Zootropolis, l’utopia possibile

di Francesco D’Alpa 

 

Come per quasi tutti i fumetti e cartoni animati, anche quello di Zootropolis è un mondo senza Dio, ma non un mondo senza ideali e valori; tutt’altro. A Zootropolis l’utopia (non a caso nei paesi anglosassoni il film si intitola “Zootopia”) si è trasformata in realtà: a prescindere dalle loro caratteristiche biologiche, prede e predatori (tutti e solo mammiferi) di ogni specie e grandezza convivono pacificamente, e non solo: ognuno può essere chi vuole, inseguire i propri sogni, andare oltre i luoghi comuni ed i pregiudizi.

Uno paradigma, neanche tanto velato, di società tollerante e multiculturale; uno splendido insegnamento per i milioni di bambini (ma anche di adulti) che si sono appassionati nel guardarlo, decretamdone l’incondizionato successo. Ma a qualcuno il ‘buonismo’ disneyano ha dato fastidio; anzi, molto fastidio!

Confesso di non avere saputo nulla di questo film prima di avere letto un velenoso articolo di Alfredo De Matteo, pubblicato… indovinate dove? Ma sì, nel fantastico sito di “Corrispondenza romana”, l’agenzia del più volte da noi citato cattolico integralista Roberto de Mattei [1].

Ai paladini di “Corrispondenza romana”, che nella modernità antireligiosa da loro tanto esecrata vedono il marcio dappertutto, il film è andato proprio di traverso. Caso strano, in quanto praticamente tutto il resto della stampa cattolica vi ha trovato un valido intento educativo e perfino valori perfettamente cristiani!

Ma veniamo alle principali accuse del sopraddetto clan.

Prima accusa: Zootropolis è «la città dove ciascuno può essere (e fare) ciò che vuole…»; «la trama segue le avventure di una coniglietta che decide di lasciare i suoi genitori e il posto dove è cresciuta per coronare il sogno di diventare il primo coniglio poliziotto nella città di Zootropolis, dove il mondo animale si è evoluto e affrancato dai limiti della natura; qui prede e predatori convivono armoniosamente e tutto sembra possibile, anche cambiare la propria identità» [1].

Non c’è che dire: ecco un pessimo stravolgimento della personalità della principale protagonista. A Judy, è vero è stato insegnato che ‘tutto è possibile in questo nuovo mondo’, ma certamente non nel senso della trasgressione, dell’anarchismo, del ‘me ne frego degli altri’; tutt’altro: il suo impegno è nel senso del ‘volli, sempre volli, fortissimamente volli’, nella convinzione che con il sacrificio si può raggiungere un ideale, o che quantomeno è importante tentarci: e non è forse questa una virtù cristianamente richiesta in ogni percorso spirituale che si rispetti?

Seconda accusa: «Il nuovo cartone della Disney entra frontalmente nelle tematiche più attuali, proponendo allo spettatore i soliti cliché propagandati dalla modernità, ma li affronta distorcendo la realtà, al fine di piegarla alle logiche perverse e pervertitrici della società pansessualista postmoderna. Nella città di Zootropolis, infatti, l’armonia si fonda sulla negazione delle differenze, nel nome della tolleranza e del rispetto reciproco. […] Il messaggio veicolato sembra capovolgere la realtà: il caos e l’aggressività presenti in dosi massicce nella civiltà contemporanea, dove solo all’apparenza la vita ordinaria scorre in maniera ordinata e pacifica, non scaturirebbero dalla innaturale repressione delle differenze, dalla violenta logica del “fai ciò che vuoi”, bensì sarebbero artificialmente indotte da chi, magari per acquisire potere, punta ad alimentare nella popolazione la paura verso il “diverso”» [1].

Consentitemi di glissare sulla solita denigrazione gratuita dei ‘clichè’ della moderniutà, di cui abbiamo piena la testa almeno dal tempo dei miopi proclami papali ottocenteschi. Soffermiamoci pittosto su ‘tolleranza’, ‘negazione delle differenze’, ‘logica del fai ciò che vuoi. Il messaggio del De Matteo è chiaro: occorerrebbe meno tolleranza, anche come corollario della presa d’atto di ineliminabili differenze fra gli individui. Non possiamo certo essere d’accordo, e lo stesso papa Francesco ne dovrebbe inorridire.

