Naturopatia ed illusione del naturale
Cos'è la naturopatia
La naturopatia è una disciplina relativamente giovane, nata all'inizio dell'ottocento, quando, sull'onda di una riscoperta idealistica della vita agreste e del crescente disagio per l'ambiente insano delle città, furono ripresi e più o meno rielaborati sistematicamente concetti medici, precetti alimentari e pratiche igienistiche risalenti in gran parte all'antichità classica. Viene presentata dai suoi cultori come un sistema di diagnosi e cura per ogni genere di malattia, con l’uso prevalente o esclusivo di tecniche e metodiche (metodi di cura fisiologici, psicologici e spirituali; metodi fisici basati su aria, acqua, luce, calore, terra, alimenti, erbe, psicoterapia, piccola chirurgia esterna, terapia meccanica, correzioni e manipolazioni naturopatiche, metodi e modalità preventivi e naturali, medicine naturali, preparati omeopatici) che agirebbero tramite quelle presunte leggi naturali che governerebbero il corpo umano sul piano fisico, chimico e mentale. Vengono invece assolutamente escluse altre pratiche tipiche della medicina scientifica del nostro tempo, come la maggior parte della chirurgia, la radioterapia, la terapia iniettiva, i sieri ed i vaccini, i farmaci di sintesi.
La naturopatia non è un sistema medico in senso stretto, ma piuttosto una collezione di prescrizioni ispirate ad uno stile di vita presentato come ideale. L'interesse per la causa specifica delle malattie e per la loro variabile espressione clinica è posto in secondo piano, quando non del tutto trascurato, rispetto a quello per il mantenimento del cosiddetto "stato di salute".
Gran parte dei naturopati afferma che le malattie, da quelle più comuni e banali a quelle più gravi come il cancro, sarebbero causate da tossine (per lo più di provenienza alimentare), dall'accumulo di materiali di scarto dell'organismo, e da una riduzione della vitalità dell'organismo (negli ultimi decenni si è in qualche modo ricondotta questa vitalità alla funzionalità del sistema immunitario).
Da una parte, le scuole naturopate insistono dunque su alcune pratiche di base, intese sia a mantenere il normale stato di salute che ad aiutare il "naturale" processo di guarigione; dall'altra, sono generalmente aperte verso tutti quei diversi sistemi di cura non in contrasto con la propria filosofia, prestandosi ad ampie contaminazioni con le altre medicine alternative. In pratica, comunque, ogni naturopata agisce secondo schemi diagnostici e terapeutici personali. In questo senso la naturopatia tende ad essere considerata dai suoi cultori come un’arte più che una scienza.
L’intento nobile di responsabilizzare il paziente riguardo al suo stile di vita non compensa però i troppi aspetti negativi: i naturopati credono di potere spiegare i processi fisiologici e quelli fisiopatologici anche con proprie teorie, contrastanti con quelle della medicina scientifica, e che fanno riferimento ad ipotetiche "leggi della natura", o "leggi della vita" (per alcuni, "leggi divine"), la cui conoscenza deriverebbe non dall'evidenza sperimentale ma da una sorta di riflessione filosofica, che poggia apertamente su concezioni religiose.
La pratica naturopata.
I naturopati affermano di usare solo metodi ritenuti naturali e sicuri, ma ciò non equivale all’auspicato ritorno alla natura, che si avrebbe solo sostituendo radicalmente il sistema di vita attuale con uno più arcaico, con tutti i suoi svantaggi. Il binomio "efficacia terapeutica-assenza di effetti collaterali" viene particolarmente invocato, come in genere nelle medicine alternative. Ma molti prodotti adoperati non hanno alcuna reale efficacia terapeutica. Le vitamine ad esempio, tipici componenti degli integratori alimentari, non hanno un diretto potere curativo (se non in particolarissimi casi) e non è vero che siano del tutto prive di effetti collaterali, ad esempio in caso di sovradosaggio; allo stesso modo, molte erbe usate dalla medicina tradizionale cinese hanno importanti controindicazioni ed effetti tossici.
La medicina scientifica sarebbe, secondo i naturopati, solo una delle tante a disposizione e neanche la migliore, perché centrata riduttivamente sul sintomo e sulla patologia d'organo.
