Recensione a: "Il millennio che non c'è" di Stephen Jay Gould. Il Saggiatore. Milano, 1999
Il 1° gennaio 2000, in molti hanno festeggiato solennemente l'inizio del <terzo millennio>, con un errore ed una illusione: perché il terzo millennio dell'era cristiana è realmente cominciato solo un anno dopo e perché, in ogni caso, questa data non rappresenta alcun passaggio particolare, ma solo una convenzione, discutibile se si vuole, frutto fra l'altro dell'errore di calcolo di un monaco del VI secolo. Gould, paleontologo e biologo evoluzionista statunitense, con la sua <guida per scettici a una scadenza arbitraria>, ci porta alla scoperta delle origini del sistema di datazione corrente nel mondo occidentale, spiegandoci perché sia nato e come fallisca lo scopo di ricordare il tempo trascorso dalla presunta nascita di Cristo, pur essendo funzionale all'esigenza pratica di creare ordine all'interno della dimensione temporale.
Dal punto di vista matematico il primo anno di un secolo è sempre quello contrassegnato da un <uno>, ma la propensione a considerare intuitivamente i numeri con lo <zero> come elementi di passaggio fra decine, centinaia e migliaia, ha reso l'interpretazione popolare dei cambi di secolo e di millennio discordante da quella colta, matematicamente corretta; querelle che puntualmente si riaccende da qualche secolo. Se per l'inizio dell'Ottocento e del Novecento l'interpretazione colta aveva alla fine prevalso, per l'inizio di questo nuovo secolo quella popolare ha visto crescere notevolmente i suoi sostenitori, e conquistato lo spazio mediatico. Le tante celebrazioni del nuovo millennio svoltesi all'inizio del 2000 hanno confermato ampiamente la previsione, esposta anni prima da Gould, che stavolta i più avrebbero seguito la erronea interpretazione popolare e che questo avrebbe costituito un ulteriore indiscutibile segnale della decadenza della cultura generale e delle difficoltà operative dell'atteggiamento razionale di fronte all'imporsi di un irrazionalismo di massa.
Mentre molti sembrano presi da una rinnovata febbre millenarista (concetto che peraltro si è alquanto modificato rispetto al suo significato originario di durata del regno di Cristo) Gould ci dimostra come durante e dopo il vero transito di millennio non si debba temere alcunché di funesto; che ciò che per noi può avere un forte significato simbolico passa invece del tutto inosservato a gran parte dell'umanità, alle tante culture che adoperano sistemi di datazione diversi; che il nostro computo del tempo è del tutto insignificante rispetto al tempo assoluto dell'universo. E ci ricorda anche che la presunta paura dell'anno mille è stata solo una invenzione dei posteri.
L'autore si fa apprezzare per lo stile discorsivo. Senza apparire saccente verso quanti argomentano diversamente, cerca anzi in qualche modo di comprenderne le ragioni e di giustificarne lo spirito. Curiosità ed aneddoti rendono vivace questo denso libro, che fra scienza, storia e filosofia non dimentica di guardare con simpatia ad una umanità fatta, oggi come ieri, anche di passioni e di paure.