Nati sotto una buona stella
La ricerca scientifica conferma le idee dell'astrologia ? Forse, anzi no: ma i media scrivono il contrario.
Leggere sui media che la ricerca scientifica è giunta a confermare delle tesi proprie dell'astrologia incuriosisce ed insospettisce. Eppure questo è quanto recentemente riportato da quotidiani e settimanali: "L'astrologia si prende una grossa rivincita" (1) ; "Anche i più scettici dovranno ricredersi: l'astrologia ha un fondamento scientifico" (2). A sentire loro, diversi studi pubblicati in vari paesi avrebbero ad esempio dimostrato che i professionisti del pallone nascono soprattutto "nella dolcezza dell'autunno", mentre i big del cricket "vengono spesso partoriti nei primi mesi dell'anno"; tra i bambini dati alla luce in estate "i somari sono in quantità doppia rispetto alla media", e "i medici sono nati in prevalenza fra aprile e giugno".
L'autorità di chi ha realizzato questi studi, tutti docenti di importanti Università (e che possiamo immaginare ben lontani da un approccio irrazionale) e la presunta "obiettività" dell'analisi statistica sui dati raccolti sembrerebbero fornire più di una convalida a quanto gli astrologi hanno da sempre sostenuto: il segno zodiacale della nascita influenza in modo decisivo la nostra esistenza.
Secondo gli scarni resoconti dei media, negli articoli in questione si parlerebbe di "curiosi trend stagionali nelle attitudini fisiche e mentali degli esseri umani", lasciando intendere che questi andamenti sarebbero paralleli o coincidenti con quelli astrologici.
Il riferimento da cui parte la notizia giornalistica è un articolo pubblicato recentemente dalla rivista "New Scientist" (3) . In esso vengono riportati per sommi capi i risultati di molti studi, condotti in un ampio lasso di tempo in vari paesi, che confermerebbero la particolare distribuzione di alcune caratteristiche fisiche e psichiche in relazione al periodo della nascita.
Ad esempio, una importante correlazione fra periodo di nascita e successo nello sport fu notata da Ad Dudink, professore di Psicologia della Università di Amsterdam. In alcuni suoi lavori ed in particolare in una lettera alla rivista "Nature" (4) egli aveva affermato di avere trovato una significativa relazione fra data di nascita e successo nella pratica del calcio e del tennis, ed in particolare: metà di 60 tennisti di età fra 12 e 16 anni ai primi posti nelle classifiche giovanili olandesi erano nati nei primi tre mesi dell'anno; circa un terzo fra 621 calciatori del campionato professionistico olandese erano nati fra agosto ed ottobre; più di un terzo fra 2777 calciatori militanti nelle prime quattro divisioni inglesi durante il campionato 1991-1992 erano nati fra settembre e novembre. Nel caso dei calciatori, in entrambi gli studi, l'andamento delle nascite nel corso dell'anno era praticamente sovrapponibile fra i due paesi, con un decremento progressivo dai valori di agosto-ottobre fino a quelli di maggio-luglio.
In un altro studio Michael Holmes, psicologo di Edimburgo (5) aveva rilevato come fra 47 eminenti scienziati del passato la maggior parte di quelli etichettati come "evoluzionisti" o "relativisti" erano nati in autunno-inverno mentre quelli giudicati "antievoluzionisti" ed "antirelativisti" erano nati in primavera-estate.
Considerata la notevole rilevanza che potrebbero avere simili dati nel "convalidare" le opinioni degli "astrologi", appare abbastanza strana l'attenzione data dalla stampa a questi articoli solo a distanza di molti anni dalla loro pubblicazione. Infatti il resoconto degli studi di Ad Dudink era già stato reso di pubblico dominio sul giornale inglese "The Guardian" nel 1994 (6) e nello stesso periodo ripreso dalla rivista elettronica "Chance" (7).
