L’allungamento dei nodi all’interno dei Crop Circles
I dati pubblicati da Levengood su "Physiologia Plantarum" non possono supportare le conclusioni dei cereaologi

Nel dicembre 1990 [1] il cereaologo inglese Pat Delgado inviò campioni di piante prelevate dai due cerchi (l’uno di grano e l’altro di orzo) di Newton St. Loe e di Lockeridge [2] a William Levengood, biofisico di Grass Lake, Michigan (USA). Il ricercatore statunitense trovò che le spighe, sebbene apparentemente normali, erano assolutamente prive di semi, un reperto per lui assolutamente inusuale nelle normali colture. Ma anche delle piante di controllo prelevate a varia distanza dal cerchio mostravano delle alterazioni simili, che secondo lui non potevano essere la conseguenza di un semplice trauma meccanico.

Studiando in seguito dell’altro materiale proveniente da Barbury Castle (Inghilterra, 1991), Levengood trovò che le spighe prelevate all’interno del cerchio apparivano rimpicciolite ed in gran parte senza semi, oppure con semi di peso e volume inferiore alla norma. Secondo Levengood, questi effetti dipenderebbero da una prematura disidratazione occorsa nel momento della formazione dei cerchi; e varierebbero in relazione al diverso periodo di sviluppo dei semi: ritardo di crescita nelle prime fasi, oppure ingrossamento se colpiti quando già maturi. Anche i test di germinazione evidenziarono risultati variabili: nessuna germinazione per quelli più immaturi, germinazione ridotta quando presi in fase più avanzata; accelerata germinazione e sviluppo più vigoroso se maturi (come se avessero acquisito una maggiore "energia" [3]).

Levengood, convinto che tutti questi effetti derivassero da una esposizione al calore, provò a riprodurli, esponendo alcune piante all’azione di microonde, in un normale forno; ne concluse che trenta secondi di trattamento fossero ottimali per produrne di simili.

L’articolo del 1994

I primi risultati di Levengood furono esposti in un articolo pubblicato nel 1994 sulla rivista "Physiologia Plantarum" [4].Per ognuno degli 86 cerchi fino ad allora studiati, erano state esaminate poche piante (al massimo 10) raccolte all’interno ed altrettante raccolte all’esterno di ciascuna formazione, prelevate solitamente da 1 a 5 giorni dopo la formazione del cerchio.

Le anomalie segnalate erano: (a) ingrossamento e talora allungamento delle cavità delle pareti cellulari (circa 50% dei casi); (b) anomalie dei nodi, come l’aumento del loro diametro (circa 25%); (c) anomalie dell’embriogenesi (circa 25%); (d) alterato sviluppo dei semi (circa 25%).

Solo il 5% circa delle piante prelevate all’interno dei cerchi non presentava alterazioni.

Le conclusioni di Levengood erano: "le piante affette presentano componenti che suggeriscono il coinvolgimento di rapidi movimenti dell’aria, ionizzazione, campi elettrici e transitorie alte temperature combinate con una atmosfera ossidativa. Una forza naturale ed organizzata che incorpori ciascuna di queste caratteristiche è un vortice di plasma ioni, ed un vero esempio di alta energia è la scarica di un fulmine".

L’articolo del 1999

Nel suo secondo articolo [5], che ha come coautrice Nancy Talbott, Levengood premette di avere oramai studiato, presso il Pinelandia Laboratory di Grass Lake, nel Michigan, materiale proveniente da circa 250 formazioni comparse in vari paesi, in particolare USA, Canada, Australia e Inghilterra; fra queste, nel 95% dei casi, egli avrebbe riscontrato anomalie strutturali: allargamento delle cavità delle pareti cellulari; deformazione ed espansione della estremità degli steli; grossolane alterazioni del tessuto embrionale, con sviluppo ritardato o anomalo dei semi, nonostante l’apparente assenza di alterazioni macroscopiche. Nessuna di queste anomalie, secondo la sua opinione, poteva essere stata provocata da azioni vandaliche o con i mezzi meccanici indicati da quanti asseriscono di creare i cerchi; né le alterazioni dei tessuti embrionali potrebbero essere spiegate con l’effetto di radiazioni ionizzanti o di sostanze chimiche. Oltre a confermare i primi dati del 1994, egli ritiene di potere così ulteriormente dimostrare l’intervento di vortici di plasma nella creazione dei cerchi.