Ogni medico alternativo afferma, in genere, di esaminare sempre il malato nel suo insieme, inclusi gli aspetti psicologici. Così, anche i naturopati puntano gran parte delle loro risorse sull'affermazione del valore fondamentale dell'unità mente-corpo, che ritengono trascurata dalla medicina scientifica. Ma, a discapito di questa cosiddetta visione "olistica", anche nelle terapie naturali è oramai prassi il ricorrere sempre di più a terapie mirate sul sintomo.
Secondo i naturopati, mirando al sintomo si allevierebbero facilmente solo alcuni aspetti della malattia, ma si trascurerebbero le vere cause, che non sarebbero quelle individuate ("credute") dalla medicina scientifica (in particolare le infezioni da microrganismi), ma piuttosto le alterazioni dell'equilibrio naturale dell'organismo considerato in sé e nei suoi rapporti con l'ambiente esterno. Agire contro un microbo, supposta causa di una malattia infettiva, è equivalente, per i naturopati, ad eliminare un aspetto incidentale della malattia e non la sua vera origine.
Per questo i naturopati cercano di rafforzare l'organismo, nella convinzione che ciò possa essere sufficiente a risolvere qualunque problema. Ma questo intervento dolce, in realtà, è piuttosto un intervento debole, che al massimo aiuta in patologie minori.
Il mondo naturale
I naturopati non si rifanno di fatto a tecniche naturali, simili a quelle che presuntivamente utilizzava l'uomo primitivo, ma ad una collezione di regole per lo più risalenti ai primi periodi della storia conosciuta; come se in questo periodo si fosse raggiunto un ottimale equilibrio fra l'uomo e la natura.
Sin dall'origine del movimento, la naturopatia ha posto a misura di tutte le cose un ipotetico mondo "naturale", di cui l'uomo fa parte e del quale è allo stesso tempo una sorta di spettatore; un mondo al di fuori della storia umana, non segnato e contaminato da questa. Con tale ambiente l'uomo avrebbe stretti legami di interdipendenza, secondo leggi immutabili ed universali. Quella di natura è dunque una indebita astrazione, una "idea" che sostituisce alla visione dell'ambiente per come ci è conosciuto, l'immagine ideale di quello in cui si pensa abbia vissuto da sempre la nostra specie. Un mondo complesso, in cui prevale un ordine meraviglioso; con una sua razionalità, ed una sua finalità intrinseca. Questa idea della natura si ricollega inevitabilmente a quella di un Dio ordinatore.
Nella convinzione che la natura abbia sue precise caratteristiche e ben precisi immutabili equilibri, nell'immaginario del nostro tempo i termini "naturale" ed "organico" hanno finito così col divenire sinonimi di "salutare" e "sicuro".
Il termine "organico" indicava originariamente ciò che è proprio della struttura degli organismi viventi (vegetali ed animali); in senso più tecnico, viene in genere adoperato per differenziare la biochimica, basata sui composti del carbonio, dalla chimica delle sostanze semplici, inorganiche. Assai impropriamente, nel mondo dell'alternativo, il termine naturale ha finito invece col comprendere solo le sostanze organiche elaborate dagli esseri viventi, mentre le stesse sostanze vengono considerate non naturali se prodotte in laboratorio.
I naturopati ritengono che tutte le sostanze di origine naturale con funzione terapeutica non comportino rischi per la nostra salute; ed in pratica che ogni sostanza abbia una sua specifica azione. In realtà, invece, ogni sostanza di origine naturale, come quelle di origine sintetica, ha più di una azione sull'organismo e non tutte favorevoli.
Secondo i naturopati, le sostanze farmacologicamente attive di origine vegetale hanno in un certo qual modo un finalismo terapeutico per gli animali e per l'uomo. Questa convinzione, apparentemente basata su di una intuizione originale, deriva invece dalla visione antropocentrica della natura tipica del pensiero religioso. Non è possibile infatti dimostrare che le erbe abbiano intenzionalmente una funzione guaritrice, giacché la natura non esiste in funzione dell'uomo; piuttosto, attraverso un lunghissimo processo di adattamento all'ambiente si è creato fra l'uomo e la natura che lo circonda un felice equilibrio che include processi biochimici affini.