Terza accusa: «Nel nuovo film d’animazione della Disney sono presenti anche gli equivalenti dei club privè, ossia “oasi ricreative” dove gli animali possono girare nudi e abbandonarsi ad ogni sorta di piacere, ciascuno secondo i propri gusti: in questo caso l’allusione al sesso libero sganciato da ogni regola morale è evidente, seppur abilmente mascherata» [1]. Nulla di più facile che sottolinare la ridicolaggine di questa considerazione. Personalmente non ho notato nessuna esibizione di parti ‘intime’, né alcuna espressione di ‘piacere’ sessuale nel volto degli animali ‘nudisti’ di Zootropolis; che in effetti si limitano a prendere il sole facendosi buona compagnia, come quei milioni di bravi naturisti che in tutto il mondo (ma non in Vatican-Italia) possono tranquillamente mettersi in contatto con la natura. Purtroppo il nostro censore non riesce ad accettare che nel mondo dell’utopia si possa ricreare, in tutti i sensi, l’Eden biblico, laddove il lupo nudo convive con l’agnello nudo. Chi è affetto da sessuofobia, non può vedere altro che deprecabile sesso!

Ma veniamo velocemente al giudizio conclusivo di De Matteo: «La Walt Disney confeziona dunque un nuovo film di indottrinamento di massa, diretto ai più piccoli e alle loro famiglie. La colonna sonora del cartone animato è affidata ad una nota cantautrice, attrice e ballerina: Shakira, la quale nel film presta la sua voce ad una avvenente diva dello spettacolo, Gazelle, che col suo atteggiamento sensuale ed ambiguo catalizza i desideri simil-erotici dei personaggi presenti nel film, dal leone poliziotto al bufalo capo del dipartimento di polizia. Try everything, prova tutto, è il titolo della canzone della cantante Shakira che fa da sfondo musicale a Zootropolis: un vero e proprio inno all’autodeterminazione che è tutto un programma» [1].

‘Indottrinamento di massa’ e ‘autodeterminazione’: sono questi, in fin dei conti, i bersagli di tanta critica? In quanto all’indottrinamento di massa, si guardi da che pulpito viene la predica: la chiesa iper-tradizionalista invocata da ‘Corrispondenza romana’ è certamente quella che più ha indottrinato il gregge dei suoi fedeli (non a caso un ‘gregge’), e quel che è più importante, imponendo i suoi arbitrari valori (in buona parte oggi rimangiati); a differenza del mondo di Zootropolis, dove i ‘valori’ sono una conquista sociale, il frutto di un ‘progresso’ morale. In quanto alla ‘autodeterminazione’, ho già scritto: si vorrebbe ovviamente che il fedele non uscisse dal ‘gregge’, proprio in funzione dell’indottrinamento di massa.

Come ribattere dunque alle accuse rivolte al film? C’è da scandalizzarsi del fatto che ogni quartiere della gigantesca città celebri culture differenti, a differenza del nostro mondo reale, ancora oggi razzista e violento (la divisione tra predatori e prede è una chiara metafora della divisione tra bianchi e neri, tra 'noi' e gli 'altri', tra 'maggioranza' e 'minoranze').

Dà fastidio l’audace coniglietta Judy Hops, che desidera rendere il mondo più felice e non smette mai di credere in se stessa? Dispiace la ‘redenzione’ della truffaldina volpe Nicholas "Nick" Wilde, che apprende strada facendo le virtù dell’amicizia e della giustizia? Non è credibile la capacità di ‘riconoscenza’ del famigerato toporagno Mr. Big? non si può provare tenerezza per il mondo naturista del flemmatico yak Yax? Ed in quanto alla ‘indecente’ esibizione finale di Gazelle, in quanto si discosta da ciò cui assistono, senza scrupoli di alcuna sorte e senza immaginare di ‘peccare’, tutti i giovani del mondo, cattolici o no?

Ed ancora: come non intravedere nella carriera di Judy il classico viaggio dell’eroe, che lascia il nido materno per affontare il mondo, all’inseguimento dei suoi sogni? e nei personaggi comprimari  il racconto di un processo di maturazione, alla scoperta dell'altro e di se stessi?

Pochi altri commentatori hanno criticato il film: «“Zootropolis” ha perfino qualche correttezza politica di troppo, da film della Disney che insegna a tener duro e a realizzare i propri sogni contro tutte le avversità» e «viene il cattivo pensiero che tutti possono fare tutto» [2].

