Nel nome della scienza
di Martin Gardner
Transeuropa, Ancona, 1998.
Pag. 298. Lire 35.000.
Cos'è una pseudoscienza ? Una teoria interpretativa della natura che, partendo da osservazioni empiriche per lo più fortemente soggettive, tramite procedimenti solo apparentemente logici, giunge ad una arbitraria sintesi, in stridente contrasto con idee comunemente condivise.
Nel presentare la sua rassegna sulle fedi pseudoscientifiche proliferate negli Stati Uniti fra ottocento e novecento, Martin Gardner tratteggia innanzitutto la personalità dello pseudoscienziato, che può anche essere un imbroglione, ma in moltissimi casi è un sincero assertore delle sue idee ed un convinto testimone di esperimenti irripetibili; un individuo per lo più isolato, senza o con minimi contatti con la comunità scientifica ortodossa, quasi sempre denigrato ed a suo dire ostacolato nei suoi studi. Molti di costoro sono individui dotati di grande vitalità e di indubbio fascino; si occupano di temi di grande interesse ed ampia risonanza emotiva come i problemi della salute, la struttura dell'universo, gli enigmi irrisolti. Gli ostacoli alla pubblicazione dei propri lavori e la crescente indifferenza od ostilità alla proprie idee da parte del mondo scientifico li pongono nella condizione di sentirsi dei geni incompresi, od anche i depositari di una missione, dei pionieri, dei benefattori. Spesso sono solo menti esaltate, che elaborano anche in modo delirante esperienze illusorie. La sviluppo di una pseudoscienza è generalmente limitato all’azione del suo creatore e con essa si esaurisce, ma ipotesi interpretative similari riemergono periodicamente; talora sostenute da vere e proprie organizzazioni, capaci di ottenere un consenso quasi fideistico da parte di ampi gruppi di credenti.
Gli esempi citati nel libro sono innumerevoli e comprendono strambe teorie astronomiche (terra cava, fisica lawsoniana), fisiche (rabdomanzia, psicocinesi, percezione extra-sensoriale), mediche (culti medici, mode alimentari, frenologia, iridologia), sessuologiche (orgonomica), psicologiche (dianetica) e molte altre, talora in qualche modo intercorrelate, ma più spesso del tutto autonome, nate e cresciute in modo assolutamente arbitrario, irrazionale, slegate da ogni altra interpretazione del mondo, sfuggenti ad ogni possibile integrazione e confronto. Di particolare risalto il caso del russo Lysenko, le cui idee su evoluzione ed ereditarietà sono perfino divenute dogma di stato.
Il seguace di una pseudoscienza è per lo più incapace di percepire, nelle teoria di moda, la commistione di dati non verificabili o ripetibili e di interpretazioni arbitrarie e non sa applicare i processi valutativi ed i criteri di giudizio che sono alla base del consenso scientifico.
Un grande merito di Gardner è a mio avviso quello di averci fornito una sintetica ma accurata esposizione delle singole teorie e del loro sviluppo, ben inserendole nel contesto storico. Non manca, laddove possibile, un certo riconoscimento a chi, come Reich, per buon parte della sua vita è stato un originale ricercatore, meritevole di stima da parte della comunità scientifica. Il giudizio diviene severo però laddove lo pseudoscienziato anziché confrontarsi con i suoi naturali interlocutori si arrocca più o meno intenzionalmente in un suo mondo interpretativo sempre più alienato.
Un interessante contributo di Gardner sono le sue considerazioni sul ruolo e sull'atteggiamento che devono assumere gli editori di riviste scientifiche e non. Se da una parte è giusto non permettere contaminazioni fra saperi convalidati e pseudoscienze più o meno deliranti, non può essere negata a priori a qualunque idea originale la possibilità di essere conosciuta, pena la coartazione della creatività scientifica. La soluzione proposta da Gardner è quella di consolidare quei meccanismi che impediscono la contaminazione fra i diversi canali della comunicazione, e ne mantengono separati gli ambiti di fruizione, argomento di pressante attualità nella nostra epoca di deregulation internettiana e di allarme per la crescente disinformazione scientifica.
Una piacevole sorpresa per il lettore è la data di prima pubblicazione di questo ecellente libro, il 1957: monostante i decenni trascorsi dall'edizione originale, tutto l'impianto teorico e documentario non ha perso nulla della sua forza. Si tratta di un testo avvincente che, caldamente consigliato ad ogni tipo di lettore, non può mancare nella biblioteca dello scettico militante.