Recensione a
Thomas Altizer: Il Vangelo dell’ateismo cristiano
Edizione italiana (1969)
ISBN 978-88-3400386-2, Astrolabio Ubaldini, pag. 152.
di Francesco D'Alpa
Docente di Sacra Scrittura nell’Università di Emory in Georgia, Altizer è stato uno dei più controversi esponenti di quel peculiare ateismo che nascendo e sviluppandosi all’interno del discorso cristiano, non è antireligioso, né dichiaratamente anticlericale. Secondo il suo punto di vista, che si rifà essenzialmente a Paolo di Tarso ed al Vangelo di Giovanni, utilizza il linguaggio religioso e si serve dei miti cristiani (ma storicizza, eliminandolo, il trascendente, e avvicina la regola morale all’istinto) il cristiano è il solo abilitato a parlare di Dio e di quella sua morte e rinascita, senza la quale il cristianesimo non può dirsi compiuto secondo le scritture. Il cristianesimo ecclesiastico (della tante chiese che si rifanno a Cristo) ha dovuto fare i conti con la secolarizzazione e con la desacralizzazione del mondo, e soccombe di fronte alla coscienza moderna ed alla crescente autonomia dell’uomo. Anziché escludere Dio dalla storia, Altizer ipotizza che sia stato Dio stesso a volere lo sviluppo di una sostanziale autonomia dell’uomo, il quale può dunque proseguire la sua storia esattamente come se Dio non esistesse, concretizzando così alla lettera il dogma della incarnazione: Dio ed il Verbo scompaiono come enti trascendenti e si trasferiscono nell’uomo; il sacro tradizionale si eclissa perché il profano è divenuto sacro; l’ateismo dilagante è “buona novella” (ovvero ‘Vangelo’) perché precede l’epilogo del cristianesimo, ovvero la resurrezione di Cristo.