Lo stato di salute ottimale
Una delle accuse mosse più frequentemente dai naturopati alla medicina scientifica è quella di non avere come traguardo il raggiungimento ed il mantenimento dello "stato di salute" dell'individuo.
Occorre allora innanzitutto definire cosa si intende come tale e quale sia effettivamente il fine delle diverse pratiche mediche.
A lungo si è definito come stato di salute la normalità funzionale degli organi. Fino agli inizi del novecento circa, vista l'incidenza e la pericolosità dalle malattie infettive, la pratica medica era caratterizzata soprattutto dalla lotta contro queste, e poteva essere considerato sano soprattutto chi non ne era affetto. Il cambio di scenario avvenuto con la diffusione di antibiotici e vaccini ha portato successivamente ad una netta prevalenza delle patologie cronico-degenerative, ponendo in primo piano la necessità di una loro adeguata prevenzione e sorveglianza. Il concetto di salute, grazie al sempre maggiore benessere fisico e psichico (mai giunto, prima di ora, ad un tale livello) si è nel contempo ampliato, fino ad includere aspetti che sono chiaramente al di fuori degli interessi della medicina pratica, quali la bellezza corporea e l'efficienza fisica; in ultimo, il concetto di salute è arrivato ad includere anche il raggiungimento di un completo benessere fisico, mentale, sessuale, spirituale e relazionale, generando così nuovi bisogni, quali il rispetto per la propria sensibilità e la ricerca di un buon feeling interpersonale e sociale, quelle cose cioè che l'utente tradizionalmente non può trovare nella medicina scientifica, ma che invece i medici alternativi pongono in primo piano nel rapporto con i propri pazienti.
Il concetto di "salute ottimale" o di "alto livello di benessere", promosso dagli alternativi, va infatti oltre il normale sentirsi bene e l'assenza di segni e sintomi patologici. Interpretato in senso promozionale, può essere così schematizzato: c'è qualche cosa (a) che tu puoi ottenere, (b) che solo chi pratica una certa disciplina ti può dare, (c) che i medici non conoscono e non vogliono conoscere. In pratica, vengono promossi anche prodotti non necessari, metodi e servizi di dubbia utilità, per raggiungere obiettivi (reali o ipotetici) tradizionalmente fuori dagli interessi della pratica medica.
Le richieste nel campo della salute molto spesso risiedono ad un livello un poco differente rispetto a quello considerato dalla medicina scientifica; sono bisogni psicologici e spirituali, speranze. A soddisfare questi bisogni concorrono tradizionalmente le attività sociali, i rapporti di amicizia e di amore, la preghiera, le arti, il lavoro; senza pretendere che questo tipo di risposte facciano in alcun modo parte della medicina. In pratica, si finisce per spostare i termini del problema: non più come mantenere la salute e guarire dalle malattie, ma genericamente "come vivere meglio". La medicina scientifica ed istituzionale non può tuttavia dare una risposta a tutte le richieste dell'uomo moderno.
L'uso di farmaci.
Spesso si osserva come il problema di stabilire quali siano gli effetti terapeutici di una sostanza e quali i suoi effetti indesiderati, viene bypassato, e si tende piuttosto a valutare se il prodotto in questione sia "naturale" o no, affermazione su cui si basa gran parte del messaggio pubblicitario. Questo criterio pregiudiziale di scelta di un prodotto (se è naturale è buono, se artificiale no), nel caso che abbia azione farmacologica, non è per nulla accettabile. Non è infatti dimostrabile che le sostanze di origine naturale abbiano maggiore efficacia terapeutica, o siano meglio tollerate di quelle non esistenti in natura e realizzate sinteticamente.
La somministrazione di integratori alimentari non è certamente una pratica naturale. Ciò che è contenuto in questi prodotti, venduti liberamente, non lo è né in dosi né in una forma naturale. Inoltre, molto spesso, nelle confezioni di integratori alimentari sono contenute sostanze attive farmacologicamente, anche se in quantità inferiori a quelle dotate di un preciso effetto terapeutico.
