Oltre il segreto. Fatima 3 come crisi delle mariofanie

Lo svelamento della terza parte del cosiddetto "Segreto di Fatima" ha messo definitivamente a nudo la inconsistenza di una costruzione che, pur essendo in partenza essenzialmente dottrinale, è stata poi proposta come pseudoverità storica a supporto di una interpretazione in chiave cristiano-centrica degli accadimenti di questo secolo.
La enfasi mediatica planetaria concessa all'ultimo atto di una vicenda dai connotati assolutamente localistici (appropriati alla realtà sociale di un piccolo paese rurale portoghse, in un periodo di inquietudini politiche e sociali) ha impietosamente ingigantito la debolezza del "sistema Fatima", costruito ed alaborato in oltre ottanta anni.
Molti sono i  rilievi emersi sia prima che subito dopo l'annuncio. La stessa dichiarazione che il messaggio sarebbe stato finalmente dissecretato, ma solo dopo la stesura di un indispensabile "commento", ne preannunciava già la intrinseca debolezza  e tradiva la intenzione dell'autorità vaticana di conferirgli un più ampio significato, storico e teologico.
Che i commenti precedano i fatti è già per sè una pratica antistorica ed irrazionale, ma commentare con ragionamenti così complessi ed articolati un messaggio semplice e perfino ingenuo, esposto (secondo la tradizione cattolica) ad una pastorella analfabeta di 10 anni, cresciuta in un paese profondamente arretrato, è sfidare ogni comune buon senso. Ciò spiega la profonda delusione, anche all'interno del mondo cattolico, ed un certo rapido calo di interesse per l'evento, curiosamente incrociatosi con la celebrazione dei fasti di una scienza  sempre più vicina ad una comprensione realistica dei misteri della vita.
La maggior parte dei commenti dei primi giorni, sia dei credenti che dei non credenti, si è soffermata sul tema della identificazione di Papa Giovanni Paolo II con il "vescovo vestito di bianco" che cade ucciso. Da parte cattolica si è voluto riconoscere in questa immagine una coerenza storica e dottrinaria con le altre due parti del presunto messaggio della Madonna, pubblicizzate a partire dagli anni quaranta, e con la dottrina stessa della Chiesa. Ma tale interpretazione appare palesemente in contrasto proprio con le argomentazioni avanzate prima della pubblicazione del terzo segreto e con la documentazione disponibile all'indagine  storica.
Nei prossimi anni probabilmente assisteremo ad una rilettura, da parte cattolica, di tutta la vicenda di Fatima e del suo collegato. Se di rivelazione divina si è trattato, e se quanto messo per iscritto in più occasioni da Suor Lucia fosse realmente una cronaca di eventi soprannaturali ed i testi quelli precisi delle comunicazioni divine (per loro natura non passibili di falsificabilità come le cognizioni umane) ogni tassello del puzzle centellinatoci in quasi mezzo secolo dovrebbe trovare la sua precisa collocazione, in piena coerenza sia storica che dottrinale.
Ma già ad una prima anche superficiale analisi, tutto l'impianto dimostra le sue incongruenze, innanzitutto storiche. Già furono criticati in passato la superficialità dell'interpretazione della finestra temporale della seconda guerra mondiale (iniziata secondo Lucia fin dal 1938 sotto Pio XI) oppure il monotono riferimento alla ideologia comunista come fonte fondamentale di errori, persecuzioni e guerre, ma senza alcuna citazione di tutte le altre talora maggiori barbarie del secolo (e non si capisce assolutamente come la Russia sia colpevole di una guerra mondiale che fu scatenata da ben altra ideologia e della quale essa stessa risultò poi vincitrice, cosa in assoluto contrasto con il senso della "profezia"). Che senso ha parlare di persecuzioni cessate con la fine dell'impero sovietico, laddove questa fine è stata un processo di cambiamento politico piuttosto che una presunta svolta religiosa, processo assai più complesso e che onestamente nessuno può oggi cogliere nell'Est europeo.
