Leo Zen
L’invenzione del cristianesimo.
Clinamen, Firenze, 2003
Euro 14.90
ISBN 88-8410-048-8

Celato (ma era necessario?) dietro uno pseudonimo, l’autore di questo denso saggio raccorda magistralmente risultanze più o meno note degli studi critici sulla genesi del cristianesimo, con acute osservazioni personali, sottolineando l’insopprimibile iato fra il poco noto Gesù storico e l’immaginario Gesù teologico, inventato ‘genialmente’ da Paolo di Tarso: il persecutore convertito, che seppe abilmente fondere alcuni elementi della predicazione originaria di un agitatore politico (uno dei tanti che nella Palestina del primo secolo tentarono di opporsi alla dominazione romana) con le tematiche a lui più familiari delle religioni ellenistiche.
In assoluta antitesi con il ritratto mite del figlio di Dio venuto sulla terra per condurre l’uomo al traguardo ultraterreno, l’uomo Gesù non può essere immaginato se non come il capo di una banda armata, propostosi come artefice del riscatto israelita prefigurato in alcune profezie veterotestamentarie; ma che fu avversato e sconfitto in prima istanza dagli stessi Giudei, che egli tentava di redimere dal giogo imperiale, e che invece videro in lui un pericoloso catalizzatore della repressione governativa.
Morto il predicatore e falliti i suoi propositi immediati, i suoi seguaci ne cominciarono a tessere il mito, soprattutto perché suggestionati dalla asserita resurrezione. Ma nulla ne sarebbe esitato, se non fossero nel frattempo intervenute altre istanze; la speranza di una rivalsa sociale si convertì presto, infatti, in un anelito compensatorio di sopravvivenza personale. Ed in questo Paolo fu vero maestro: inventandosi tutti quegli elementi che sarebbero poi confluiti nelle scritture neotestamentarie; imponendo con le Lettere la sua personale visione metafisica; suggerendo o commissionando i Vangeli sinottici, in particolare quello di Luca.
Ma l’opera di revisione di Paolo (e successivamente quella dei padri della chiesa) non sarebbe riuscita a cancellare del tutto i tratti rivelatori di una storia reale che non coincide con quella raccontata per secoli dai predicatori. Così, le discordanze fra i diversi documenti del Nuovo Testamento (in particolare fra il Vangelo di Giovanni, gli Apocrifi, ed i testi rinvenuti a Qumran da un lato; i Sinottici ed il corpus paolino dall’altra) consentono ancora una ricostruzione storica alternativa.
Particolarmente ardita, ma convincente, appare l’ipotesi che della vera ‘famiglia’ di Gesù facessero parte non solo Maddalena ma anche due personaggi (forse coincidenti) descritti nel solo Vangelo di Giovanni, ovvero Lazzaro ed il ‘discepolo che Gesù amava’. Essa, da sola, stravolgerebbe il ritratto teologico dell’Uomo-Dio.
L’anonimo Leo Zen ha il grande merito non solo di dire molto, ma di saperlo fare bene; con maggiore efficacia argomentativa di opere di grande successo. Il suo è un testo pregevole, accurato, ordinato nell’esposizione, sempre ben comprensibile, che certamente merita un’ampia diffusione.

Francesco D’Alpa

Pubblicato su: "L'Ateo" n. 59 (5/2008)