Non muove faglia che Dio non voglia?

«El hombre, no Dios, tiene la culpa».[1] La colpa è dei palazzi costruiti con la sabbia mescolata al cemento; come nella tragedia della casa dello studente a L’Aquila. La guida domenicana che accompagna i giornalisti accorsi ad Haiti non ha dubbi. Ringrazierebbe invece il suo Dio, dopo un favore inatteso. Debolezza umana, certo; anche giustificata dall’emergenza. Ma il clero che ne pensa? e la gente comune?

Le risposte di fede
Nel suo discorso dell’11 gennaio 2010 ai membri del Corpo Diplomatico accreditato presso la “Santa Sede”, Benedetto XVI esordisce ricordando, come già nella “Prefazio II del Natale” 2009 «la buona novella della salvezza dell’uomo e del rinnovamento dell’intero universo» dacchè «il Verbo invisibile […] cominciò ad esistere nel tempo, per assumere in sé tutto il creato e sollevarlo dalla sua caduta»; un messaggio soprattutto politico, che se da un lato accenna alle «catastrofi naturali», sostanzialmente esalta e difende la «struttura voluta dal Creatore» per ogni cosa, che l’uomo, custode del creato, deve salvaguardare «attraverso la solidarietà internazionale [ma che] ha bisogno anche della concordia e della stabilità degli Stati».
Su “Avvenire” del 12 gennaio, l’editorialista Carlo Cardia parla di «equilibrio che Dio ha voluto costruire e far conoscere agli uomini» e sintetizza il discorso papale in questi termini: «custodire il creato è la missione che Dio ha affidato all’uomo consegnandogli una natura ricca di armonia»[2], utilizzando quindi un termine della catechesi tradizionale, che il papa (quasi ‘convertito’ ad un ecologismo laico) non aveva affatto adoperato. D’altra parte, anche nel suo “Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace” di inizio anno, Benedetto XVI aveva «invitato tutti gli uomini di buona volontà, ai quali gli angeli hanno promesso giustamente la pace, a custodire il creato».
Ma già il 14 gennaio, un altro editorialista dello stesso giornale deve fare i conti con i ‘perché’ suscitati dalla immane tragedia di Haiti, che «lascia senza fiato. Gigantesca». Che ne è dell’armonia della natura? «La natura non è Dio. In natura esistono anche i disastri. Come gli spettacoli e gli incanti. Ma la natura non è Dio. Non preghiamo la natura, che ha pregi e difetti, come ogni creatura».[3]
Come sempre, di fronte all’immensità del male, i cristiani glissano sui balbettii teologici e si rifugiano nella pura ‘fede’, nell’abbandono al ‘volere di Dio’. L’arcivescovo filippino Bernardito Auza, nunzio apostolico in Haiti, dopo avere narrato l’immane disastro (crollo della cattedrale e di tutte le chiese; morte dell’arcivescovo di Haiti; crollo dell’Istituto di studi per i religiosi, che ha seppellito gli studenti che partecipavano ad una conferenza) si rallegra per essersi relativamente preservata la sede della Nunziatura, dove «anche se molte cose sono state danneggiate, compreso il tabernacolo […] nessuno è ferito […] tutti siamo scioccati! […] Ma siamo tutti salvi, grazie a Dio».[4]
Ecco il vecchio ritornello: ci si salva per l’imperscrutabile volere di Dio. Non sarebbe meglio definirlo ’caso’? No! Anche per l’arcivescovo metropolita abruzzese Giuseppe Molinari, che ha vissuto a L’Aquila (sia pure in scala minore) la tragedia del terremoto, la fede in questi casi è l’unico porto sicuro. Non a caso egli si presenta come «il pastore di una comunità che tenta di rialzarsi con l’aiuto di una profonda fede che, pur avendo nei primi momenti vacillato, ora è la roccia su cui ricostruire la città contro qualsiasi sisma».[5]
Così, «accade qualcosa, nella tragedia, qualcosa di antico e qualcosa di nuovo e strano»; superando inconsapevolmente il dilemma fra il «maledire Dio o pregarlo […] accade l’azione di chi magari non si sofferma sul senso che può avere una simile sventura, sul suo significato profondo […] si lanciano verso l’eroica resistenza all’inferno, nel sogno di una ricostruzione impossibile (la vita umana non si restituisce in terra), ma che adombra la fede in qualcosa che superi la tragedia stessa».[6]
Dietro il mito cristiano sembra di scorgere piuttosto l’ombra di Prometeo.

