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L’ombra di Budda, di Bruno Gualerzi

di Francesco D’Alpa

[L’ATEO, 3/2018]

Con l’autoedito “L’ombra di Budda” Bruno Gualerzi offre ai suoi lettori la pregevole sintesi di una filosofia di vita libera da condizionamenti religiosi e da ogni riferimento al soprannaturale: per metà palesemente autobiografica (come suggerisce il sottotitolo della prima parte “Ricominciando dalla fine”), ma propositiva in quanto alla possibile carriera di un ateo razionalista; per metà tematica, con una collezione di brevi articoli, alcuni dei quali apparsi  sul sito www.ateismodaripensare.it o sul blog dell’UAAR, fra i quali “Sulla distinzione tra autentica religiosità e superstizione” proposto in questo numero dell’ATEO.

Quasi senza accorgersene (giacché le citazioni di Eraclito, Pascal, Schopenhauer, Nietzsche, e tanti altri sono in gran parte implicite) il lettore viene condotto per sommi capi alla scoperta (ed aiutato alla personale soluzione) di alcuni dei più classici temi filosofici e religiosi, come il senso dell’esistere, la felicità, la natura del male, la sopravvivenza, la responsabilità morale e quant’altro.

Su tutto domina l’idea che la tanto annunciata morte di Dio non sarà mai tale fino a che ogni singolo uomo non saprà liberarsi di quell’abito che le religioni (ed in fondo le stesse filosofie) gli hanno cucito addosso, seguendo invece la voce della ragione. Quale palese sconfessione dell’idea dell’ateo rabbioso e polemista, sorprende la pacatezza dell’autore nei confronti del cattolicesimo, del quale riconosce la storica indubbia capacità di potenziare ed affinare le menti ed il cuore umani, ma il cui patrimonio, non potendo svanire come un sogno al momento del risveglio, egli ritiene debba essere riconvertito ad un uso definitivamente laico, compiendo una autentica rivoluzione copernicana, che metta al centro la fede nell’uomo.