Marco Corvaglia
Medjugorie. E’ tutto falso
Anteprima, Torino 2007
Pag. 288, Euro 19.00
ISBN 978-88-88857-17-6

La pletora di ‘messaggi’ (decine di migliaia) in altrettante presunte apparizioni della immaginifica madonna di Medjugorje, costituiscono uno sterile mantra (risposte stereotipe banali a domande altrettanto banali) del quale è difficile prevedere l’esaurimento, vista l’età dei numerosi ‘veggenti’ e i forti interessi turistico-commerciali che gravitano oramai sulla cittadina; nient’altro che coccole per credenti e materia per sfornare libri a ripetizione. Nulla che interessi i non credenti più di quanto sembri ufficialmente interessare alla chiesa di Roma; che mantiene una interessata sospensione di giudizio, pur sapendo che l’inconsistente verità è assolutamente a portata di mano (a Fatima, ad esempio, non si attese la fine del ciclo apparizionario per giudicarlo).
Meglio concentrarsi sui fenomeni reclamati a Medjugorje, sulle biografie dei protagonisti. E’ questo l’approccio di Marco Corvaglia (una delle poche ‘voci libere’ in uno spazio dominato dall’agiografia interessata, compiaciuta o benevola) che anziché impantanarsi in fumose discussioni sulla teologia delle ‘comunicazioni celesti’ (come sostanzialmente fanno i supporter di Fatima, quali R. Laurentin, Padre Livio e A. Socci) si concentra sulla dimostrabilissima fallibilità e falsità tutta umana dei veggenti: non mediatori di un qualche soprannaturale, ma prima creatori dell’apparizione e poi docile strumento di un clero venale e politicizzato. La sua lettura è senza preconcetti, limpida, ben contestualizzata, giustamente scettica, attenta alla sostanza più che alle infioriture devozionali.
Una storia ‘apparizionaria’ ridotta all’osso, dunque, della quale non varrebbe neanche la pena di discutere, se non per il fastidio del suo continuo rimbalzo sui media, dove fa certamente ‘audience’.
Una storia fin dal suo inizio ‘mediatica’ con apparizioni a comando e su appuntamento, con un centro apparizionario principale, molte depandances e svariate filiali: là dove suggerisce il marketing.
Il piatto forte del libro è comunque il finale, con la sua impietosa analisi dei cosiddetti ‘esami scientifici’ sui veggenti. La lettura dei pochi e lacunosi verbali non fornisce infatti alcun dato probante su eventuali anomalie neurofisiologiche dimostrative di qualcosa di diverso dall’ordinario; e quanti hanno invece sostenuto ciò hanno sicuramente peccato di scarso senso critico, se non di peggio.
La conclusione di Corvaglia è felicemente sintetica: Medjugorje non è altro che “apoteosi dell’inganno, dell’ipocrisia, della doppiezza e monumento alla credulità, all’illusione, alla lucida follia umana”  (approfondimenti su http://marcocorvaglia.blog.lastampa.it/mcor/home-page.html).

Francesco D’Alpa

Pubblicato su: "L'Ateo" n. 64 (4/2009)