Il dibattito sugli atei “cretini”
Nel numero del 30 aprile 2009 il giornale “La Sicilia” torna sul tema del “cretinismo ateo” con due interventi a confronto: quello di Giorgio Montaudo, docente di Chimica Industriale, notoriamente “non credente”, e la repica del Prof. Pietro Barcellona, docente di Filosofia del diritto, entrambi presso l’Università di Catania.
Montaudo si dichiara senza mezzi termini dispiaciuto del “resoconto delle dichiarazioni di Barcellona sulla presunta stupidità degli atei”, e della rinnovata polemica contro lo “scientismo” ed il “riduttivismo scientifico”, e deplora la definizione offensiva di “atei professionisti” (e dunque “cretini” per eccellenza), che resta peraltro l’unica forma di censura oggi possibile in mancanza di roghi; esalta il ruolo della ragione e della scienza; e si dichiara certo del fatto che le neuroscienze riusciranno un giorno a spiegare pressoché tutto dell’uomo, lasciando in soffitta ‘misteri’ e teologie. Per lui, non può essere tacciato di ateismo né di stupidità chi sostiene le ragioni delle scienze.
Barcellona replica, inizialmente pressochè rinnegando di avere usato l’aggettivo “cretino”, quasi che esso originasse dalle fantasie del cronista; ma poi rincara perfino la dose e definisce meglio il profilo di quello che aveva definito “ateo professionista”. Dopo avere chiama all’adunata la “sorda” “intelligenza critica” della sua città, replica i suoi anatemi contro quel “movimento organizzato di atei professionisti che ideologicamente cercano di distruggere e umiliare ogni posizione che riconosca nella fede (non solo in Dio, ma nelle persone, nei propri maestri, nei genitori,etc.) un via legittima per la comprensione del mondo contemporaneo”. E quale esempio cita i movimenti e le associazioni che hanno allestito gli Ateobus. A suo dire, diversamente da quanto accade nei laboratori dove si studiano le neuroscienze, gli aderenti a questi movimenti ed associazioni hanno assunto una posizione “ottusa” per ragioni di puro potere e per neutralizzare le religione, diffondendo “un senso di irresponsabilità e di impotenza di fronte alle scelte etiche”. Così, paradossalmente, “gli atei professionisti sono tutt’altro che cretini, perché hanno un intelligente piano di dequalificazione di tutti i saperi che hanno posto al centro la riflessione sullo spirito umano, dalla psicoanalisi all’ermeneutica filosofica”.
Con buona pace (tanto per fare un esempio) proprio della psicoanalisi, che i teologi ed i credenti hanno combattuto per decenni a testa bassa.
Nonostante l’assoluto fallimento di ogni mio precedente tentativo di fare emergere la voce dell’UAAR sulle pagine del nostro maggiore quotidiano locale, ho inviato a “La Sicilia” la seguente lettera.
«A proposito di “Atei Professionisti”
Vorrà scusarmi il prof. Barcellona, per non avere assistito al dibattito tenutosi a Catania il 21 aprile 2009, ma in mancanza di chiare smentite debbo ritenere che egli abbia effettivamente sostenuto, magari incidentalmente (come da resoconto a firma di Sergio Sciacca su ‘La Sicilia’ del 23 aprile 2009), che “dichiararsi atei è cretinismo” che “la scienza umana da sola non può superare i problemi del vivere contemporaneo” e che “l’ateismo è stupido”; ovvero che tali affermazioni non siano semplicemente il parto della “straordinaria fantasia” di un giornalista.
Appartengo a quel forse quantitativamente minoritario ma certo culturalmente ben attrezzato gruppo di intellettuali (si, proprio quelli degli Ateobus di Genova!) che il filosofo catanese direttamente denigra quali “atei professionisti che ideologicamente cercano di distruggere ed umiliare ogni posizione che riconosca nella fede una via legittima per la comprensione del mondo contemporaneo”. Sono uno di quelli che tifano sfacciatamente (anche per specifica preparazione professionale) per le neuroscienze, ritenendole la via maestra per capire sempre più e meglio la “verità” sull’uomo; secondo i quali sono piuttosto le religioni (e la cattolica in particolare) a forzare “ottusamente” e “maliziosamente” tutto ciò che viene dalle scienze, a sostegno di una teologia in eclissi e perdente.
Indubbiamente la religione ha avuto ed avrà ancora a lungo un rilievo sociale ed un valore individuale, ma la riflessione sullo spirito umano è oramai altra e più nobile cosa, e si svolge su scenari ben più ampi, del confessionalismo.»
Francesco D’Alpa (Unione degli Atei ed Agnostici Razionalisti)