Probabilmente, a questi articoli non era seguito alcun particolare dibattito circa le eventuali implicazioni "astrologiche", ed essi sono stati curiosamente ripescati solo di recente divulgandone acriticamente e maliziosamente solo alcune parti. Giacchè, infatti, la lettura diretta degli originali permette di giungere a conclusioni assai diverse da quanto riportato dalla stampa.
La vera conclusione che Ad Dudink traeva dai suoi studi era infatti che gli atleti che hanno maggiore successo sono quelli nati in corrispondenza del periodo in cui inizia la stagione agonistica per il loro particolare sport. Questo si spiegherebbe col fatto che il reclutamento degli atleti solitamente avviene fin dall'infanzia raggruppandoli per classi di età; per cui, i ragazzi che all'inizio della stagione agonistica e quindi nel momento di più intenso avviamento allo sport occupano le prime posizioni in ordine di età (all'interno di quella particolare classe) hanno sin dall'inizio maggiori possibilità di emergere, soprattutto per la maggiore prestanza e destrezza fisica, e tale gap tende a mantenersi nel tempo, operando come importante fattore di selezione. Oltre a ciò, la differenza di età opererebbe, secondo Ad Dudink, una selezione anche in conseguenza della diversa maturazione psicologica. A riprova delle sue affermazioni l'autore cita uno studio effettuato nel 1983-84 in Canada (8) in cui si era dimostrato che i giocatori di Hockey arrivati più frequentemente al successo erano quelli nati nel periodo gennaio-giugno, vale a dire ancora quello stesso periodo in cui inizia la stagione agonistica per questo sport. Concludendo la sua esposizione, Ad Dudink proponeva di modificare il sistema educativo in modo da eliminare questa disparità di trattamento che a suo parere causa, nella scuola e negli sport, una selezione "innaturale" basata solo su di un criterio anagrafico.
A conferma dei lavori di Ad Dudink, due psicologi di Aberdeen, A. Baxter-Jones e P. Helmes (9) pubblicavano uno studio su 453 atleti di vari sport (ginnastica, nuoto, tennis e calcio) fra i quali avevano riscontrato dati analoghi: gli atleti di maggiore successo erano quelli nati durante i mesi coincidenti con l'inizio della stagione agonistica per il loro sport (i primi mesi dell'anno per i tennisti ed i nuotatori e gli ultimi per i calciatori). Secondo questi ricercatori la causa di questa particolare distribuzione anagrafica degli atleti di talento sarebbe legata alla selezione operata dagli allenatori che istintivamente tendono a privilegiare all'interno di ogni classe di età i propri atleti in base più all'aspetto fisico che al talento effettivo, ed a parità di talento quindi privilegiano l'atleta cronologicamente maggiore d'età. Secondo questi autori, dunque, negli sport in cui da bambini e da ragazzi il vantaggio recato da un maggiore sviluppo fisico è determinante ai fin del successo, i ragazzi più grandi sono, all'interno di ogni raggruppamento di età, nettamente avvantaggiati e questo per il semplice motivo, al di la dei meriti sportivi, di essere nati nei mesi corrispondenti all'inizio dell'anno agonistico per il proprio sport; molti altri ragazzi, egualmente dotati, avrebbero invece difficoltà ad emergere, semplicemente perché "nati troppo tardi" rispetto ai compagni di squadra.
Dal punto di vista strettamente statistico, il lavoro di Ad Dudink non potrebbe comunque essere utilizzato per dimostrazioni "astrologiche" almeno per due ragioni. La prima è che i raggruppamenti scelti per rappresentare i valori della casistica sono solo quattro per anno, e dunque ognuno di essi comprende atleti nati sotto l'equivalente temporale di ben quattro segni zodiacali: ciò evidentemente, dal punto di vista astrologico, non può essere senza conseguenze, giacche le caratteristiche comunemente associate ad ogni segno zodiacale sono generalmente considerate come qualità discontinue e variamente distribuite fra i segni. Una seconda ragione è che lo studioso olandese non ha manifestato alcuna attenzione o interesse riguardo alla effettiva posizione delle nascite all'interno delle ripartizioni dello zodiaco (ed in tale caso le nascite avrebbero dovuto essere ovviamente raggruppate per mese zodiacale anziché per trimestre solare).
