L’emergere di uno squadrismo giornalistico anti-laici ed anti-scienza

La chiesa, si sente dire di questi tempi, condanna il peccato ma non il peccatore, e dunque la bestemmia e non il bestemmiatore, l’assassinio e non l’assassino, il meretricio e non il semplice “utilizzatore finale”; e così via. Camillo Langone (“critico di professione e nell'animo,  oltre che fervente cattolico” che “ogni domenica varca la soglia di una chiesa con il taccuino in mano alla ricerca della messa perfetta” e che dal suo sito invita i navigatori a contattarlo “per brevi elogi e inviti a manifestazioni che prevedono un gettone di presenza”), preferisce forse invece attaccare con decisione le persone più che le loro idee, mostrandosi così un polemista della più aggressiva specie. E ne fornisce un riprovevole esempio su “Libero” del 20 settembre 2009, con un suo articolo contro Piero Angela, per l’occasione bocciato sul tavolo della storia assieme a Camillo Benso conte di Cavour.
Tralasciando quest’ultimo, sul quale conviene si pronuncino gli storici, quale sarebbero le colpe del nostro amato Piero? Quella di essere anticattolico (o meglio ateista, e forse addirittura ateo), darwinista, riduzionista, e soprattutto nepotista ed intoccabile; ma anche di predicare, dal suo pulpito televisivo, cose interessanti quanto “il manuale di istruzioni di una fotocopiatrice“ a folle adulanti di minorenni ballerini ed impasticcati; ed infine di portare “inconcepibili calzini bianchi”.
Per colmare la misura, anche il figlio-nepote del presentatore viene crocifisso senza sconti. In primo luogo perchè colpevole di parlare gesticolando eccessivamente: allargando troppo le braccia, o sollevando oltre misura le mani. Neanche fosse Pio XII (che invece, ‘beato’ lui, secondo i cattolici, quanto più si atteggiava divisticamente -in stile cinema muto- tanto più era ‘ieratico’, magniloquente ed affascinante, anziché “comico” e “ritardato” come Alberto).
Attaccare Piero Angela non è però agevole, essendo da decenni uno dei migliori giornalisti televisivi italiani; certamente uno dei più rigorosi nel coniugare correttezza dell’informazione e stile espositivo; uno al quale non sfuggirebbe mai un plurale come “i carceri”; uno che ha guadagnato il pubblico con lo stile impeccabile e la solidità dei contenuti, mai con l’arroganza ideologica; uno che non rigira la frittata come i preti in carenza di argomenti.
Eppure (udite, udite, quale accusa e colpa!), la premiata e “ben affiatata” ditta-famiglia Angela sarebbe, secondo Langone, alla inutile ricerca del famoso “anello mancante” fra la scimmia e l’uomo; o peggio fingerebbe artatamente, sapendo di non potere riuscire nell’impresa, al solo scopo di confezionare “millanta puntate” dei suoi programmi. Cosa che neanche il sacro Graal! né le migliaia di sciocchi volumi sulle madonne apparizionarie globetrotter!
Ma, ben sappiamo, quando si vuole denigrare qualcuno la semplificazione è d’obbligo: basta isolare dal contesto un paio di frasi o di scritti (come sosteneva Voltaire) per capovolgere qualunque ritratto ed interpretazione. Così la sequenza evolutiva che ha portato all’uomo viene riassunta maliziosamente da Langone nell’accoppiamento di due “ornitorinchi” che generano Miss Italia: eventualità che al nostro sembrerà ovviamente ben più ridicola della sicura nascita di Adamo da una sputacchiera in argilla.
Ad un tratto Langone sembra cambiare tono; confessa di avere un poco scherzato. In realtà, la colpa maggiore di Angela sarebbe quella di essere un “integralista del metodo scientifico” incapace di accorgersi che partendo da queste basi ideologiche “si impicca con la sua stessa corda”, giacchè “se un fenomeno per essere credibile deve poter essere riprodotto in laboratorio, l’evoluzione della specie è plausibile come l’esistenza degli unicorni”. Con buona pace della comunità scientifica mondiale (e non di pochi revisionisti) questa logica denigratoria è fin troppo semplice: chiedere sempre a chi usa il metodo scientifico l’inconfutabile prova delle prove, mentre a chi crede in astrusità di fede basterebbe citare un qualunque passo della Bibbia (per quanto contraddetto da altri, o razionalmente contraddicibile).
