Cerchi e "hoaxing".
Il termine inglese "hoax" ha come corrispettivi italiani: burla, beffa, imbroglio, truffa. L’hoaxer è quindi, secondo i casi, un semplice burlone o un truffatore; di fatto, per alcuni, un cattivo soggetto. Presupposto dell’hoax sarebbe la credulità di chi viene ingannato.
La possibilità di hoaxing rende furiosi quanti credono nella realtà di cerchi "non umani", perché l’hoaxing, secondo loro, non è un’arte, né un’attività scientifica, né un modo utile di mettere alla prova le capacità dei cereaologi, quanto piuttosto semplice vandalismo. Ancora, secondo i cereaologi, gli hoaxers si limiterebbero ad affermare di avere prodotto qualcosa, senza però fornire alcuna prova, e rendendo più difficile il loro lavoro di "sana" ricerca.
Per fortuna dei cereaologi, i falsari non riuscirebbero però a riprodurre le anomalie dei "veri cerchi": ad esempio i limiti netti delle formazioni, la regolarità nel piegamento delle piante, le loro alterazioni (nodi allungati e cavità da espulsione), le anomalie magnetiche del suolo, i disturbi del funzionamento di apparecchiature all’interno dei cerchi.
Secondo George Bishop (editore di "The Circular" e Presidente del Centre for Crop Circle Studies (Inghilterra) ) [1] anche i cereaologi hanno provato a creare dei falsi, ma senza riuscire a riprodurre le anomalie dei "veri" cerchi, cioè quelle elencate da Levengood; così facendo, avrebbero anche messo convincentemente alla prova la propria capacità di giudicare secondo criteri scientifici, cosa in cui credono con sufficiente sicurezza.
All’atto pratico, però, queste loro certezze vacillano. Alla domanda se la faccia dell’alieno comparsa nel 2002 a Crabwood Farm House sia genuina o falsa, Haselhoff ha risposto [2], deludentemente, che questa formazione prova le alte capacità cui sono giunti oramai i Circlemakers. Secondo lui esiste certamente una tecnologia molto sofisticata per produrre a distanza dei cerchi, che è provata per le piccole formazioni (prodotte dalle sfere di luce) e che verosimilmente può essere impiegata per produrre le più complesse formazioni. Ma nel caso della faccia dell’alieno non sarebbero stati soddisfatti i requisiti richiesti da Levengood per definirla autentica. Nonostante ciò, comunque, egli non vuole (o non può) sbilanciarsi in un senso o nell’altro: in ogni caso, quand’anche risultasse falsa, la formazione non sarebbe un "semplice" falso, ma il risultato di una operazione complessa ben preparata; egli sarebbe comunque molto sorpreso se risultasse fatta da uomini.
Come conciliare tali concessioni ad un probabile "falso" con i risultati del gruppo di Lavengood, che ha esaminato per anni decine, forse centinaia, di formazioni dichiarandole vere nonostante fossero di costruzione semplicissima e senza alcuna delle anomalie "tipiche"? Al di la della presenza o no di anomalie nelle piante o nel terreno, i più fra i cereaologi hanno sempre sostenuto che le formazioni più complesse sarebbero impossibili da falsificare, in evidente contrasto con le ipotesi di Terence Meaden, che all’inizio dell’epopea dei cerchi aveva proposto la teoria dei vortici, poi divenuta insostenibile di fronte agli agroglifi ed alle formazioni più complesse. Cercando di superare le tante palesi contraddizioni, oggi molti credenti ritengono ancora che i cerchi si formino in aree a questo predisposte (per fattori meteorologici o di terreno), ma ciò non consente il recupero di quella teoria. Né le argomentazioni dei suoi epigoni Levengood e Haselhoff portano chiarezza, in quanto al limite potrebbero spiegare solo alcune delle più semplici formazioni circolari.
Premesso tutto ciò, si chiede Bishop, cosa spinge un falsario ad andarsene di notte per i campi a creare "falsi" cerchi? Forse la frustrazione per non essere lui in grado di capire e di spiegare a se stesso ed agli altri il fenomeno? Il fatto che gli manchi la pazienza di attendere da altri una soddisfacente spiegazione? O forse una sorta di rivalsa sul fatto che altri hanno saputo guadagnarci sul fenomeno dei cerchi? Se così fosse, la frustrazione di alcuni avrebbe dunque l’effetto di screditare o rendere più difficoltoso, inquinando e corrompendo la base di dati, il lavoro di chi invece ha scelto di addentrarsi nel mistero e nella magia dei cerchi.
Alcuni temi rendono francamente penose, o comiche, queste lamentele, come l’accusa rivolta agli hoaxer, di unirsi fra di loro in un piano criminoso tendente a produrre, in zone poco sorvegliate, cerchi sempre più grandi e complicati. Per questo essi avrebbero creato una sorta di rete segreta di contatti. Inizialmente il loro scopo sarebbe stato proprio quello di invalidare il lavoro di Meaden sui vortici; in seguito, il gioco sarebbe divenuto più complicato. Col crescere, infatti, della complessità del fenomeno e dell’interesse dei media e della popolazione, vi sarebbe stato un sempre più intenso sforzo delle autorità nello screditarlo con operazioni mirate di depistaggio [3] tendenti a nascondere la vera realtà del messaggio, che molti ritengono di origine extraterrestre. Ma quanto può essere gratificante, per taluni, sostenere che esista una lontana civiltà che si interessa a noi, così evoluta da attraversare lo spazio o forse anche il tempo per venirci a trovare, ma così limitata nelle sue capacità espressive da lasciarci un messaggio criptico, e dunque di fatto inconcludente? Non sarebbe meglio che costoro si rendessero conto che, assai più prosaicamente, da diversi anni gruppi di artisti fortemente motivati stanno mettendo in atto una complessa performance?
