Pena di morte - Le fonti scritturali

«O Dio, spezza loro i denti in bocca, schianta le zanne dei leoni, o Signore! Scompaiano come acqua che si sperde; scaglia le frecce e siano annientati. […] Gioirà il giusto al vederne il castigo, si laverà i piedi nel sangue dei perversi. E si dirà: v’è un premio per il giusto, e c’è un Dio che fa giustizia sulla terra» (Salmi 58, 1-11).


Il primato dell'autorità divina e dei suoi ordini

«A niuno è permesso l'uccidere se stesso direttamente e di proposito, senza l'autorità o ispirazione divina, per cui già senza colpa alcuni martiri si diedero la morte». Alfonso de’ Liguori, "Istruzione pratica pei confessori" (1757), Capitolo VIII

La ‘legittima’ violenza nelle “Sacre Scritture”

L’omicidio legale o la vendetta diretta di Dio sono una costante per molte infrazioni, meno gravi dell’omicidio:

«Se uno commette adulterio con la moglie del suo prossimo, l’adultero e l’adultera, dovranno essere messi a morte» (Levitico 20, 10);

«Se un uomo avrà un figlio testardo e ribelle che non obbedisce alla voce né di suo padre, né di sua madre […] tutti gli uomini della sua città lo lapideranno ed egli morirà» (Deuteronomio 21, 18-21);

«L’uomo che si comporterà con presunzione e non obbedirà al sacerdote che sta là per servire il Signore, suo Dio o al giudice, quell’uomo dovrà morire» (Deuteronomio 17, 12);

«Se uomo o donna, in mezzo a voi, eserciteranno la negromanzia o la divinazione, dovranno essere messi a morte. Saranno lapidati» (Levitico. 20, 27);

«Se la figlia di un sacerdote si disonora prostituendosi, disonora suo padre: sarà arsa con il fuoco» (Levitico 21, 9);

«Chiunque maltratta suo padre o sua madre, dovrà essere messo a morte.» (Levitico 20, 9);

«Se uno ha un rapporto con una donna durante le sue regole […] tutti e due saranno eliminati dal loro popo» (Levitico 20, 18) ;

«Se uno ha rapporti con un uomo come con una donna, tutti e due hanno commesso un abominio; dovranno essere messi a morte» (Levitico 20, 11-17).

Esempi di pena di morte nell’ “Antico Testamento”

«Chi percuote un uomo da farlo morire, sia messo a morte. Se però non l'ha fatto apposta, ma Dio glielo ha fatto capitare fra le mani, io ti stabilirò un luogo dove si possa rifugiare. Se però uno trama contro il suo prossimo per ucciderlo con inganno, anche dal mio altare lo trarrai per farlo morire. Colui che percuote suo padre o sua madre, sia messo a morte. Colui che ruberà una persona, sia che la venda, sia che si trovi ancora in suo possesso, sia messo a morte. Chi maledice il proprio padre o la propria madre, si messo a morte» (Esodo 21, 12-17).

Ma la pena di morte è tassativa anche per reati di minor peso:

«Chi giace con una bestia sia messo a morte» (Esodo 22, 18).

«Non affliggete nessuna vedova e nessun orfano. Se tu lo affliggi, egli griderà a me, ed io ascolterò il suo grido; l'ira mia si accenderà, ed io vi farò perire di spada, e le mogli vostre saranno vedove e i vostri figli orfani (Esodo 22, 21-22).

«Chi sacrifica ad altri dei, fuorchè al Signore solo, sia punito con la morte» (Esodo 22, 19).

Il senso della colpa nella Bibbia

L’intervento di Dio, nell' “Antico Testamento” si concretizza soprattutto nell'ambito della autorità, assai meno in quello della moralità, come dimostra l’episodio del peccato originale. Il Dio dell'Antico Testamento non è né morale né giusto; tutt'altro, è arbitrario e fazioso, come può esserlo qualunque padre ‘terreno’; ed è perfino pronto ad esigere un sacrificio umano per mettere alla prova la fedeltà dei suoi:

«Iddio volle mettere alla prova Abramo e lo chiamò: “Abramo”. Egli rispose: “Eccomi!”. E Dio gli disse: “Orsù prendi tuo figlio, l’unico che hai e che tanto ami, Isacco, e vai nel territorio di Moria, e lì offrilo in olocausto sopra un monte che io ti mostrerò”» (Genesi 22, 1-2).

La vendetta ed il Dio vendicatore

In passato l’apologetica si avvaleva senza problemi, per giustificare il suo consenso alla pena di morte, di questo passo ‘ispirato’.

«Curate la giustizia, o potenti? giudicate gli uomini rettamente? No, che in cuor vostro agite da iniqui, e nel paese fate pesare la violenza delle vostre mani. Gli empi sono traviati sin dal seno materno, i bugiardi son perversi sin dalla matrice. Schizzano veleno come serpenti, come aspide sorda che chiude gli orecchi, per non udire la voce del fattucchiere, dell’incantatore esperto in incanti. O Dio, spezza loro i denti in bocca, schianta le zanne dei leoni, o Signore! Scompaiano come acqua che si sperde; scaglia le frecce e siano annientati. Passino come una lumaca che si disfà, come aborto di donna, che non vide il sole. Prima che le caldaie sentano i pruni, ancor vivi li disperda il turbine. Gioirà il giusto al vederne il castigo, si laverà i piedi nel sangue dei perversi. E si dirà: v’è un premio per il giusto, e c’è un Dio che fa giustizia sulla terra» (Salmo 58, 1-11).

Il “Nuovo Testamento”

In nessun punto dei “Vangeli” (che non si interessano direttamente di pene terrene, ovvero di ciò che è ‘di Cesare’) è previsto che i colpevoli vadano perdonati dalla pubblica autorità. Anzi, non manca nelle stesse espressioni di Gesù uno spirito di violenza per certi versi persino più brutale. Tale è infatti l’idea di un castigo eterno, del tutto ignoto nei testi veterotestamentari: una pena di durata infinita per crimini di dimensioni abbastanza finite. Le espressioni che usa Gesù sono in questo senso inequivocabili:

«Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano» (Giovanni 15, 6);

«Il fratello darà a morte il fratello e il padre il figlio, e i figli insorgeranno contro i genitori e li faranno morire» (Matteo 10, 21;

«Non crediate che io sia venuto a portare pace sul terra. Non sono venuto a portare la pace, ma la spada. Perché sono venuto a dividere il figlio dal padre, la figlia dalla madre, la nuora dalla suocera: ed i nemici dell'uomo saranno i suoi familiari» (Matteo 10, 34-36).