Prima di scrivere questo articolo ho cercato sul WEB altre eventuali recensioni negative, con le quale mettere alla prova i miei apprezzamentoi per quello che considero sotto ogni aspetto un piccolo capolavoro; ma ho trovato ben poco. Le critiche peggiori sono le accuse ‘politiche’  espresse sulle pagine del ‘Quotidiano dell’Esercito di liberazione popolare’ cinese: la coniglietta Judy Hops attenterebbe addirittura alla loro sicurezza nazionale, in quanto attraverso la «macchina della propaganda statunitense. […] promuove i valori e la strategia globale americana» e «l’animazione di fatto distorce la realtà ribaltando i ruoli di preda e predatore» (in un certo senso è quello che sostiene De Matteo!); dunque il film «è una forma di propaganda invisibile che non basta boicottare»  [3], per cui bisognerebbe che il pubblico sviluppasse una maggiore coscienza critica e che lo Stato investisse in prodotti culturali capaci di competere con il soft power americano.

Un colorito rimprovero è invece quello proveniente dal ‘Movimento Neoborbonico’, che lamenta la caratterizzazione napoletana, tramite un’inequivocabile accento nel doppiaggio, dell’unico personaggio  del tutto ‘negativo’ di Zootropolis, la furba e truffaldina donnola Doke [4].

Se avete visto il film vi sarà invece facile concordare con il gran bene che ne è stato scritto in tutto il mondo. Un buon esempio di critica costruttiva è certamente questo: «Zootropolis, cartone Disney supervisionato dall'onnipotente John Lasseter, affronta di petto la tematica più attuale di tutte: l'uso della paura come strumento di governo. E va a toccare un altro degli argomenti più sensibili in ogni epoca, ovvero l'esistenza (o meno) di una predisposizione biologica al crimine per alcune razze e alcune etnie. Ma si spinge anche oltre, andando ad analizzare il rapporto fra massa ed élite, nonché l'opportunità (o meno) di sopprimere la natura selvaggia e istintiva sacrificandola all'ordine sociale, flirtando con l'eterno dilemma se nella formazione degli individui, e delle società, conti maggiormente la natura o la cultura. In realtà il discorso portante è quello dell'autodeterminazione a dispetto della propria limitata dotazione di base: un discorso che, da ‘Monsters & Co’ a ‘Planes’ a ‘Turbo’ attraversa molta animazione recente. È la filosofia "Yes you can" che ha portato alla presidenza americana un afroamericano e che sta alle radici del (nuovo) sogno americano.» [5]

Ma era davvero così difficile, per il gruppo di ‘Corrispondenza Romana’, cogliere la gioiosa propositività di  questo «magico frame stop di quel meccanismo omicida di concorrenza e crudeltà in cui sembra che l’intero mondo sia ricaduto senza accorgersene sopprimendo il più debole senza pietà […] l’azzardo di una mutazione genetica generale, una pax sociale tra predatori e prede che è all’origine di molte riflessioni animaliste contemporanee»? [6].

In ogni caso, fortunatamente, questa volta il resto del mondo cattolico sembra apprezzare incondizionatamente: «Judy è il simbolo di ogni ragazzo che scopre la propria vocazione e vuole sceglierla e viverla fino in fondo anche se i genitori o il contesto di appartenenza può avere paura delle conseguenze di queste decisioni. Zootropolis è anche il simbolo di un mondo dove è possibile convivere, anche tra animali diversi, imparando a rispettarsi, a sopportarsi e ad amarsi. E dove il bene è possibile anche in chi ha vissuto solo per se stesso e non ha mai trovato l’occasione per redimersi» [7].

Un bel messaggio laico, a mio avviso: senza alcun bisogno di ricorrere a fatine, maghi, profeti e dei, è possibile migliorare il mondo reale, rimboccandosi le mani.

 

 

[1] Alfredo De Matteo: Zootropolis, la città dove ciascuno può essere (e fare) ciò che vuole… http://www.corrispondenzaromana.it/zootropolis-la-citta-dove-ciascuno-puo-essere-e-fare-cio-che-vuole/

[2] Mariarosa Mancuso: Il segreto del successo di Zootropolis è l’animazione scorretta. Il foglio 26 marzo 2016

[3] Citato da Cecilia Attanasio Ghezzi: La Cina contro Zootropolis della Disney: fa propaganda Usa. La Stampa, 7 aprile 2016

[4] Neoborbonici contro la Disney: «Nel film "Zootropolis" luoghi comuni anti-napoletani», chiesto risarcimento. Il Mattino, 21 febbraio 2016

[5] http://www.mymovies.it/film/2016/zootopia/

[6] Davide Turrini: Zootropolis, nel nuovo film di Disney l’incantesimo può incontrare l’utopia. E insegna qualcosa all’uomo contemporaneo. Il fatto quotidiano, 18 febbraio 2016

[7] Emanuela Genovese: A Zootropolis predatori e prede convivono. Una città ideale, esclusivamente per animali. Avvenire, 18 febbraio 2016