Editoriale 

di Francesco D'Alpa

Pubblicato su L'ATEO, numero 6/2015

 

Almeno a partire dalla crisi dell’impero romano, ben lo sappiamo, un libro su tutti ha avuto lo straordinario privilegio di condizionare nel bene e nel male l’intero mondo occidentale; un libro al quale ha fatto riferimento, quasi una sorta di proto-enciclopedia, la gran parte del sapere. Non a caso ogni summa delle conoscenze in qualsivoglia specifico campo del sapere è ancora oggi definita: “la bibbia…”

Le ‘Verità’ (gran bel parolone!) bibliche, per nostra fortuna (e a merito del non fermarsi del libero pensiero e del progresso) tramontano una dopo l’altra, sostituite da ben più consistenti ‘certezze’ scientifiche (con la ‘c’ minuscola, in quanto ‘falsificabili’, o, se preferite, ‘relative’). Cosa fanno allora gli uomini di chiesa?

Da una parte tentano di minimizzare il preciso assunto biblico, elevandolo ad allegoria per anime semplici (tecnica sublime, che rende possibile ad esempio amòpliare ad ere geologiche i ‘giorni’ della creazione), dall’altra si sforzano di ‘interpretarlo’ nel modo più consono alla contemporaneità.

Analizziamo un primo esempio (sul quale sarà opportuno tornare in uno dei prossimi numeri): la genealogia umana, alla luce del recentissimo ritrovamento dell’uomo di Nadeli, in Sudafrica, va fatta risalire a oltre due milioni e mezzo di anni: un colpo mortale per i biblisti; ed una eresia per il papato (almeno fino ad un cinquantennio orsono). Ma dopo avere sostenuto fino all’indifendibile il monogenismo, e dopo avere certificato per due millenni una cronologia umana non superiore ai 6000 anni, ecco che trionfa l’allegoria, e la stampa cattolica sembra non solo accettare quasi senza battere ciglio una così lontana ascendenza, ma persino glissare sul poligenismo. Con buona pace di Adamo e del peccato originale!

Assodato dunque che l’origine dell’homo sapiens è sempre più ‘africanizzata’, che ne resta ai cattolici del biblico giardino dell’Eden, creato da Dio fra il Tigri e l’Eufrate? Papa Bergoglio ne ha una idea precisa: è la metafora dell’affidamento all’uomo del creato, argomento del quale ha trattato nella sua più recente enciclica. In molti (direi in troppi) hanno plaudito all’eco-papa (come lo definiamo in questo numero), ma ai più critici non è sfuggita la ovvietà di certi concetti (come scrive Fabio Fantini nel suo articolo) e la mancanza di concrete direttive operative. In buona sostanza, poco più, per certi versi (vedi l’articolo di Enrica Rota) di una rimacinatura di concetti oramai ampiamente sedimentati nella cultura più responsabile, ma ora rivestiti di una aura di ‘nuovo’ nel ‘vecchio’ della salsa biblica. E qui torniamo al giardino dell’Eden, che, come è ben chiaro a chi legge senza paraocchi la Bibbia, non è la ‘Terra’ in senso lato, ma piuttosto il giardino privato del signore Dio (ovvero dell’Elohim che ha plasmato Adamo per suo servizio e compagnia); dunque ben distinto da tutto ciò che vi è d’intorno, in terra ed in cielo. Non a caso, a partire da queste premesse, il rispetto della natura ha fatto solo fugaci apparizioni nella concettualità cristiana (Francesco d’Assisi ne è un caso limite, quanto contraddittorio) nella quale ha invece ha quasi sempre prevalso il supporto ad una logica predatoria, visto che la Provvidenza divina avrebbe poi comunque risolto ogni squilibrio e danno conseguente.