Secondo i cereaologi, i cosiddetti falsari non spiegano i cerchi, semplicemente li falsificano. E’ noto che sin dal 1994 un gruppo di tre artisti (Rod Dickinson, John Lundberg, Will Russell) ha affermato di avere creato molte delle più elaborate formazioni inglesi. Tale gruppo originariamente si chiamava "Team Satan", poi, secondo i cereaologi, avrebbe cambiato il proprio nome in "The circlemakers" proprio per aumentare la confusione sull’argomento. Tutto ciò si inquadrerebbe bene in quell’ottica di complottismo, tipica, da sempre, di una parte dell’ufologia.
Intanto, appare sempre più evidente, ai nostri occhi, come i cereaologi palesino insofferenza per le critiche cui sono sottoposti e per il fatto di non potere venire a capo dei problemi emergenti e in parte da loro stessi creati, primo fra tutti la semplice domanda, cui dimostrano di non sapere rispondere convincentemente: "cosa distingue una formazione "vera" da una "falsa"?"
In un primo tempo sembrava tutto abbastanza facile: così, ancora oggi, secondo Joseph E. Mason [4] esistono chiare differenze fra le spighe piegate (ed allungate) dei veri cerchi e quelle piegata (ma danneggiate) dai falsari. Ma anche fra gli ufologi ed i cereaologi si va oramai insinuando il dubbio, in quanto più d’uno fra loro è passato all’interno dei campi senza lasciare alcuna impronta né spezzare le piante.
Meglio allora usare le argomentazioni di Levengood; che però risultano proponibili solo per un numero piuttosto limitato di formazioni della sua serie, e probabilmente sono millantate per molte altre (di cui è arduo risalire ai dati precisi). E il caso della logica della complessità, quanto mai ambigua. A Windmill Hill (Wiltshire, 1966), ad esempio, fu ritrovata una formazione molto elaborata, di cui i circlemaker si attribuirono la paternità, mettendone bene in evidenza la foto nel loro sito [5]. Nel realizzare questa formazione essi avrebbero prodotto un cerchio ogni 58 secondi; ma secondo i cerealogisti sarebbero state piuttosto necessarie almeno cinque notti per giungere a questo risultato, a meno che gli hoaxer non fossero dotati di poteri straordinari, come l’invisibilità e la levitazione. Le stesse argomentazioni, sembrano però non valere più nel 2002 di fronte all’Arecibo Reply o all’elaboratissimo alieno di Crabwood Farm House, ben più stupefacenti.
E sempre alla ricerca di una logica, affermano i credenti: se davvero i cerchi fossero creati da uomini, visto che questi dovrebbero essere in gran numero per produrre una formazione complicata in poche ore, come garantire il segreto? Sembra loro quasi necessario ipotizzare che gli hoaxer siano dei burloni sprovveduti!
Se guardiano alla storia dei cerchi, secondo i cereaologi, molti sarebbero comparsi ben prima degli anni ’70, alcuni addirittura prima del XX secolo; e se dunque gli hoaxer affermano di avere cominciato a crearli alla fine degli anni settanta è evidente che esiste una rilevante quota di cerchi, più antichi, "veri". Peccato, però, che questa assunzione si basi su dati non provati: generalmente si scopre infatti che i vecchi cerchi sono solo confusi ricordi di persone che verosimilmente avevano semplicemente veduto da piccoli delle aree di lodging, in campi devastati dal vento e dalla pioggia; mentre altre presunte prove storiche, come il famoso cerchio del Diavolo mietitore, sono chiaramente faziose interpretazione di cose ben diverse; ancora, il ritrovare racconti di presunti cerchi perfino nella Bibbia appare opera di assoluta fantasia.
Per finire, solo un accenno ad un ultimo problema: l’ambiguità del rapporto dei credenti con la scienza. Da un lato questa viene accusata quanto meno di essere prevenuta; dall’altro si sbandiera la posizione dello "scienziato" Levengood che, ahimè, ha però il grave torto di essere l’unico nel suo ambiente universitario a credere alla origine non umana dei cerchi, di fatto per lui (al di la di tutti i bizantinismi verbali) prodotti inspiegabilmente da forze sconosciute, e marcati da anomalie considerate tali solo nel suo laboratorio.
Molte discussioni vertono intorno a questo dilemma: come giustificare e conciliare l’opinione attuale di Colin Andrews che l’80% dei cerchi siano dei "falsi", con quella "scientifica" di Levengood che il 95% siano "veri"? Si sbaglia Andrews, o si sbaglia Levengood?
Io credo, ovviamente, che si sbaglino entrambi: da che parte, allora, sta l’hoaxing?
Francesco D’Alpa
Dicembre 2002.
[1] http://www.polarbearandco.com/hoaxers.html
[2] http://korn.redirectme.net/Sistenytt/questionLevengood.html
[3] http://www.lovely.clara.net/frauds.html
[4] http://www.greatdreams.com/crop/hoax/hoax.htm
[5] http://www.circlemakers.org