Antonioli M. (a cura di), Contro la Chiesa. I moti pro Ferrer del 1909 in Italia.
ISBN 978-88-89413-41-8
Quaderni RSA. BFS Edizioni, Pisa, 2009.
Pag. 288, Euro 20

Il risorgimento, che oltre ad unificare l’Italia aveva abbattuto il secolare potere temporale dei papi, non riuscì in quella parte del suo progetto che riuniva le istanze più strettamente anticonfessionali ed anticlericali. Ma il tentativo proseguì a lungo ed in buona parte si concretizzò in quel vasto e propositivo movimento autodefinitosi “libero pensiero”, assai vitale fra tardo Ottocento e primo Novecento. L’ambizione dichiarata era quella di liberare la società dalla gabbia del pensiero e dell’indottrinamento religioso, anche in quanto alleato sempre e ovunque del potere.
Un elemento importante di questa lotta fu la richiesta di espellere la dottrina cristiana dall’insegnamento scolastico, come nel caso italiano della mozione Bissolati [vedi: L’Ateo 1/2007]. Ma un esperimento assolutamente radicale fu quello promosso in patria dall’anarchico spagnolo Francisco Ferrer, fondatore di una scuola fortemente laica nell’ispirazione e nei contenuti, ed innovativa nel metodo.
La storia purtroppo si accanì contro il progetto di Ferrer, accusato (ma poi assolto) una prima volta nel 1906 come correo nell’attentato al re Alfonso XIII, quindi condannato a morte nel 1909 quale presunto ispiratore e regista dei sanguinosi tumulti della cosiddetta “settimana tragica”, scoppiati come protesta popolare contro una nuova campagna colonialista del governo. L’arresto di Ferrer prima, e la sua fucilazione dopo, furono seguiti da moti di protesta in tutta Europa, ed in molte città italiane. Ovunque, la protesta umanitaria si fuse con istanze socialiste ed anarchiche, ma in modo particolare con il più duro anticlericalismo. Giacché non solo era partita proprio dai gesuiti spagnoli l’accusa più decisa contro Ferrer, ma la stessa Chiesa romana anziché tener conto dell’indignazione universale per una  assurda e criminale condanna, piuttosto rincarava la dose, facendo di Ferrer quasi il capo espiatorio dell’odiato libero pensiero; tanto quanto, dalla parte opposta, nel martire libertario spagnolo si vedeva un nuovo Giordano Bruno, risoluto ad opporsi all’oscurantismo clericale ed ai suoi alleati politici.
Il quaderno “Contro la chiesa” vuole lucidamente ricordare (e lo fa in serena prospettiva storico-documentaristica più che non livore), ciò che fu e cosa rappresentò nella storia del pensiero e delle coscienze europee (ma in particolare italiane) il caso Ferrer; per tenere vivo un momento importante della nostra storia, certamente ignoto ai più, ma inaspettatamente (almeno in una certa misura) ancora attuale.

Francesco D’Alpa

Pubblicato su: "L'Ateo" n. 73 (1/2011)