Mentre in troppi hanno esaltato la svolta ecologista bergogliana, quasi nessuno cita a questo proposito documenti di ben altra importanza: uno per tutti il celebre “Rapporto sui limiti dello sviluppo”, commissionato dal MIT al Club di Roma, e pubblicato inizialmente nel 1972. Del tanto che separa questo Rapporto dalla Enciclica qui sottolineo solo due aspetti: l’impostazione realistica e per nulla ideologica, e la messa in primo piano del problema demografico, piuttosto in ombra (come da tradizione) nel documento papale.

Come ben si è visto, per una volta tanto, un documento magisteriale ha comunque suscitato forte interesse (anche se ben poco entusiasmo) anche fra i non credenti. E non a caso: di salvaguardia dell’ambiente si dibatterà nel corso del  Cop21, la ‘Conferenza internazionale sui cambiamenti climatici’ in programma a Parigi nel dicembre 2015, e dunque l’enciclica sembra quasi voler imporre una priorità di merito su proposte che peraltro appaiono abbastanza scontate, senza necessità di ricorrere all’ordine creaturale disegnato da Dio; e comunque i cattolici non sono i soli a  richiamarsi a Dio, giacché un analogo documento, sempre in previsione della conferenza di Parigi, è stato elaborato durante un simposio, tenutosi il 17 e 18 agosto 2015 a Istanbul, che ha visto impegnati una sessantina di rappresentanti del mondo islamico. Di ecologia cominciamo dunque a scrivere in questo numero, ma nei prossimi proporremo certamente degli approfondimenti.

Tanto per restare sull’argomento papa, consentitemi pochi flash critici circa il suo recente viaggio nelle Americhe. Innanzitutto l’immagine ambigua del papa “comunista’, terzomondista, e dei poveri che alla fine lascia invece sdegnato in Bolivia il crocifisso in legno con annessa falce e martello, eseguito su disegno del gesuita Luis Espinal, martire dei poveri, assassinato negli anni Ottanta dalla dittatura militare. Poi, il papa ‘cubano’, osannato da una folla immensa mentre attraversa un ampio viale dell’Avana le cui case sono state per l’occasione ben riverniciate, dopo che a tutti gli attivisti locali è stato messo il bavaglio e dopo che una cosiddetta ‘operazione di pulizia sociale’ ha allontanato dal centro della città i mendicanti, i malati mentali, e le persone indifese e senza casa. Infine, l’indignazione (fra le quinte) vaticana per l’invito fatto dal presidente Obama, in occasione del ricevimento ufficiale alla Casa bianca, di persone non gradite all’establishment vaticano (un ex vescovo dichiaratamente gay, una suora pro-abortista, una attivista transgender). In tutti e tre i casi, un deciso schiaffo all’immagine che si voleva dare di quest’uomo!

Ma passiamo ad altro. Avete presente l’ostinazione di Ratzinger-Benedetto XVI contro il cosiddetto relativismo? Se ne parla sempre meno, forse anche perché Bergoglio sembra (sembra!) a suo modo relativista (vedi l’apertura ai divorziati risposati e il ‘non giudizio’ sui gay); in compenso una oscura presenza inquieta i cattolici: il ‘gender’. Immagino che sappiate più o meno tutti di cosa si tratta. Per alcuni di noi della redazione l’argomento è una bufala di ben scarso interesse, che fra l’altro si starebbe sgonfiando; per altri merita invece un approfondimento. Ne parleremo nel primo numero del 2016, “Gender e dintorni”.  E visto che siamo in argomento, vediamo cosa abbiamo in cantiere per i successivi, a meno di ripensamenti in corso d’opera. Nel numero due parleremo di “Religione e violenza”; nel tre, (e qui mi ricollego a quanto scritto sopra) di “Sovrappopolazione e ambiente”; il numero quattro proseguirà la serie delle ‘arti’, con “Fumetti senza dio”; il quinto, “Chi diavolo è”, sarà dedicato a questo inquietante protagonista di tante religioni.

Dulcis in fundo, l’ultimo numero dell’anno, centonovesimo della serie, celebrerà il “Ventennale dell’Ateo”. Auguri a tutti noi!