Dopo la Fatima 1 dell'invito alla preghiera ed al pentimento e la Fatima 2 tutta racchiusa nella sconcertante divulgazione delle prime due parti della Profezia, ora si dovrà necessariamente parlare di una Fatima 3, assai più difficile da connettere alle due precedenti rispetto a quanto lo fu il raccordo fra di esse.
Mentre la prima Fatima si collegava alle mariofanie ottoentesche, Fatima 2 era centrata sulle profezie e sulla interpretazione della storia nella chiave del disegno divino di pentimento e salvezza dell'umanità. Proprio questa presunzione fu subito attaccata dalla critica razionale, per il suo carattere di post-monizione, che richiede una controprova mai ottenuta né nei fatti ottenibile.
La già nota debolezza dell'impianto rivelatorio risulta adesso ingigantita dalla inconsistenza del nuovo messaggio e della sua pretesa interpretazione. Inconsistenza storica, in quanto non appare assolutamente riferibile a nessun evento (non si capisce perché il Papa venga chiamato vescovo bianco, perché non sia morto, dove siano gli altri morti con lui, perché si parli di soldati e di una città in rovina…); incongruenza espositiva con le altre due parti del messaggio che invece facevano riferimento a fatti immediatamente comprensibili e chiaramente descritti; incongruenza di schema, per una presunta "sovrapposizione simbolica" di fatti che dovrebbero accadere in tempi e luoghi diversi, laddove le precedenti post-monizioni apparivano chiaramente inserite in una personalissima arbitraria cronaca storica; illogicità di tutta la "profezia", che avrebbe dovuto essere notificata per tempo a tutta l'umanità ma viene invece consegnata dalla Madonna ad una sola "veggente" che non fa nulla di più che tenerla per sè, per tutto il tempo che vuole e fino a dopo che gli eventi accadano. Incoerenza con gli stessi altri scritti di Lucia, ad esempio laddove essa dice che il senso della terza parte del messaggio si sarebbe capito solo dopo il 1960 (ma allora il papa doveva essere ucciso in quegli anni o prima ?) e non ci sembra che in quegli anni siano accaduti fatti di rilievo storico così particolare rispetto a tanti altri accaduti prima e dopo.
Del tutto incomprensibili appaiono poi le giustificazioni prospettate sulle motivazioni per cui il segreto è stato così a lungo celato, da quelle politiche (che cozzano visibilmente con le argomentazioni anticomuniste dei primi due segreti: come se la Chiesa avesse del comunismo una idea diversa da quello che palesava la Madonna) a quelle sociologiche (il turbamento e le apprensioni che sarebbero state provocate da una pubblica rivelazione, quando chiaramente ben maggiori sono stati i danni derivanti dalla diffusione di false versioni del "terzo segreto di Fatima"), a quelle dottrinarie (la difficoltà degli uomini del XX secolo di comprendere ciò che stranamente era stato invece immediatamente chiaro ad una piccola pastorella).
Se è possibile fare una previsione su come procederà l'inevitabile dibattito sulla "nuova" Fatima, su quali posizioni si attesterano ora i sostenitori delle opposte ragioni della fede e dello scetticismo, non ci dobbiamo invece certo aspettare che la Chiesa istituzionale riconosca il suo passo falso.
Assisteremo dunque ad una riedizione dell'evento Fatima e delle mariofanie in genere, con una conseguente nuova ondata di riveduta saggistica agiografica, mentre al di fuori del mondo cattolico riprenderà l'opera di analisi e demolizione del mito.
Non c'è dubbio che Fatima entrerà così nella storia, per i suoi oltre ottant'anni di imposture, anche se la vera storia e l'evoluzione del pensiero umano non sono mai passati da Fatima.

Francesco D’Alpa

Pubblicato su: "L'Ateo" n. 16 (4/2000)