Ma a dispetto della notevole quantità di dati che afferma di avere finora raccolto, Levengood si limita ad esporne nel dettaglio ben pochi, in parte quantitativi ed in parte solo qualitativi, su appena sette formazioni. Questi dati vengono messi a confronto con quelli ricavati da una sperimentazione attuata su di una coltivazione di grano nel Maryland, nel 1997, in cui erano stati creati, con funi e tavole, cerchi di 1 e 3 metri di diametro, in diverse condizioni di fertilizzazione del terreno (normale e iperfertilizzato) e le piante erano state raccolte in momenti diversi del loro ciclo vitale. In queste condizioni, le piante di controllo palesavano una risposta gravitotropa dopo 2-3 giorni.

Lo stelo del grano e di altri cereali presenta alcuni piccoli rigonfiamenti, chiamati nodi, che agendo come una sorta di legamento orientano la pianta in direzione del sole durante la crescita. Se le piante vengono poste orizzontalmente, entro poche ore cercano, grazie alle modificazioni di questi nodi, di riprendere la posizione verticale. Questo comportamento viene definito "risposta gravitotropica"; è indipendente dall’apporto di energie esterne, e si somma all’effetto fototropo.

Nelle piante prelevate dai "veri" cerchi, l’allungamento dei nodi, secondo Levengood, è più vistoso a livello dei due posizionati più in alto e ben maggiore della normale risposta gravitotropica.

Per Levengood, è significativa soprattutto l’entità dell’allungamento dei nodi, che nel campione di controllo è al massimo del 10% circa dopo 3 giorni, del 15 % circa dopo cinque giorni, e fino al 50% solo dopo più di 20 giorni. Invece, nella piante provenienti dai cerchi l’incremento sarebbe stato compreso fra il 30 ed il 200%, nonostante fossero state raccolte in un periodo variabile da poche ore fino al massimo a tre giorni dopo la formazione del cerchio. In alcuni casi, esso si sarebbe riscontrato anche in ciuffetti di piante non piegate, poste al centro della formazione, a riprova, secondo lui, dell’intervento di forze diverse dalla risposta gravitotropica.

Come secondo rilievo, tipico dei "veri" cerchi, i nodi delle piante piegate presenterebbero varie anomalie a livello cellulare, come l’allargamento delle cavità delle pareti, che sono interessate al trasferimento dei nutrienti verso il tessuto embrionale dei semi. Ed in molti casi i nodi presenterebbero anche le cosiddette cavità da espulsione, come se il liquido all’interno delle cellule fosse stato espanso fino ad esplodere al di fuori delle cellule. Quest’ultimo evento avrebbe luogo elettivamente sui nodi più in alto nelle piante, in particolare il penultimo, in quanto la loro parete è più debole; e, secondo Levengood, non sarebbe stato mai osservato nei cerchi artificiali, né precedentemente descritto nella comune patologia vegetale.

Il terzo importante reperto, riportato da Levengood, è che l’allungamento dei nodi, riscontrato in un certo numero di formazioni circolari studiate durante il 1994, era parso correlato alla distanza delle piante dal centro del cerchio: dunque maggiore nelle piante in posizione centrale, in accordo con il principio di Beer-Lambert, secondo il quale l’assorbimento di energia elettromagnetica diminuisce con l’allontanamento dalla fonte (che in questo caso egli suppone come posta sempre al centro del cerchio).

Analisi dei risultati

Ritengo opportuno riportare in sufficiente dettaglio alcuni dati esposti da Levengood in questo articolo, per ciascuna delle formazioni prese in esame.

Chehalis (Washington, USA, 1994): formazione di 18 metri di diametro, in un campo di grano; nodi allungati al massimo del 20 % al centro della formazione.

