Editoriale 1/2014

di Francesco D’Alpa

 

 

Anno nuovo e molto da raccontare o su cui discutere.

Nel novembre scorso si è tenuto a Roma il nostro decimo congresso. Ve ne riferiscono in questo numero Cathia Vigato con un resoconto generale e Raffaele Carcano (riconfermato alla segreteria) con il suo discorso programmatico. I verbali congressuali, con le decisioni dell'assemblea e i risultati delle votazioni, li trovate sul nostro sito www.uaar.it. Ora occorre tradurre in azione quanto discusso; mettere in campo la grande unità di intenti esibita dai delegati. Nei prossimi tre anni, come ci ha incoraggiati a fare il nostro segretario, dovremo "volare alto"!

Per quanto riguarda la nostra rivista,  al momento non si profila alcun cambiamento sostanziale, e spetterà in prima battuta a noi della redazione accrescerne qualità dei contenuti ed impatto.

Ma veniamo a questo primo numero dell’anno, che precede come sempre i Darwin Day, e per questo ci stimola ad affrontare tematiche legate all’evoluzionismo. Stavolta abbiamo scelto, per la parte monografica, “l’evoluzione della donna”. Ad essere sinceri, il nostro intento originario era quello di trattare solo aspetti antropologici e biologici; ma alla fine abbiamo inserito anche contributi di tipo culturale e sociologico. A proposito di questi ultimi, la vignetta inserita in questa pagina (che forse molti di voi già conoscono) mi ha suggerito due opposte letture sul modo di intendere una certa ‘evoluzione’ della donna, bene in tema con questo numero: da una parte una sintesi delle tappe di liberazione della donna dagli strumenti di seduzione (o costrizione) imposti dalla società maschilista; dall’altra, ed inversamente, una ennesima distorta rappresentazione della donna (e del femminile) come oggetto sessuale sempre più esposto e quindi predabile. Ne scrive qualcosa Enrica Rota.

Tempo di Darwin Day, dicevo. A noi questa ricorrenza fa sempre venire alla mente le bordate clerico-reazionarie dell’ex vicepresidente del CNR Roberto de Mattei, capace stavolta di ospitare sul suo sito “Corrispondenze romane” un fazioso intervento che ribalta miseramente le buone intenzioni di un volenteroso provvedimento governativo contro il femminicidio, facendolo apparire piuttosto come iniziativa antimaschilista. Leggere per credere: “Il dl sul femminicidio licenziato in questi giorni dal Consiglio dei Ministri costituisce l’ennesima prova della deriva morale ed intellettuale della odierna società relativista […] L’unico criterio che il legislatore tende a recepire e tradurre in norme giuridiche è l’interesse che le varie lobby di potere mostrano nei confronti di un presunto problema sociale [...] Dulcis in fundo, è prevista l’assistenza legale gratuita per le donne vittime di violenza, a prescindere dal reddito. Con tale norma viene cancellata la presunzione d’innocenza e si rende ancora più facile di quanto non lo sia già ora l’allontanamento, lo sfruttamento e l’emarginazione dell’uomo, il quale può diventare il facile bersaglio di calunnie e accuse infondate. Ciò grazie alla propaganda femminista, all’asservimento degli organi di informazione ed alla dabbenaggine dei nostri politici, sia di destra che di sinistra.”

Per chi non lo ricordasse, De Mattei è, tanto per fare un esempio della sua ‘modernità’, uno di quelli che giustificano ‘cristianamente’ le catastrofi come castighi divini, e secondo i quali “Dio ci ama e per questo ci mette alla prova con le catastrofi”. Ne abbiamo scritto abbondantemente nel numero 2/2010: e siamo più che certi che, ad esempio, i cattolicissimi filippini (come a suo tempo gli haitiani) non debbano essere molto d’accordo con questa interpretazione, almeno dopo il cataclisma che li ha colpiti qualche mese fa.

Ma passiamo ad un tema attualmente molto dibattuto all’interno della nostra associazione. A fronte di poche critiche di ‘scientismo’ (un tema che riprenderemo nel terzo numero di quest’anno) ci sono infatti giunte parecchie severe accuse riguardo una nostra presunta adesione in toto a tesi animaliste ed antispeciste; e dunque ci è stato richiesto a più voci (anche in sede congressuale) di chiarire se l’antispecismo sia o meno un ‘valore’ dell’UAAR. Da parte nostra non vi è alcuna esitazione a replicare con un ‘no’ secco; anche se ci preme sottolineare come l’argomento non sia dei più semplici. Infatti, al di là del fatto, innegabile, che tutti noi dell’ATEO siamo certamente buoni amici degli animali (ed ambientalisti) vorrei sottolineare come nel nostro lavoro redazionale abbiamo sempre cercato di favorire una discussione aperta a tutte le istanze, purché portata avanti con quella razionalità che rivendichiamo come valore portante dell’UAAR. E visto che di questo tema ci occuperemo ancora ampiamente, ci è sembrato utile riunire in una ‘ATEOgrafia’ le idee chiave ed i passi più significativi di quanto da noi finora pubblicato sulla rivista; tutti gli articoli citati li potete leggere integralmente (se non avete il fascicolo cartaceo) sul nostro sito. All’ATEOgrafia abbiamo volentieri affiancato un ulteriore contributo, stavolta pienamente critico con l’antispecismo.

Si tratta del primo passo in direzione di una sintesi (se possibile) di un ‘nostro’ pensiero ateo/agnostico (o, se preferite, laico) su argomenti di stringente attualità. Su questa linea ci occuperemo prossimamente di scientismo e spirito scientifico; temi sui quali vi rinnoviamo l’invito a contribuire. Il panorama italiano, e non solo, non è infatti dei più incoraggianti, come rivela amaramente il rapporto 2013 dell’Eurobarometro (Eurobarometer Responsible Research and Innovation, Science and Technology). In tutta Europa, ma particolarmente in Italia, nonostante la maggior parte della popolazione, ovvero quasi l’80%, guardi favorevolmente alla scienza ed alle sue ricadute nella vita quotidiana, è solo poco più del 50% ad interessarsi realmente ai progressi della scienza, ed appena il 40% si sforza di comprenderla. L’Italia, come spesso accade, occupa le posizioni di retroguardia, con il Sud ancora una volta peggio del Nord.

Ma su questo torneremo a breve. Per il momento, cari lettori, lascio la parola a Maria Turchetto. Buona lettura.