Le risposte di senso comune
Il popolo di Internet fa da cassa di risonanza degli umori generali; ed il dibattito su “Yahoo Answers” si sviluppa fra il serio ed il faceto: «perchè Dio ultimamente sta punendo l'umanità così tanto […] che cosa abbiamo fatto noi italiani e i poveri haitiani per meritare l'ira di Dio?» Ma è ovvio, «non dite che le tragedie non sono opera di Dio, egli le ha sempre utilizzate per sottolineare la cattiva condotta di noi fedeli. Se non credete che Dio ha fatto questo, allora non dovete credere nemmeno a quello che ha fatto a Sodoma, Gomorra e nel Diluvio universale. E non parlatemi di giustificazioni che dà la scienza, sapete che religione e scienza sono due universi separati»; «Dio punisce con le tragedie, lo ha già fatto infinite volte, a Sodoma e Gomorra, con il diluvio universale, con Berlusconi etc...».
Domanda ingenua: «non capisco perchè Dio dovrebbe essere sempre incazzato con gli uomini che abitano vicino alle faglie sismiche»;  risposta secca «neanche io; è un pò come babbo natale che non porta mai regali ai bambini poveri. Che siano stati sempre tutti cattivi?»
Un cattolico si ribella. Perchè Dio ultimamente sta punendo l'umanità così tanto?: «è una domanda idiota che i solerti censori dovrebbero bannare subito! Per fortuna al pomeriggio durante l'udienza del mercoledì ci penserà il Vicario di Dio in Terra per spiegarci che Dio ci ama e quelle sono prove per verificare la nostra fede!». Peccato; Benedetto XVI non ha affatto spiegato!
Altri credenti trovano argomenti più convincenti: «i terremoti non sono provocati da Dio. Dio "non prova nessuno con i mali" nemmeno con i terremoti. Purtroppo i terremoti avvengono inaspettati non "guardando in faccia" a nessuno, causando la morte sia dei buoni che dei cattivi. La differenza dei giudizi di Dio dai terremoti sta proprio qui: Dio avvertì sempre in anticipo prima di portare un giudizio, con la possibilità di salvarsi se ci si ritraeva da una condotta sbagliata; cosa che non fecero nè gli abitanti di Sodoma e Gomorra, che continuarono nella loro condotta peccaminosa, e nemmeno coloro che vissero al tempo del diluvio; anzi risero e beffeggiarono Noè, in quanto non credettero alla sua predicazione di un diluvio universale. Pertanto, subirono le conseguenze della loro scelta di condotta». Bravo! Ma qualcuno aveva avvertito gli haitiani? e comunque, erano tutti peccatori?
Qualcun altro prova a mettere ordine: « Non so chi te lo abbia insegnato...ma Dio non punisce tramite queste tragedie...te l'avrà detto qualche prete come al solito...». Già, i preti; che in questi giorni sembrano avere cambiato tono; magari per non esasperare gli animi.
In verità non lo dicono i preti; lo affermano le ineludibili “Sacre Scritture”, incontestabile parola di Dio: «"Io formo la luce e creo le tenebre, faccio la prosperità e produco la sciagura; sono io, il Signore, che faccio tutto questo”» (Isaia 45:7). Ed allora: «come mai quando si tratta di cose positive se ne dà il merito a Dio, quando si tratta di cose negative allora la colpa è della crosta terrestre?».
C’è anche chi da credente argomenta, provocatoriamente, «un altro segno della Misericordia di Dio è che avrebbe potuto distruggerci tutti, ma non l'ha mai fatto. Egli non si scandalizza dei nostri gravi peccati per quanto grandi possano essere». Ma ecco una replica sensata: «domani un pazzo ti fa saltare la casa, uccide i tuoi cari, e ti lascia con gravi danni fisici... poi voglio vedere se avresti la faccia di venire qua a dire quanto è bello buono e bravo Gesù...».
Certo, a discuterne così non se ne esce. Sono discorsi fuor di logica. Molto meglio questa riflessione, che chiude il campo ad ogni teodicea: «Ipocriti, Dio soffre con le sofferenze (si ma degli altri) mica le vostre... Gente come te che fa simili affermazioni mi fa venire il voltastomaco; siete disgustosi. Fino a prova contraria, secondo voi, quello onnipotente è Dio ... quindi cari i miei ipocriti... ditelo chiaramente... e usate la logica... se è successo Dio lo voleva... o quanto meno non gliene poteva fregare di meno! Che bello non dovermi arrampicare sugli specchi per dover difendere certe immonde contraddizioni! Grazie a Dio sono Ateo».

Francesco D’Alpa

Pubblicato su: "L'Ateo" n. 68 (2/2010)

[1] Campo Marcello: Miseria, dolore e rabbia sulla strada per l’inferno. La Sicilia, 16 gennaio 2010, p. 5
[2] Cardia Carlo: Non si può amare a metà l’opera del padre. Avvenire 12 gennaio 2010, p. 1
[3] Rondoni Davide: E noi apriamo le nostre palme vuote. Avvenire, 14 gennaio 2010, p. 1
[4] Cardinale Gianni: Il nunzio da Port-au-Prince: strazio e urla sotto le macerie. Avvenire, 14 gennaio 2010, p. 3
[5] Guerrieri Alessia: L’Aquila ferita è pronta ad aiutare. Avvenire, 14 gennaio 2010, p. 4
[6] Mussapi Roberto: Per spegnere l’inferno. Avvenire, 15 gennaio 2010, p. 1