Roberto Beretta e Elisabetta Broli, Peccato non farlo. Tutto quello che volevate sapere sul sesso e la Chiesa non ha (quasi) mai osato dirvi
ISBN 978-8838-48413-1, Piemme, Casale Monferrato 2004, pagine 256, € 14,90, brossura.

Recensione di Francesco D'Alpa

[L'ATEO, 6/2018]

Questo piccolo saggio, scritto a quattro mani da un articolista del quotidiano dei vescovi Avvenire e da una “studiosa di teologia” ci presenta una chiesa cattolica inaspettatamente aperta alla sessualità in tutte le sue espressioni e lontana anni luce dalla demonizzazione di tutto ciò che ha a che vedere con la carnalità. L’intento è chiaramente espresso in seconda di copertina: «siamo così sicuri che la Chiesa sia così sessuofoba come sembra? Certo è difficile negare che ci siano state in passato proibizioni morbose, demonizzazioni assurde, degenerazioni di puritanesimo. Ma intorno ai tanti “no” dei cattolici in materia di sesso si sono moltiplicati equivoci, luoghi comuni e pregiudizi».

Che dire? ci vuole una bella dose di faccia tosta per gettarsi alle spalle duemila anni di ripulsa per il sesso, ovvero di quella cosa che si pratica (secondo s. Agostino, o forse Bernardo di Chiaravalle), così come si nasce, «inter faeces et urinam».

Ma la falsificazione va ben oltre: il problema è che la Chiesa, ovvero la teologia morale, ha non solo sempre represso gli atti sessuali, ma la sessualità (concetto più ampio) in genere.

La predicazione bergogliana, che questo volume anticipa, sembra avere definitivamente sdoganato articoli catechistici esposti in passato (onde evitare scandalo) sempre in “latinorum”: ad esempio la sollecitazione amorosa, gli atti preparatori alla copula, il sesso non coniugale, la masturbazione, l‘educazione sessuale; ma certo non ha abrogato il Catechismo del 1997, che di queste aperture mostra ben poco, a meno di non volere rivoltare il senso di frasi (forse artatamente) possibili di interpretazioni ambigue.

Certo deve essere confortante per un cattolico tipico dei nostri tempi (in molti casi quarantenne, ancora “fidanzato”, ma già con figli eventualmente anche da altra donna) apprendere dal “kamasutra cattolico” (ipotizzato dai nostri autori) che «già nel Seicento alcuni teologi gesuiti avevano giudicato legittimo toccare i seni della moglie durante l’atto amoroso» e che «la Chiesa oggi non si permette più intromissioni voyeuristiche in camera da letto e non pone limiti alla fantasia degli amanti»; che la donna si è trasformata «da tentazione a occasione», «il sesso fa bene allo spirito», «l’orgasmo è raccomandato dalla Chiesa»; che «la masturbazione non sempre è peccato»; che Gesù era «uomo “vero” dalla testa ai piedi» e “andava” con le prostitute; che «anche gli omosex possono portare la fede»; non ultimo che «l’Antico Testamento non è mai stato contro le donne» e s. Paolo è stato il loro «liberatore»!

A dirla in breve, si tratta di un volume che merita più di una semplice recensione; andrebbe commentato pagina per pagina, parola per parole, con le matite rossa e blu sempre all’opera. Cinquanta anni fa la gioventù cattolica leggeva di nascosto gli inserti chiusi di “Due più” (chi se li ricorda?) per scrollarsi di dosso certi scrupoli sessuali non rimossi dal Vaticano II; oggi si possono leggere in canonica pagine perfino più scabrose. Segno dei tempi!

Mi resta un dubbio, cui in qualche modo risponde l’ultima pagina del volume: una volta nell’aldilà, dove «andranno a finire l’affetto, le tenerezze, anche le carezze, i basi e tutto il resto di dolcezze cui una vita matrimoniale ha abituato milioni di coppie»? Secondo i nostri due autori, parecchi santi coniugi, pur di stare uniti tra loro, preferirebbero andare all’inferno! E proprio il termine “inferno”, ultimo del testo (eccettuata una postfazione del cardinale Ersilio Tonini), la dice tutta su quale sia in fondo (rimossa l’ipocrita scorza moralista clericale) la prospettiva di vita più desiderabile ed umana.