C'è una contraddizione di fondo nell'uso di questa formulazione industriale del prodotto rispetto alla sua assunzione diretta dal mondo vegetale, che secondo i naturopati dovrebbe essere quello di riferimento per tutte le nostre esigenze alimentari.
Cos'è che guarisce?
Tutte le medicine alternative si basano su di una concezione vitalistica dell'essere umano e della natura in genere. L’idea di una capacità dell'organismo di autoguarirsi e di orientare le sue funzioni al fine del raggiungimento di uno stato ottimale e quella della partecipazione dell'uomo a meccanismi comuni a tutti gli organismi viventi, derivano entrambe da una idea che ha permeato per secoli il pensiero occidentale. Da qui la concezione naturopata che lo stato di benessere ottimale sia quello in cui questa energia vitale è libera di fluire naturalmente. La vera guarigione "naturale" equivarrebbe così non al semplice ripristino della funzione di un organo, quanto al riequilibrio dei flussi "energetici" di tutto il corpo ed al ripristino del loro potenziale. Le erbe, agenti terapeutici per eccellenza, conterrebbero non tanto elementi metabolicamente attivi, quanto piuttosto "virtù vitali".
La naturopatia, come altre medicine alternative, spiega la sua presunta efficacia terapeutica con una azione di disintossicazione unita al rafforzamento del sistema immunitario. Le vie sono diverse: dalla rimozione delle amalgame dentarie, alla pratica del Qigong; dalle diete vegetariane alle erbe cinesi ed alle megadosi di vitamine e minerali; ed ancora tessuti animali come la cartilagine di squalo, enzimi, prodotti ghiandolari, fitofarmaci, preparazioni omeopatiche.
È importante notare come, secondo la maggior parte delle scuole naturopatiche, le carni non rientrano fra gli elementi naturali della nostra dieta, in quanto l'uomo sarebbe stato in origine vegetariano.
Secondo la medicina scientifica, invece, la dieta variata che include un importante contenuto di carni, è quella "naturale" per l'uomo, praticata da migliaia o milioni di anni, l'unica in grado di procurarci sostanze essenziali per un'ottimale equilibrio del nostro biochimismo.
L'avversione dei naturopati alle carni, più che legata a ragioni mediche, sembra dunque avere, fondamentalmente, origini culturali, e resta una filosofia di vita piuttosto che l'applicazione di un precetto salutistico ideale. Rientra fra le manifestazioni di opposizione al vivere dell'uomo "evoluto" che cominciarono a comparire nell'Europa di fine settecento; in particolare alla ripulsione verso l'uccisione di un altro essere vivente a scopi alimentari.
La naturopatia si rifà invariabilmente a due principi: (a) il corpo si autoregola e si autoguarisce, e (b) il sistema nervoso controlla tutto quello che avviene all'interno del corpo.
Ne consegue che se c'è un problema di salute, sia generale che limitato alla regolazione di un sistema o di un organo, ci "deve" essere un problema all'interno del sistema nervoso; oppure, il sistema nervoso è capace di capire cosa c'è che non va e sa rispondere con una opportuna "informazione" ai vari organi. Se il sistema nervoso è incapace di risolvere il problema, il processo di guarigione può essere aiutato e stimolato "naturalmente" (ad esempio, tramite le manipolazioni dei chiropratici).
Nell'ambito delle medicine alternative, viste nella loro contrapposizione alla medicina scientifica, sembra che non esistano verità generali, ma solo realtà individuali. Questo atteggiamento è parte di un più generale movimento contro-culturale che mette in dubbio la legittimità stessa della scienza e dei suoi procedimenti.
Caratteri comuni alle pseudoscienze mediche.
Le pseudoscienze mediche, hanno in comune alcune presunte verità generali.
- primo fa tutti il concetto di "energia", quanto mai vago. Nulla a che vedere con quantità misurabili, ma piuttosto qualcosa di quasi spirituale. Ogni medicina naturale usa per questa energia un nome diverso ed una propria definizione: "forza vitale" per l'omeopatia, "qi" per la medicina cinese, "prana" per la medicina Ayurvedica, "intelligenza innata" per i chiropratici. L'energia, in qualunque modo la si chiami, viene considerata come se fosse una sostanza, un'essenza, mentre invece ogni energia non è altro che una proprietà posseduta da qualcosa (che in questo caso non si tenta neanche di definire).
