Il Primo ed il Secondo libro della sterilità.
di Carlo Flamigni
2 volumi di pagg. 486+752. Euro 22+25
UTET, Torino, 2008. ISBN 9788802079554-9788802079561

I due volumi di Carlo Flamigni sono soprattutto, ed innanzitutto, due aggiornati testi medici, che fanno magistralmente il punto su tutto ciò che rientra nelle tematiche della sterilità e della fertilità (o ha comunque relazione con esse), incessantemente ridefinite in virtù del rapido accrescersi delle conoscenze in questo campo.
Da tempo, si sa bene, la generazione (il prodursi della vita) non è quasi più un mistero, ed è argomento pressoché derubricato dall’agenda del soprannaturale. Dunque la si può ampiamente controllare, togliendo ad un dio capriccioso l’incomodo di amministrare il lavoro delle cicogne.
Parallelamente, l’infertilità è divenuta definitivamente un problema medico come altri, da affrontare senza vergogna e senza gogne sociali; dimenticati i riti propiziatori, ci si affida ad ormoni e microscopio.
Pagina dopo pagina, leggendo i due tomi, si conferma ai nostri occhi quanto la vera scienza sia sempre effettivamente neutrale, e come guardi ai fatti prima che ai giudizi morali, da noi ahimè tradizionalmente fondati su principi confessionali. La natura infatti, lo sappiamo bene, non si preoccupa più di tanto di distinguere fra fertilizzazioni in utero o in vitro; né pone divieti morali in quanto all’origine del seme fecondante, ritenendolo sempre ed egualmente capace e degno di iniziare una nuova vita. E l’embrione cresce, muore o si divide, in barba al suo statuto ontologico ed ai commentatori di san Tommaso.
La psicologia, purgata da ogni riferimento a presunti valori ‘non negoziabili’, non può ovviamente restare fuori da questo campo, giacché sterilità e fertilità non sono in effetti temi medici come altri; talmente importanti sono infatti le ricadute familiari e l’investimento emotivo di quanti hanno il problema di risolvere l’una o di regolare l’altra. Così buona parte dell’opera di Flamigni si esprime su questi aspetti; soprattutto guardando al punto di vista dei diretti interessati, e delle donne in particolare.
Fra gli aspetti non strettamente o non esclusivamente medici, il punto nodale, ovviamente, è l’approccio bioetico, che nella versione confessionale si è gradualmente sostituito alla più diretta e severa pastorale medico-teologica, così tanto pesantemente dominante in tutti i compendi di medicina cattolica fino a pochi decenni orsono. Al punto che, quasi dimenticata l’anima, si disquisisce sempre più sulla teleologia del genoma.
E qui viene fuori prepotentemente la vis polemica dell’autore, che come pochi ha vissuto sul campo
le lotte degli ultimi decenni fra i saccenti sostenitori della sacralità della vita (opportunisticamente spalleggiati da troppi politici dell’una e dell’altra parte) ed i presunti ‘frankenstein’ della fertilizzazione e della contraccezione, che nell’era del disincato dal sacro cercano (e trovano) soluzioni soddisfacenti a problemi pratici; esito non gradito da parte di chi vorrebbe mantenere (se non perfino estendere ulteriormente) la propria arrogante tutela sulla vita e sulla morte, o meglio sui due estremi del nascere e del morire, in nome di quel creatore che in tutta onestà ci sembra abbia da tempo rivolto altrove il suo sguardo caritatevole.

Francesco D’Alpa

Pubblicato su: "L'Ateo" n. 60 (6/2008)