negarlo, professare il materialismo, dire che l’anima non esiste, ma senza l’anima infusa nel nostro corpo da Dio noi non potremmo balbettare una sola parola, ricadremmo immediatamente nel nulla. Ma l’anima, che è il principio vitale del corpo, a sua volta ha un suo principio. Il principio vitale dell’anima è la grazia che è l’influsso soprannaturale che Dio comunica alla nostra anima. E la grazia è infinitamente più elevata di ogni cosa creata perché è un bene che non contiene alcuna natura creata e neppure la suppone, perché la grazia è un bene che in sé contiene unicamente la natura di Dio”. Parole che hanno un qualche senso?
Infine, in chiusura, un panegirico quaresimale su Maria, essa stessa “radice dell’Europa”, intessuto sul tradizionale canovaccio di Luigi Grignon de Montfort, così amato da Giovanni Paolo II, al quale De Mattei appare intimamente legato, nel solco della devozione mariana.

In attesa della seconda puntata di “Radici Cristiane”, il ritratto antiscienza che ci eravamo fatti del vicepresidente del CNR (e solo in quanto tale, giacché nel suo privato è libero di avere le convinzioni ed i riferimenti che preferisce) appare pienamente confermato.

Francesco D’Alpa

Pubblicato su: www.uaar.it (19 febbraio 2010)