Inoltre, in questo, ma soprattutto in altri lavori cui accenna "New Scientist", va sottolineata l'esiguità numerica dei campioni in esame.
Se fosse vero l'assunto astrologico, bisognerebbe ammettere, in base a questi risultati, non che un particolare segno astrologico favorisce la pratica sportiva, ma che ogni segno astrologico favorisce uno sport particolare: cosa che appare manifestamente assurda nel caso di sport di squadra e d'azione, e dunque non così dissimili fra di loro, come il calcio e l'hockey.
Per quanto riguarda invece lo studio di Holmes, l'autore ritiene che la spiegazione sia "immediatamente evidente": la stagione in cui si effettuano le prime determinanti esperienze della vita è differente per ognuno di noi e questo condiziona, a causa dei diversi stimoli ambientali, gran parte delle caratteristiche psicologiche del bambino, le quali si sviluppano in "critici e sensibili periodi di sviluppo". Infatti, in stretta correlazione e dipendenza da fattori ambientali "stagionali", il bambino nei suoi primi mesi di vita può essere più o meno libero di fare esperienze, e queste esperienze possono essere più o meno ricche, in rapporto con le modificazioni stagionali dell'ambiente in cui vive; e vale la pena di citare altri fondamentali fattori operanti durante lo sviluppo embrionale e fetale, ad esempio le fluttuazioni dell'equilibrio ormonale e le variazioni nella dieta delle gestanti con le conseguenti importanti modifiche dell'ambiente interno in cui si sviluppa il nuovo essere (proprio per questo motivo, la consapevolezza di significativi effetti dello stile di vita della madre sulle caratteristiche fisiche e psichiche del bambino è divenuta un cardine della medicina moderna). Effetti rilevanti, secondo punti di vista un poco meno ortodossi, potrebbero infine esservi anche in relazione ad abitudini sociali come il tempo passato dalla madre ad esempio in attività ludiche o il suo atteggiamento affettivo. In conclusione, solo per l'azione combinata di tutti questi fattori biologici, fisici ed ambientali, piuttosto che per inverosimili debolissime influenze astrali, si potrebbe, per eccesso di unilateralità, giungere a pensare che ogni bambino può in qualche modo essere "programmato" già alla sua nascita (10).
Fin qui le principali ricerche. Poiché, come abbiamo visto, la lettura dei lavori originali ci ha prospettato uno scenario in cui, secondo i vari autori, fattori socio-ambientali ed educazionali oltre a meccanismi in qualche modo involontari di selezione condizionerebbero il futuro inserimento del bambino nel mondo dello sport, mentre non emerge nessuna affermazione o sia pure lontana allusione ad altre ipotesi (quale appunto l'interpretazione in chiave astrologica) viene a questo punto spontaneo chiedersi come si sia giunti a quanto pubblicato dai giornali.
