L’astrologia è scienza "falsificabile"?

L'astrologia ha sempre voluto essere allo stesso tempo religione e scienza. Secondo Pico della Mirandola "Si erge a depositaria della scienza…laddove è la frode più pericolosa di tutte, perché è lei … a corrompere la filosofia, a inquinare la medicina, a indebolire la religione.." (1) . Ma nonostante la sua palese incapacità di prevedere alcunchè gode ancora ai nostri giorni di una diffusa popolarità e mostra una tenace vitalità, forse perché in nessuna altra visione del mondo l'uomo appare così perfettamente inserito in quel gioco ordinato delle forze della natura che dà un rassicurante "senso" alla sua esistenza.

Già l'astrologia antica, che aveva peraltro saputo costruire una sua visione del mondo splendida e coerente, non poteva comunque sfuggire agli attacchi rivolti ad aspetti precisi delle sue teorizzazioni. Così Carneade nel secondo secolo si chiedeva: "se la stessa costellazione riappare solo dopo millenni, come può l'astrologo acquisire e verificare le basi sperimentali delle conclusioni alle quali pretende di esere giunto ?" (2).

Alcuni degli aspetti che colpiscono l'asservatore disincantato, specie contemporaneo, sono la estrema povertà culturale, la perseverante riproposizione di antiche formule senza senso, il mantenimento di una concezione geocentrica frutto dell'ingenua rappresentazione di una umanità nella sua infanzia culturale.

Secondo Popper la scienza deve mettere sempre alla prova le proprie congetture tentando di falsificarle, cioè attaccandole nei punti deboli. Ma l'astrologia si è connotata nel tempo sempre più come tradizione piuttosto che come scienza (come voleva e poteva essere alle origini). E le tradizioni sono assai più difficilmente attaccabili in quanto "sono portatrici di valori e difendono gli individui, ai quali esse danno importanza come soggetti" (3); è la tradizione che "dà alle persone (che vanno e vengono) quello sfondo e quella consapevolezza dello scopo, che offre resistenza alla corruzione" (4).

In un classica storia dell'astrologia, è stata felicemente riassunta una lucida analisi del fenomeno. "L'astrologia, nei limiti in cui pretendeva, con mezzi inadeguati, d'essere scienza, è morta; ma ciò che ha dato senso ed impulso all'illusione brancolante nel vuoto continua a vivere e non cesserà di farsi luce nell'inesausto anelito della natura umana ad una visione unitaria del mondo e alla pace dell'anima" (5) .

Un caso paradigmatico della infondatezza della pratica astrologica moderna e dell'atteggiamento di fronte ai suoi detrattori è il mancato computo della cosidetta "processione degli equinozi".

Intorno agli anni settanta fu riportata con grande enfasi da quasi tutti i giornali nazionali la "sconvolgente" notizia che "tutti gli oroscopi sarebbero da rifare". Secondo le afferamazioni del fiorentino Prof. Novelli, infatti, "la fascia dello zodiaco è cambiata da come era 2.500 anni fa, a causa del moto di processione della terra" ( 6) . In pratica se all'epoca in cui vennero sistematizzate le prime conoscenze astrologiche ed astronomiche (verosimilmente quella babilonse, circa 3000 anni prima di Cristo) l'equinozio di primavera cadeva nel segno dell'Ariete, nel nostro tempo esso cade circa 2 segni zodiacali oltre, nel segno dell'acquario. Ma sebbene ogni astrologo dovrebbe essere bene al corrente di questo dato, noto ed incontrovertibile, nessuno di loro ne na mai tenuto conto continuando ad elaborare gli oroscopi in base ad un segno che appare oggi manifestamente erroneo. In tal modo, questa antica pseudocienza, che era stata capace di inserire in qualche modo nel suo schema anche il risultato delle scoperte astronomiche successive (come la esistenza di Urano, Nettuno e Plutone) si è sempre rifiutata e si rifiuta ancora oggi di accettare una evidenza assai più grave per la coerenza del suo assetto dogmatico.

Ma quale è la risposta degli astrologi a questa devastante critica ? Ecco l'esempio edificante di quanto scritto da un astrologo:

"L'astrologia è lo studio più irrazionale che esista, ma è anche il più umano, per il quale occorrono sì alcune basi fondamentalmente scentifiche, ma anche e soprattutto, doti notevoli di psicologia, di intuito, di sensibilità. Non si può quindi, in astrologia, tener conto di tutte le realtà della astronomia. Noi continuiamo a chiamare Taurini i nati dal 21 aprile al 20 maggio, sotto la costellazione del Toro, prchè, per quanto possano precedere gli equinozi, o spostarsi la fascia zodiacale e l'asse terrestre, i nati in quel periodo continuano a presentare le caratteristiche peculiari di quel segno: la stessa forza, la stessa cocciutaggine, la stessa generosità. Ed anche se abbiamo piena coscienza della nostra continua evoluzione, rimaniamo sempre fermi, sotto le stelle" (6) .

Ecco quindi che le stesse personali parole di un astrologo ci spiegano bene come l'astrologia sia ben poco scienza e molto psicologia, arte di comprendere (ma direi soprattutto di compiacere o di influenzare) il singolo "cliente". Per questo gli astrologi dell'epoca telematica sono sempre più gli psicologi del 166 anziché i cercatori di sapere dell'età antica.

1) Pico della Mirandola : Disputationes adversus astrologicam divinatricem. Trad. it. Di E. Garin, vol.I, Firenze, 1946, pag. 45.
2) Boll. F., Bezold C., Gundel W. : Storia dell'astrologia. Laterza, Roma, 1985. pag. 40
3) Bertels C.P., Petersma E. : I filosofi del novecento. Armando. Roma. 1994, pag. 47.
4) Popper K.: Congetture e confutazioni. Il Mulino, Bologna, 1976. Pag. 134.
5) Boll. F., Bezold C., Gundel W. : Storia dell'astrologia. Laterza, Roma, 1985. Pag. 169.
6) Aldebaran : "Fermi sotto le stelle". Il giornale dei misteri, 1972, 11, pag. 80.

D’Alpa Francesco

Pubblicato su: "Scienza & Paranrmale"