Devizes (Inghilterra, 1993): si tratta di un cerchio di tre metri circa di diametro, in un campo di grano; l’aumento della lunghezza dei nodi è al massimo del 60% al centro della formazione.

Sussex (Inghilterra, 1994): cerchio di 6 metri di diametro, in un campo di orzo; allungamento dei nodi di circa il 35% al centro della formazione, ma in parte presente anche pochi metri al di fuori.

Di questi primi tre cerchi Levengood presenta un rapporto dettagliato. Di altre formazioni possono invece essere reperiti solo pochi dati, più che altro qualitativi.

Del cerchio di Logan (Utah, USA, 1996) si vede solo la fotografia delle cavità da espulsione.

Di un primo cerchio di Blue Ball (Maryland, USA, 1995), un cerchio del diametro di 27 metri, viene presentata solo un fotografia dei nodi, piegati ed allungati, precisando che l’aumento della loro lunghezza era compreso fra il 130 ed il 200%. In questo cerchio erano particolarmente frequenti le cavità da espulsione.

In un secondo cerchio di Blue Ball, (adiacente al primo e comparso lo stesso giorno), una formazione pressoché rettangolare, in un campo di grano, con lato maggiore di circa 50 metri, l’allungamento dei nodi era compreso fra il 92 ed il 203%, rispetto alle piante prelevate all’esterno.

Infine Levengood e Talbott descrivono i reperti ottenuti in una formazione più complessa, comparsa a Beckhampton (Inghilterra, 1995), di forma spirale, formatasi in due successivi momenti.

Nelle prime tre formazioni (Chehalis, Devizes e Sussex) l’allungamento dei nodi decresceva progressivamente dal centro alla periferia della formazione, in accordo, secondo Levengood e Talbott, al principio di Beer-Lambert; nelle due di Blue Ball ed in quella di Beckhampton le anomalie avevano invece una disposizione più casuale.

A completamento di questi pochi dati, e per supportare la sua ipotesi sui vortici di plasma, Levengood cita in questo articolo anche il riscontro nel cerchio inglese di Cherhill (Wiltshire, 1993) di materiale ferroso anomalo, di presumibile origine meteorica, fatto questo che a suo dire supporterebbe ulteriormente l’ipotesi dell’intervento di vortici di plasma, che lo avrebbero trascinato a terra e fuso a caldo sulle piante e sul terreno.

Dubbi sulla metodica

Per quanto sia stato accettato per la pubblicazione su di una rivista scientifica, l’articolo del 1999 offre il fianco a serie critiche.

Stupisce, innanzitutto, che uno studioso, partendo da una base di dati così vasta, compili un resoconto su tre sole formazioni; da cui il sospetto che i dati ottenuti in tutti gli altri casi fossero inconsistenti.

Altri dubbi sorgono guardando all’età dei cerchi; Levengood non precisa l’intervallo di tempo intercorso fra la comparsa di quelli analizzati in dettaglio e la raccolta dei campioni, limitandosi a riferire che, nell’ambito complessivo di tutto il suo lavoro, "la maggioranza delle formazioni scoperte nei campi sono state campionate entro un tempo compreso fra poche ore e tre giorni dopo la loro comparsa".

Questa affermazione, fin troppo generica, mi ha spinto ad una ricerca più approfondita. Purtroppo il materiale originale di Levengood non è stato pubblicato su riviste scientifiche, e solo una accurata ricerca su Internet ha permesso di ritrovarne una parte, su articoli sia del gruppo BLT e dei suoi collaboratori, che di altri. La loro lettura mi ha spinto a dubitare del procedimento complessivo di Levengood; per cui ho effettuato successivamente un più ampio controllo su tutto il materiale ulteriore di questo autore, accessibile su Internet, confermando i primi sospetti.