Se leggiamo attentamente l'articolo su "New Scientist" che è quello chiave, perché ad esso hanno poi fatto eco agenzie di stampa e giornali, ci rendiamo facilmente conto che l'autore, Jens Thomas, appare, sin dall'inizio della sua esposizione, tutt'altro che convinto dell'influenza astrale, e, ad ulteriore riprova di ciò, concluderà ringraziando la sua buona stella per il fatto di "non credere nell'astrologia". L'articolista, dopo avere ricordato l'importanza data, fin dai tempi più antichi, da molti uomini, anche importanti, all'astrologia, sottolinea come l'uomo moderno si vada oggi contrapponendo alle convinzioni degli astrologi anche con l'arma della statistica. Ed a riprova di questo elenca un certo numero di studi, fra cui quelli riferiti in precedenza, che hanno a più riprese evidenziato strane concordanze fra stagioni e caratteristiche sia fisiche che psichiche. La prima preoccupazione critica di Thomas è stata quella di escludere un possibile effetto legato all'andamento delle nascite e delle morti nei vari mesi dell'anno. Superata questa possibile riserva metodologica, egli non sembra comunque favorevolmente impressionato dalle conclusioni di Ad Dudink e si orienta piuttosto verso l'ipotesi di una preponderante azione dei ritmi stagionali tramite i loro effetti sulla salute e sulle malattie, spostando dunque l'analisi dal campo della sociologia a quello della epidemiologia. A conforto della sua ipotesi cita un certo numero di studi che avevano già da decenni evidenziato una qualche possibile relazione fra stagioni e disturbi affettivi, ed in particolare fra epoca dello sviluppo fetale e fattori patogeni ad andamento stagionale. Per ultimo, nonostante la accettabilità delle precedenti spiegazioni, pone comunque una precisa riserva su tutta la materia ricordando come presunte variazioni stagionali di un parametro possano essere solo apparenti e dipendere invece da altri fattori, ad esempio una impropria suddivisione dei sottogruppi del campione analizzato, che rende talora possibile manipolare arbitrariamente qualunque tipo di dati, generando false conclusioni.
Un analogo esplicito invito a non lasciarsi tentare da conclusioni affrettate ed improprie viene da un altro articolo, di commento a quello di "New Scientist". L'autore, Patricio Abusleme (11), dopo avere sottolineato la presenza nei lavori citati da "New Scientist" di "semplici correlazioni statistiche fra fenomeni separati", invita chiaramente a non confondere tutto ciò con qualunque ipotesi di influenze astrologiche e soprattutto, anche lui, a non farsi ingannare da dati statistici che chiunque può manipolare come più gli è utile.
Conclusivamente, non ci si può esimere dal rimarcare come, in questo caso, sia del tutto mancato da parte dei media un approccio corretto all'informazione; in particolare, l'uso strumentale di citazioni, isolate dal loro contesto originale, ha stravolto il possibile significato di ricerche, forse anche discutibili dal punto di vista metodologico, ma certo non tali da giustificare conclusioni filo-astrologiche. In modo particolare, oltre alla mancanza di precise citazioni bibliografiche, sono state omesse le ipotesi interpretative formulate dagli stessi ricercatori (e si trattava di lavori non facilmente individuabili e non accessibili al grande pubblico), diffondendo affermazioni manifestamente prive di qualunque riscontro scientifico.
1. "La Sicilia", Catania, 23 dicembre 1999, pag., 23
2, "La Repubblica delle donne", 4 aprile 2000.
3. "New Scientist", 25 dicembre 1999. ( www.newscientist.com/ns/19991225/likeavirgo.html )
4. Ad Dudink, "Birth date and sporting success", Nature, 368, 592, 14 aprile 1994
5. Holmes M.,: "Revolutionary birthdays". Nature, 373, 468, 1994.
6. Radford T.: "September's children born with football boots on". The Guardian, 13 aprile 1994.
7. Snell J.L.: Chance News, 13/28 aprile 1994. http://www.dartmouth.edu/~chance/chance_news/recent_news/chance_news_3.06.html
8. Barnsley R.H., Thompson A.H.: Can.J.Behav. Sci., 20, 167.176, 1988.
9. Baxter-Jones A., Helms P.: Born to late to win?, Nature, 370, 186, 1994.
10. "Programmed at birth". New scientist, 17 luglio 1999. ( www.newscientist.com/ns/19990717/programmed.html )
11. Abusleme P. "Demuestran vincolo entre fecha de nacimiento y rasgos personales". La tercera, 1999. ( www.tercera.cl/diario/1999/t-27.26.3a.CRO.DEMUESTRAN.html )