- tutti i trattamenti naturali (diete, erbe, manipolazioni) sono ritenuti più efficaci di quelli farmacologici e della chirurgia; i prodotti di origine naturale sarebbero più efficaci e sicuri di quelli di origine sintetica.
- si ritiene che il corpo abbia una enorme capacità di autoguarigione, che si estrinseca naturalmente, ma può anche essere risvegliata ed accresciuta in vari modi: con l'assunzione di sostanze nutrienti naturali, con le manipolazioni vertebrali, con la meditazione, con i rimedi omeopatici, con l'eliminazione di tossine etc.
- molte delle sostanze, di origine naturale, che assumiamo, ad esempio lo zucchero, divengono dei veleni, a causa dei processi di lavorazione industriale e dei trattamenti in cucina;
- la maggior parte delle malattie sono contraddistinte (se non determinate) dall'accumulo di tossine (provenienti dall'ambiente o dagli alimenti), specialmente lungo il colon, per cui la loro eliminazione sarebbe una delle attività curative più importanti;
- tutte le medicine alternative si oppongono in qualche modo ai provvedimenti di salute pubblica: la fluorizzazione delle acque, la pastorizzazione del latte, le vaccinazioni obbligatorie, etc.
- la scienza e la medicina scientifica sono erronee.
L'illusione del naturale.
L'idea di "natura" e i conseguenti enunciati circa la "vita naturale", le "leggi naturali", lo "stato di salute naturale", le "terapie naturali", possono avere un senso solo all'interno di sistemi irrazionali e religiosi legati ad un'arcaica concezione del mondo. Il riferimento ed il ricorso al naturale possono infatti essere sostenuti solo accettando aprioristicamente alcune affermazioni:
- la natura sarebbe una sorta di scenario esterno al mondo umano, immutabile, regolato da leggi inderogabili;
- l'uomo, pur appartenendo organicamente al mondo animale, non deriva da esso;
- l'attività umana non fa parte del mondo naturale; mentre il corpo partecipa alle leggi del mondo naturale, il mondo spirituale e l'insieme delle tecniche umane sono in qualche modo di natura e significato diverso da quelle degli altri organismi viventi; sono prodotti artificiali ed in quanto tali in contrasto con i costituenti naturali del mondo fisico e del mondo dei viventi;
- esiste una categoria di idee, attività, forze che sono "innaturali" (come le forze del male e del bene…)
- in natura non esistono forze di per sé in contrasto con le sue leggi;
- l'evoluzione del pensiero umano non ha alcun intrinseco valore, in quanto non essenziale;
- le sostanze organiche identiche per struttura a quelle presenti in natura (prodotte dal mondo vegetale ed animale), ma prodotte artificialmente, hanno proprietà diverse da quelle;
- dal punto di vista medico le sostanze presenti in natura sono quelle necessarie e sufficienti a garantire la salute e a combattere le malattie;
- tutte le sostanze prodotte per sintesi ma non presenti in natura non sono che veleni generati dalla civiltà;
- il rifiuto della medicina scientifica non può prescindere da un rifiuto in blocco di tutto il progresso scientifico e tecnologico, in tutte le sue espressioni e prodotti;
- l'uomo non ha alcun diritto di modificare l'ambiente in cui vive, ma solo quello di vivere all'interno di esso, seguendone le leggi;
- la conoscenza immediata del mondo non ha un valore diverso rispetto al suo studio secondo il metodo scientifico;
- l'attività razionale dell'uomo non ha un valore "vitale" superiore a quella irrazionale;
- fra le capacità "naturali" dell'uomo c'è anche quella di sapersi scegliere, intuitivamente, la cura appropriata.
Nessuna di queste affermazioni può essere condivisa alla luce delle conoscenze scientifiche attuali, né può trovare collocazione all'interno della visione scientifica della natura; e non vi è alcuna ragione per ritenere che qualcuna possa essere accettata in futuro.
Francesco D'Alpa
[Relazione presentata al VII Convegno Nazionale del CICAP "Medicine alternative: nuovi bisogni e forme di irrazionalità nella cultura e nell'industria della salute", Reggio Emilia, 9-11-2001]