Verifica sui dati

Su Internet sono presenti foto parziali di cerchi comparsi in varie occasioni a Chehalis nel 1994 [6] [7], ma senza alcuna descrizione della formazione, né dettaglio dei reperti. Interessanti due formazioni adiacenti [8], una delle quali presenta ad una delle estremità un cerchio che potrebbe anche essere quello saggiato da Levengood. Ma in pratica, nulla si può dire sull’identità di questo cerchio, neanche se le varie immagini citate si riferiscano o no alle stesse formazioni. I dati del grafico di Levengood mostrano che l’allungamento dei nodi non supera il 20% rispetto ai controlli, eccettuato un ciuffo centrale che ha un allungamento intorno al 40%. In mancanza di informazioni sui tempi di raccolta dei campioni, questi dati non dimostrano nulla. L’unico aspetto di interesse per questo cerchio resta il fatto che l’aumento dei nodi decresceva dal centro alla periferia.

Del cerchio di Devizes non sono stato in grado di trovare alcuna sicura traccia in rete, forse anche perché si tratta di una delle regioni più interessate al fenomeno. L’aumento massimo della lunghezza dei nodi è qui dell’ 89%, ma ancora una volta Levengood non ci fornisce alcun elemento sull’epoca di raccolta dei campioni.

Una formazione su campo di orzo, comparsa a Sussex (Inghilterra, 1994), è quella denominata "Egg, Tear & Slice", del 21 giugno [9] [10] La sua descrizione sembra collimare con gli scarni riferimenti di Levengood. Ma ancora una volta non è possibile fruire di ulteriori dati.

Va segnalato, per la sua rilevanza, il fatto che questi primi tre cerchi sono quelli su cui Eltjo Haselhoff rifarà poi i conti, per giungere alla formulazione della sua teoria sulle sfere di luce [11].In verità, se abbiamo presente quale sia l’ampia base di dati di partenza di Levengood, appare piuttosto strano che egli dia valore dimostrativo a questi soli tre cerchi, fra i quali solo in uno l’allungamento dei nodi è discreto, mentre negli altri due è assolutamente modesto, e certamente entro i limiti della risposta gravitotropica, per come da lui stesso verificata nei cerchi sperimentali.

Il punto cruciale di tutto il ragionamento mi sembra la determinazione della reale età dei cerchi al momento del prelievo delle piante; un dato che non si può dedurre né dall’articolo né da altro materiale in rete.

Continuando la ricerca sugli altri cerchi citati di sfuggita in questo articolo, si possono scoprire particolari importanti, utili per capire come abbia lavorato Levengood.

Il cerchio di Logan (Utah, 23 agosto 1996), è apparso su di un campo di grano (ma altri parlano di orzo [12] [13]); è costituito da due cerchi di 58 e 30 piedi, e da una barra di 258 piedi che li attraversa in parte [14]; ed è di fattura piuttosto rozza [15].

Secondo Joshua B. Good, corrispondente di "Salt Lake Tribune", che ha esaminato il cerchio indipendentemente dal corrispondente del gruppo BLT, ed anche secondo il proprietario del terreno (certamente abbastanza pratico di questi aspetti), al momento della scoperta il cerchio doveva essersi già formato da circa tre-quattro settimane, in quanto le spighe piegate avevano un ritardo di maturazione di questa entità e si presentavano di colorito diverso rispetto alla restante piantagione, come se fossero malate [16]. Vi era inoltre un buco al centro, come se qualcuno vi avesse infisso un palo cui legare delle corde. La scoperta era stata tardiva, probabilmente perché il cerchio non era facilmente visibile dalle strade adiacenti, la più vicina delle quali a oltre 400 metri di distanza.

Questo cerchio è importante per Levengood, che pubblica su Physiologia Plantarum una foto delle cavità da espulsione qui riscontrate, ma senza riferire sul tempo di raccolta dei campioni. Altrove [16], Nancy Talbott indica che gli steli furono raccolti il 25 agosto 1996, cioè due giorni dopo la scoperta, omettendo però di segnalare che in quel momento le piante, per come appena illustrato, erano probabilmente già piegate da quasi un mese, ed ovviamente avevano proseguito per tutto questo tempo il loro ciclo biologico, inclusa la risposta gravitotropica.

