KENNETH L. VOODWARD: La fabbrica dei santi. La politica delle canonizzazioni nella chiesa cattolica. ISBN 88-17-84113-7. Rizzoli, Milano, 1991. Pag. 494, Lire 36.000

Se il miracolo è un costrutto sociale più che un argomento scientifico, la santità, un tempo proclamata per acclamazione ed anticamente comprovata dal martirio, è oggi burocratizzata; e mira al consenso di fedeli particolarmente sensibili al fascino delle persone più che guidati dall’amor di dio. Sempre più, si proclamano santi uomini di ogni genere (anche se prevalgono i religiosi) ad uso della geopolitica vaticana, per sottolineare la penetrazione cattolica in nuovi contesti sociali o nazionali, marcandone le peculiarità locali. La santificazione (o anche la beatificazione) è dunque divenuta pratica propagandistica più che manifestazione della religiosità. E non a caso Giovanni Paolo II, papa mediatico, giramondo e cosmopolita, è stato leader in questa fondamentale attività della chiesa, avendo proclamato nel corso del suo pontificato più del doppio di santi rispetto a tutti i suoi predecessori; e non perché siano aumentate in maniera così rilevante le persone degne di tale titolo, ma perché sono cresciute le urgenze della evangelizzazione, che richiede modelli e feticci. Per questo può ben parlarsi di fabbrica dei santi; che, richiedendo il prerequisito di almeno un miracolo legato al candidato di turno, genera a sua volta una fabbrica di miracoli. Questi ultimi per essere approvati debbono passare all’esame, in tutta segretezza, prima di una commissione scientifica formata da credenti abbastanza disponibili a produrre lacunose o quanto meno generose consulenze scientifiche (le sole sulle quali avrebbero titolo di intervenire i non credenti, e che per questo non sono facilmente accessibili al pubblico), e poi a quello ancora più arbitrario (ma di interesse solo interno alla comunità dei credenti) di una composta da soli ecclesiastici, che hanno il compito di comprovare le cosiddette virtù eroiche del neo santo. Quanto tutto ciò provochi diffidenza e sconcerto è felicemente discusso ed ampiamente documentato nel fondamentale saggio di Woodward; che, per quanto credente, guarda con obiettività e disincanto al mutamento di prospettiva: dal fascino del santo ‘popolare’ all’utilità del santo ‘da viaggio’.

Francesco D’Alpa

Pubblicato su: "L'Ateo" n. 70 (4/2010)