Editoriale

L'ATEO numero 6/2014

di Francesco D'Alpa

 

Per noi che lavoriamo alla realizzazione di questa rivista, e spero anche per voi, cari lettori, il 2015 sarà un anno particolare: confezioneremo infatti il centesimo numero dell’ATEO. Un passaggio cui guardiamo con soddisfazione, consci (a nostro avviso) di avere tenuto alto il vessillo di una buona laicità, con una linea editoriale consapevole delle sfide, comunque aperta alla discussione ed al dialogo; di limitata visibilità, certo, ma non per questo meno attiva e determinata. Il numero cento sarà il terzo dell’anno, e già siamo impegnati a dargli particolare enfasi. Per intanto ci piace sottolineare con orgoglio (ce lo permetterete) quanto in questi anni ha prodotto e coordinato l’attuale redazione (o almeno alcuni dei suoi componenti, a partire da Maria Turchetto e Baldo Conti, che ne sono i grandi animatori).

E visto che stiamo parlando del 2015, ecco un anticipo degli argomenti di cui intendiamo occuparci nei prossimi numeri, e sui quali sollecitiamo anche i vostri contributi. Il primo dell’anno, solitamente di taglio biologico-darwiniano, lo dedicheremo a Gregor Mendel, padre o meglio precursore della genetica  moderna, in occasione del 150° anniversario della prima presentazione pubblica delle sue ricerche sulla trasmissione ereditaria dei caratteri; nel secondo numero torneremo su di una tematica fra le più gradite da voi lettori, la  sessualità, con focus stavolta su Religioni e omofobia. Il quarto numero proseguirà la serie sulle arti senza dio, esplorando stavolta il mondo dei fumetti. Nel quinto proporremo un argomento fra i più controversi: la psicologia delle religioni e della credenza. Come al solito, l’ultimo numero dell’anno non avrà un tema prefissato.

Ovviamente, ogni fascicolo della rivista, val bene ricordarlo, darà ampio spazio a liberi contributi su quant’altro può interessare il mondo ateo e la nostra associazione. Alcune precise tematiche, non inquadrate come argomento monografico, sono comunque previste fin d’ora: il paranormale religioso; la sovrappopolazione; il male e il diavolo.

Ma veniamo al presente numero, ‘grasso’ come oramai definiamo in redazione quelli a 48 pagine, concessi saltuariamente dalle limitazioni di budget. Come lo scorso anno, allorché questa impostazione fu sicuramente apprezzata, la sua sezione centrale costituisce un Index Librorum Legendorum, miscellanea di recensioni librarie opportunamente suddivise per argomenti, e cioè stavolta: Filosofia e ateismo, Chiesa e giustizia, Educare alla diversità, Storia della chiesa.

Nelle altre pagine della rivista, a parte una mini sezione tematica su Galileo (in occasione del 450° della nascita), trovate contributi vari, uno di quali mi è doveroso segnalare, per vari motivi: ovvero lo splendido articolo di Marco Ottanelli sui “Martiri di Otranto e le radici cristiane”. Sulla recente beatificazione dei Martiri di Otranto abbiamo avuto modo di intervenire, ironicamente, nel numero 4/2013, ma qui si tratta di ben altro. Come infatti scriviamo nella sezione dell’Index dedicata alla Storia della Chiesa, sarebbe quanto mai doveroso, da parte degli storici, impegnarsi sempre senza interessi di parte a restituire a certi eventi del passato  (come ben riesce a questo articolo) una verità che secoli di storiografia quasi agiografica hanno oscurato. Pur apprezzando il valore di questa opportunità concessaci, abbiamo tuttavia esitato a lungo, in redazione, prima di decidere se pubblicare (soprattutto, senza spezzettarlo) un articolo che supera così ampiamente i limiti delle nostre norme redazionali; ma alla fine abbiamo scelto di non rinunciarvi. L’articolo infatti non si limita a restituire (o quanto meno, dirà la controparte, a ipotizzare) una cronaca di quei lontani eventi abbastanza lontana dalle comuni vulgate, ma insiste particolarmente sull’onestà del lavoro dello storico: sulla necessità di ricostruire quanto più fedelmente possibile i fatti, di confrontare i resoconti sui fatti con attenzione e senza pregiudizi, di rivedere e rimettere in discussione se necessario storie apparentemente ovvie. Una lezione di metodo, che dobbiamo far nostra, sempre e comunque, anche a costo di spiacevoli autocritiche.

Ma a questo punto vi chiederete? Cosa c’entra in tutto ciò la copertina che abbiamo scelto? C’entra, ovviamente. Vuole essere un richiamo alle battaglie laiche di cui sentiamo sempre urgente il bisogno, quanto mai purtroppo in secondo piano in un mondo nel quale, a discapito di quanto proclamano il clero (papa in testa) e frange della politica, sono sempre in prima pagina le guerre di religione: favorite (direttamente o indirettamente) dalle reciproche  incompatibilità dei monoteismi (e nel caso dell’Islam, come secoli fa nel caso del cristianesimo, dalle incompatibilità settarie al loro interno), o quanto meno motivate in chiave religiosa. Al alcuni certamente spiacerà ammetterlo, ma (che si accettino o meno le tesi ad esempio di Huntington o della Fallaci, sulle quali non mi esprimo) la ‘scontro di civiltà’ è sotto i nostri occhi, e lo è soprattutto in quanto scontro di fedi; e le ‘nostre’ radici cristiane ne hanno colpa (innanzitutto storica) tanto quanto la controparte, che sembra ripercorrere oggi i secoli bui del nostro medioevo. Giacché il cristianesimo è (e soprattutto, è stato) tutt’altro che una religione di pace, super-partes.

Ma riprenderemo certamente questo discorso in altra occasione. Per il momento, armiamoci di penna e carta, ed andiamo avanti con le nostra battaglie laiche e di civiltà! Buona lettura