I campioni delle due formazioni di Blue Ball [3] [17] furono prelevati da George Reynolds investigatore del MUFON, in due distinte occasioni: la prima volta poco dopo il rinvenimento, la seconda dopo un mese. Nei testi in rete non viene assolutamente specificato se l’aumento di lunghezza dei nodi qui registrato, addirittura del 203%, sia relativo al primo oppure al secondo campionamento; viene però precisato che i semi per i test di germinazione (da consegnare a Levengood) furono presi in occasione del secondo campionamento, per cui appare probabile che in quella occasione venissero raccolti anche i campioni per la misurazione dei nodi.

Secondo Nancy Talbott, Blue Ball è uno dei siti più importanti esaminati dal team BLT, perché in esso è stato trovato il maggiore incremento in assoluto di lunghezza dei nodi, per le notevoli alterazioni cellulari e dei tessuti germinativi, e per altri fenomeni osservati al suolo. A ciò erano associate sensazioni fisiche anomale provate da Reynolds mentre era al suo interno, fenomeni luminosi ed anomalie magnetiche.

La formazione di Beckhampton era costituita da una spirale con nove rotazioni, in un campo di orzo; l’allungamento dei nodi era all’incirca del 30% nelle piante piegate, all’interno del cerchio. Anche qui non è sicura la data di comparsa del cerchio (i prelievi furono effettuati comunque almeno dopo sei giorni).

Altri cerchi

Dei cerchi descritti su Physiologia Plantarum appare dunque chiaro come siano quasi tutti delle semplici aree circolari, anche piuttosto piccole; come non siano indicati o sicuri gli intervalli fra tempo di comparsa (che difficilmente coincide con il giorno del ritrovamento) e momento della raccolta dei campioni; e come questo intervallo, laddove noto, sia ben più ampio dei tre giorni dichiarati nelle premesse generali.

Per rispondere all’interrogativo se tutto ciò rappresenti un limite abituale di Levengood, ho cercato di reperire in rete quanto più materiale possibile sui report del gruppo BLT, giungendo ad un totale di altre 22 formazioni.

Per undici di esse viene descritto un allungamento dei nodi (con o senza cavità da espulsione e altre anomalie cellulari; a volte con anomalie nel terreno): Lebanon, Oregon, 30 aprile 1995 (entità non precisata; prelievo 13 giorni dopo la scoperta), East Meon "Crescents", Inghilterra, luglio 1995 (nessun dato sui tempi del prelievo), Laguna Canyon, California, 9 marzo 1996 (prelievo eseguito quattro settimane dopo la scoperta); Midale, Canada, 1996 (nessun altro dato); Littlebury Green, Inghilterra, luglio 1996 (anomalie presenti anche nelle aree non piegate; nessun dato sui tempi del prelievo); Salem, Oregon, 1997 (nessun dato sui tempi di prelievo); Cherhill, Inghilterra, 1998 (mancano i dati sui tempi del prelievo); College Ward, Utah, 1998 (aumento dei nodi non oltre il 36%; prelievo sei giorni dopo la scoperta); Ehlen, Germania, 1998 (allungamento dei nodi del 30% sia nelle piante piegate che in quelle non piegate; prelievo dopo 10 giorni dalla scoperta); Edmonton, Canada, 1999 (nessun dato sui tempi del prelievo); Klein-Kedingshagen, Germania, 2000 (manca la data del prelievo).

In sei formazioni vi erano anomalie dei semi ed a livello tessutale, ma senza allungamento dei nodi: Lockeridge, Inghilterra, 1991; Newton St. Loe, Inghilterra, 1991; Barbury Castle, Inghilterra, 1992; Milaca, Minnesota, 1994: Bad Axe, Michigan, 1995; Julia Set, Stonehenge, 1996.

In due formazioni, cavità da espulsione, senza allungamento dei nodi: Longwood Warren, Inghilterra, 1995; Peace, Minnesota, 5 settembre 1996 (prelievo quasi un mese dopo la scoperta)

In tre cerchi, anomalie del terreno e/o depositi di materiali anomali, senza riferite anomalie delle piante: Rocanville, Canada, 1996; Marion, New York, 1997; Assen-Zuid, Olanda, 1997.

Fra queste 22 formazioni, ho trovato i dati completi originali su Internet solo per tre: Laguna Canyon [18], College Ward [19], ed Ehlen [20].