Citato Angela, stranamente, non viene invece citata la creatura forse più amata da Angela, ovvero il CICAP. Omissione, a mio avviso, non certo inspiegabile. Qui infatti Langone dimostra di avere ben appreso da Superquark che i felini, con strategia  predatoria vincente, non attaccano mai il branco, concentrandosi invece sull’individuo isolato. Attaccare per intero il CICAP non gioverebbe, perché è molto più variegato nelle persone; o forse perché lì, almeno a prima vista, non si intravedono nepoti né riprovevoli calzini bianchi; o forse, e più probabilmente, perché al CICAP non si tocca l’argomento fede, e dunque non appare avversario pericoloso quanto i gruppi atei o anticlericali.
A riprova di questo, viene invece tirata in ballo l’UAAR, quella che “riempie di scritte gli ateobus”. Il povero Langone è ovviamente male informato (forse sta troppo in chiesa, e non ha tempo per guardarsi intorno!), perché, come tutti (tranne qualche clericale) ben sanno, in Italia non è mai circolato nessun Ateobus, e ciò per colpa grave di varie appendici secolari della moderna Inquisizione di Santa Romana Chiesa, agenti in nome e per conto della ‘libertà di espressionei riservata all’unica ‘verità’ riconosciuta dal papa. E paradossalmente ne fa le spese il povero Danilo Mainardi (“fissato con l’idea che l’uomo è uno scimpanzé leggemente meno appassionato di banane”) che viene strettamente associato all’UAAR, nel cui ambito si è espresso solo sporadicamente, piuttosto che a Quark e Superquark dove invece è immancabilmente presente. Evidentemente si tratta di una accurata scelta strategica; dalla quale si intuisce che, ancora una volta, il vero bersaglio di tutte queste accuse sono i non credenti in genere, più che la persona di Angela (“vecchio positivista alle soglie della pensione”), che mai, almeno a mia memoria, ha professato una sua fede o una sua non fede in una qualche trasmissione televisiva.
La ciliegina finale è il procurato allarme di ritrovarsi un giorno ad abitare in Via o Piazza Piero Angela. Figurarsi! Come potrebbe succedere in un paese nel quale non si riesce neppure ad avere una via Darwin, e si è financo proposto di cambiare l’intitolazione all’unico istituto superiore (di Rivoli) che porta questo nome!
Per chi non lo sapesse, questo Longone è autore di una sorta di guida Michelin delle messe, nella quale, presumo, si valuta quale farina sia più consona alla transustanziazione, e quale vino renda più gradevole l’ostia; se in chiesa sia installato il climatizzatore, e se l’accompagnamento musicale sia politicamente corretto; se la predica rispecchi l’etichetta, e se gli abiti dei celebranti siano griffati; e via dicendo. Questo si che è fondamentale e serio!
Ma finiamola qui; giacchè di questi tempi chi non è allineato alle maggioranze parlamentari rischia risarcimenti milionari se divaga sul personale!
Preoccupiamoci piuttosto di riflettere su quanto di veramente importante traspare da questo ignobile scritto contro Angela e contro l’UAAR, ovvero analizzando le intenzioni più che le parole (le sciocchezze infatti si commentano da sé) e teniamo ben presente quanto l’emergente integralismo cattolico si associ ad un fascismo risorgente: ebbene, pagine come questa, nel clima politico di questi giorni, connotano uno squadrismo anti-laici ed anti-scienza, che ambisce ad esserne il braccio combattente.

Francesco D’Alpa

Pubblicato su: www.uaar.it (22 settembre 2009)