Debunking e medicine alternative

Con il termine "debunking" (smascheramento) si indica in generale l'attività svolta da chi cerca di invalidare affermazioni altrui; in senso dispregiativo, ogni intervento di debunking viene inteso dalla controparte come una illegittima operazione di screditamento basata su dei preconcetti.

Secondo i sostenitori delle medicine alternative, la scienza non è legittimata ad esprimere opinioni sulle loro discipline, perché ne nega a priori la fondatezza; a sentire loro, gli scienziati non sarebbero interessati a verificare se esistano evidenze in favore di singole pratiche alternative (così come in favore dei fenomeni paranormali) e ciò comproverebbe l'esistenza di un atteggiamento pieno di pregiudizi.

La scienza pretende invece che nessuna opinione possa assumere valore in un senso o nell'altro fino a quando non è stata sottoposta alla valutazione della comunità scientifica; e proprio gli scienziati, in virtù dell'applicazione sistematica di un metodo generale, sono gli unici attualmente in grado di determinare cosa è provato e cosa no; spetta comunque a chi fa affermazioni fuori dal conosciuto di dimostrarne la fondatezza, superando qualunque obiezione..

L'invasione delle medicine alternative è attualmente così massiccia, che evidenziarne gli errori e le contraddizioni è divenuto quasi un hobby per gli scienziati. I medici alternativi non gradiscono tale intervento, ed obiettano che questo cosiddetto "debunking" non è vera scienza, ma piuttosto una reazione emotiva e preconcetta alle loro idee; secondo loro gli scienziati dovrebbero piuttosto sforzarsi di sperimentare quanto viene affermato dalle medicine alternative.

Ogni intervento di debunking in realtà non è affatto ingiustificato, e non si vede perché gli alternativi lo debbano temere. Più che essere un atteggiamento in sé o una filosofia (evidentemente lo è in certi casi, ma ciò fa parte della tendenza generale a specializzarsi, in tutte le attività umane), il debunking in realtà è parte del ragionamento scientifico nel suo complesso: "A non può essere vero a causa di B"; ovvero, non si può definire ciò che è vero se non si sa stabilire ciò che non è vero. Nei fatti, si cerca di mettere sotto controllo quei presupposti che gli alternativi danno in genere per scontati per verificarne la verosimiglianza e in particolare la compatibilità con le più sicure affermazioni scientifiche.

Se l'obiettivo è quello di smascherare le frodi mediche, il debunking appare più che legittimo. Lo scienziato dice all'alternativo: io ti dimostro che ciò non è possibile, e tu dimostrami che invece è possibile. Scoprire che qualcosa non è efficace ha lo stesso valore per la scienza dello scoprire cosa è efficace (nella ricerca di farmaci nuovi e nella verifica della efficacia di una terapia in effetti si procede così).

Cercare di screditare una idea contraria alla propria è parte del procedimento scientifico, se tale procedimento segue una logica di verifica (e non un semplice pregiudizio od una avversione ad personam). In questo senso, ogni procedimento di controllo di una teoria, la stessa sperimentazione clinica dei farmaci, è sempre un processo di debunking.

Non bisogna dunque attribuire a questo concetto un valore emozionale in senso negativo e dispregiativo, come purtroppo fanno il grosso pubblico e gran parte dei media.

Va sottolineato, in particolare, che molte volte non è chiara al grande pubblico la distinzione fra riviste che divulgano in maniera accessibile i concetti convalidati col metodo scientifico e altre riviste o giornali che invece si propongono di propagandare fatti e teorie prive di qualunque evidenza scientifica. Un buon punto di riferimento per il pubblico dovrebbero essere invece quelle riviste scientifiche, di carattere generale ed a maggiore diffusione, che abitualmente presentano articoli che fanno il punto sullo stato dell'arte di particolari discipline o di specifici argomenti, con puntuali riferimenti alle ricerche originali.

Un importante spartiacque fra medicina scientifica e pratiche alternative è la gestione degli effetti avversi della terapia: mentre nella medicina scientifica singole osservazioni negative, ad esempio di rari effetti avversi di un farmaco inducono a comportamenti restrittivi (sanciti da specifiche normative, e sanzionabili sia deontologicamente che in sede giudiziaria), nelle medicine alternative ciò sostanzialmente non avviene; anzi, intere teorie palesemente basate su erronee cognizioni di anatomia e di fisiologia (come ad esempio l'iridologia), possono tranquillamente essere sbandierate al pubblico, confondendo "erronea informazione" con scienza, anche perché gli aspetti pseudoscientifici delle medicine alternative si intricano sempre più col discorso scientifico legittimo. Fra l'altro, in genere, chi pratica l'alternativo obietta che singole evidenze negative non possono essere usate come cortina fumogena per screditare tutte le medicine alternative in genere.

La maggior parte dei lavori sulle medicine alternative si è sempre basata sulla descrizione di singoli casi, o comunque di pochissimi casi, che possono suscitare interesse ma non provano nulla di definitivo. In questi lavori si enfatizzano alcuni particolari come se essi costituissero il momento essenziale della dimostrazione, e si creano degli arbitrari cortocircuiti fra fatti non assimilabili; ma il loro inserimento in una teoria generale è generalmente debole e forzato. Non bisogna mai dimenticare, in ogni caso, che una singola evidenza in favore di qualche pratica alternativa, non convalida in alcun modo quella disciplina nel suo complesso.

L'osservazione aneddotica ha senza dubbio avuto un ruolo nella scienza, in particolare nel suggerire nuovi itinerari di ricerche, ma esso è in genere abbastanza limitato. Nelle medicine alternative invece l'aneddotica è piuttosto la regola, giacché mancano altri livelli di evidenza.

D'Alpa Francesco