Probabili "falsi"

In aggiunta alle carenze metodologiche, la casistica di Levengood è probabilmente inquinata da "falsi" realizzati ad arte proprio per "compiacere" i cereaologi.

Va ricordato che a Cherhill, Wiltshire (Inghilterra), in un altro cerchio del 1993 furono riscontrati allungamento dei nodi ed anomalie dei semi, ma soprattutto un consistente deposito di materiali ferrosi sulle piante, che Levengood associò al passaggio di uno sciame meteorico [21]. L’inganno fu reso noto da Robert Irving e dai circlemakers inglesi [22] [23], secondo i quali i depositi di ferro furono lasciati intenzionalmente; nei fatti, venne anche lanciata una pubblica sfida a Levengood, che però rifiutò qualunque contraddittorio.

Il cerchio di Logan, come già esposto, a qualcuno diede subito l’impressione di essere un "falso".

A Beckhampton uno dei primi rilevatori trovò e fotografò una chiara impronta all’interno del cerchio e per questo motivo ipotizzò che fosse "falso" [24].

In quanto a East Meon, va ricordato che proprio in questa località venne perpetrata nel 1992 una clamorosa burla ai cereaologi [25] [26].

Conclusioni possibili.

Pressoché tutti i cerchi, fra questi esaminati dal gruppo BLT, di cui ho potuto trovare dati tramite Internet, sono piccole formazioni circolari, di diametro variabile circa da 3 a 30 metri, e si trovano per la maggior parte in USA e Canada. Non sono per nulla rappresentate le forme più elaborate ed i pittogrammi; al più si tratta di anelli concentrici o di spirali. Le maggiori alterazioni dei nodi sono solitamente presenti nei cerchi (o ellissi) di minore diametro. Questo potrebbe essere correlato al meccanismo di piegatura meccanica delle piante, ed allo stress da esse sopportato, piuttosto che ad ipotetiche energie convogliate da vortici di plasma o altre sorgenti.

Il riscontro di alterazioni dei nodi più vistose nei cerchi analizzati in Canada e Stati Uniti potrebbe essere in relazione con una loro individuazione più tardiva rispetto a quanto solitamente accade nell’area principe dell’Inghilterra del Sud, in cui vi è una sostenuta attività di sorveglianza dei campi da parte degli appassionati.

Dai dati accessibili in rete sul lavoro di Levengood, emerge chiaramente che gli allungamenti maggiori dei nodi e le cavità da espulsione furono ritrovati nelle formazioni i cui i campioni vennero prelevati dopo un tempo maggiore rispetto alla scoperta od alla presunta comparsa del cerchio, perfino intorno ad un mese dopo.

Se per dati scientifici intendiamo solo quelli pubblicati su riviste qualificate, tutto quanto riferito nei due articoli su Physiologia Plantarum non sembra confortare affatto la tesi, indubbiamente preconcetta, di Levengood, che ha sostanzialmente cercato (male, a mio avviso) di corroborare quella dei suoi primi referenti inglesi, fautori dell’ipotesi "vortici di plasma".

Un punto assai debole del lavoro di Levengood è il suo utilizzo come caso controllo di cerchi realizzati con funi e corde, alla presunta maniera dei primi "falsari" confessi. Ma nulla comprova che proprio questo fosse, in alternativa all’ipotesi "naturale", il meccanismo di creazione dei cerchi nei casi da lui esaminati. In effetti, più volte i circlemakers hanno dichiarato di preparare i cerchi proprio in funzione delle aspettative degli studiosi.

Altri dubbi possono essere sollevati riguardo al metodo di raccolta dei campioni. L’unica vera precauzione presa da Levengood sembra essere stata quella di scongiurare possibili alterazioni delle piante durante il trasporto verso il suo laboratorio (che in alcuni casi poteva durare anche 14 giorni); motivo per il quale egli richiedeva di fare seccare le piante prima dell’invio.

A questo proposito è interessante leggere che il protocollo da lui predisposto, secondo quanto reperibile in rete [27], prevedeva (nel 1995) di raccogliere ciuffi di piante, tagliandole a livello del suolo, al centro della formazione, poi ad un terzo e a due terzi del suo raggio, quindi vicino al perimetro esterno, ed infine 300 piedi al di fuori. Nessuna particolare prescrizione veniva invece formulata in quanto al tempo intercorrente fra la creazione del cerchio ed il giorno del prelievo.

Un’altra evidente lacuna nel lavoro di Levengood è il mancato utilizzo, quale ulteriore gruppo di controllo, di campioni provenienti da aree soggette a lodging (ovvero, la normale piegatura delle piante sotto l’azione del vento e della pioggia).

Le alterazioni dei tessuti vegetali evidenziate da Levengood potrebbero benissimo essere spiegate in termini di naturale adattamento della pianta dopo il suo piegamento o strapazzamento, ed altri ricercatori le hanno infatti riscontrate in campi soggetti a lodging [28].

Secondo il modello fisico ipotizzato da Levengood, il rigonfiamento e l’allungamento dei nodi sono provocati da una radiazione elettromagnetica; i cerchi e le anomalie correlate sarebbero dovuti all’azione di vortici contenenti plasma ionizzato, allineati verticalmente, rotanti e capaci di traslazione; e nessuna delle anomalie riscontrate sulle piante piegate sarebbe alla portata di chi le volesse simulare. Dunque, l’elemento caratteristico dei cerchi sarebbero le anomalie delle piante e non piuttosto l’aspetto delle formazioni, anche se molto complesse. Basandosi su questo criterio, parte dei credenti in una genesi non umana dei Crop Circles ritiene che le alterazioni delle piante siano oramai la vera (e probabilmente unica) discriminante nella querelle sull’origine di queste formazioni. Come credo di potere dedurre dai dati fin qui riportati, invece, a monte di ogni discussione sulla loro genesi, l’esistenza di anomalie biologiche specifiche delle piante poste all’interno dei cerchi è quanto mai discutibile, e certamente per nulla provata scientificamente.

D’Alpa Francesco

Su www.laiko.it (Dicembre 2002)

Bibliografia

[1] http://www.bltresearch.com/history.html
[2] http://www.csu.ch/Pagina_55.htm
[3] http://www.planetarymysteries.com/hieronimus/anomcrop.html
[4] Physiologia Plantarum, 92, 356-363, 1994
[5] Physiologia Plantarum, 105, 615-624, 1999
[6] http://www.cropcircleconnector.com/ilyes/P21.html 
[7] http://www.cropcircleconnector.com/ilyes/P25.html
[8] http://www.users.qwest.net/~lonewolf99/pastCC.htm
[9] http://www.cropcircleresearch.com
[10] http://www.virtuallystrange.net/ufo/updates/1999/jun/m11-009.shtml
[11] Physiologia Plantarum, 111,123-125, 2001
[12] http://ebe.allwebco.com/Sections/CropCircles/Archive/high_heat.shtml
[13] http://www.netowne.com/strange/cropcircles/evidence.htm
[14] http://www.debshome.com/Circle_in_Logan_L.html
[15] http://www.aliendave.com/Utah_cropcircles.html
[16] http://www.diagnosis2012.co.uk/blt1.htm
[17] http://www.21stcenturyradio.com/12-talbott.html
[18] http://www.cropcircleanswers.com/laguna.htm
[19] http://www.aliendave.com/Utah_CoveCropReportBLT.html
[20] http://www.fgk.org/01/BLT/bltengl.shtml
[21] http://www.bltresearch.com/semi-molten.html
[22] http://www.ufoworld.co.uk/irving.txt
[23] http://www.virtuallystrange.net/ufo/updates/1997/jan/m18-007.shtml
[24] http://www.cropcircleresearch.com/cgi-bin/CCdb2?d=uk95aq
[25] http://www.rmdavis.demon.co.uk/ufos/nathen/nat35.txt
[26] http://www.anomalies.net/archive/ftp_archives/ftp.eskimo.com/ufo/sgj/sgj7no4
[27] http://www.rmdavis.demon.co.uk/ufos/nathen/nat85.txt
[28] http://www.cropcirclequest.com/beaumont_lodged/index.html